ESCLUSIVO – Ecco perché il guardrail salva motociclisti può rappresentare anche un pericolo

ESCLUSIVO – Ecco perché il guardrail salva motociclisti può rappresentare anche un pericolo
Nico Cereghini
  • di Nico Cereghini
Un elemento potenzialmente dannoso per le piccole auto: è questa la ragione addotta dallo staff del Ministero per spiegare i severi limiti imposti dal “Decreto Toninelli” all’istallazione della banda gialla DSM (Dispositivo Salva Motociclisti), quella che ci salva dall’impatto devastante con i paletti di sostegno dei guardrail. Lo rivela Graziella Viviano, la coraggiosa mamma di Elena Aubry.
  • Nico Cereghini
  • di Nico Cereghini
5 luglio 2019

Ci sono sviluppi clamorosi intorno alla questione, vitale per noi, del Decreto Ministeriale “salvamotociclisti” voluto dal ministro Toninelli dopo l’incontro con la mamma di Elena Aubry (che qui venne intervistata).

Forse ricorderete che circa due mesi fa ne parlammo sul sito riportando le diverse reazioni e verificando che non c’è la stessa valutazione. C’era stata grande soddisfazione nel Ministero dei Trasporti, il sottosegretario Dell’Orco si diceva sicuro di aver costruito una svolta storica registrando il famoso decreto alla Corte dei Conti, ma non tutti l’anno valutata come un vero successo.

E’ stato ribadito in un convegno di fine giugno a Milano: per l'associazione MotorLab-idee in movimento, come per Marco Anghileri del Politecnico di Milano, il decreto impone regole che limiteranno molto l’installazione del dispositivo salvamotocisti DSM (la banda gialla che va a coprire i paletti di sostegno) sulle barriere esistenti.

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Servirebbero criteri più snelli come la simulazione, invece della necessità di effettuare nuovi e costosi crash test come è richiesto dal decreto. Per Barbara Vancini, legale di Motorlab, le questioni da rivedere sono tante, e in particolare il problema della definizione dei punti dove si sono registrate vittime e incidenti nel quinquennio, e dove per decreto va installato il DSM (finora soltanto in via sperimentale e in modo volontario da varie amministrazioni in mancanza di una normativa). “I formulari delle forze dell’ordine - precisa Vancini - non prevedono tra le cause di sinistro mortale i guardrail. Se Toninelli e i suoi tecnici si rendessero conto che ci sono limiti in questo decreto, si potrebbe tranquillamente varare un nuovo decreto che emenda e aggiorna quello vecchio”. E naturalmente c’è del vero, in queste argomentazioni, ma è Graziella Viviano, la madre di Elena Aubry che perse la vita cadendo con la moto a Roma più di anno fa, ad andare oltre. Il punto è: perché il decreto dice che il dispositivo salvamotociclisti non è applicabile alla barriere esistenti?

"Premetto che anche a me il decreto non basta - ci ha detto Graziella Viviano - e come tutti quelli che difendono la vita vorrei interventi più radicali e tempestivi sul tema dei guardrail. Ho voluto però andare a fondo della questione, ho voluto capire, e sono andata al Ministero, dove mi hanno spiegato che il Dispositivo Salva Motociclisti non può essere installato senza rispettare i criteri contenuti nel decreto perché potrebbe creare addirittura un pericolo per altri mezzi in circolazione!”.

L’affermazione ci pare poco convincente. Graziella, di fronte ai nostri dubbi, ci ha inviato il messaggio scritto, che proviene dallo staff di Dell’Orco e che riportiamo: "Esiste un concreto rischio di installare il DSM senza rispettare i criteri contenuti nel decreto soprattutto per barriere prive di omologazione o certificazione: in particolare è possibile che un DSM installato senza alcun criterio possa determinare un "effetto trampolino" in caso di fuoriuscita di un veicolo leggero, con conseguente scavalcamento della barriera, e venendo meno quindi il contenimento garantito dalla barriera stessa in caso di impatto.

Le motivazioni di ogni singolo articolo derivano da un approfondito confronto operato dal ministero con esperti del settore. In base alle risultanze tecniche sono state operate le scelte dal punto di vista giuridico che hanno portato alla emanazione del decreto, che non a caso ha superato il vaglio dei Lavori Pubblici, della Commissione Europea e della Corte i Conti”. In sostanza, lo staff del sottosegretario Dell’Orco sostiene che una piccola automobile potrebbe volare fuori strada “a causa” del DSM. E precisa di avere le risultanze tecniche a supporto di questa argomentazione.

Il testo è stato inviato a Graziella Viviano da un membro dello staff di Dell’Orco, un ingegnere che chiede di non essere nominato ma che gode della sua piena fiducia.

Noi avremmo preferito poter contare su un interlocutore ben identificato, la questione ci sembra molto importante, ma non siamo autorizzati a fare nome e cognome. E con ancora maggiore insistenza torneremo a chiedere al sottosegretario Michele Dell’Orco di riceverci per un approfondimento del decreto, come da mesi abbiamo sollecitato alla sua segreteria.

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