Campionato del Mondo Enduro GP d'Italia: abbiamo corso anche noi! Ecco il racconto della gara [VIDEO]

L'Enduro GP d'Italia a Darfo Boario Terme non è stato solo un test per noi stessi ma anche per la Triumph TF 250-E. Pioggia, freddo e sassi viscidi sono stati i protagonisti di questa prova
9 ottobre 2025

Lo abbiamo fatto per davvero: abbiamo corso la tappa del Campionato del Mondo EnduroGP in Italia!
Una bella idea? Sì. Una bella idea che, però, ci ha fatto sudare sette camicie. Ma che soddisfazione!

Non potevamo non portarvi con noi in questa bellissima avventura… ma attenzione: non solo in moto.
Il racconto della nostra gara, infatti, è iniziato già dal giovedì. E qui i meno esperti di enduro potrebbero chiedersi: “Ma come, dal giovedì?”
Adesso vi spieghiamo. Una gara di enduro è molto più che “correre in moto”.

Il giovedì, per esempio (e una discreta parte del venerdì anche, ndr), è una giornata interamente dedicata a camminare.
Camminare? Eh già. Le prove speciali – cioè i tratti cronometrati della gara – si possono vedere solo a piedi.
E bisogna memorizzarle, curva dopo curva. Ogni radice, ogni pietra, ogni traiettoria in salita può fare la differenza tra una prova perfetta e un minuto buttato.

Non è solo uno sforzo “di gambe”, è molto, molto di più, perché mentre si cammina si cerca di memorizzare tutto.
Insomma, va detto: la testa lavora quasi più dei polpacci.

Credit: Roberto Izze Gatti
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Il venerdì è il giorno delle verifiche amministrative e tecniche. (E di qualche altra camminata).
Si controllano documenti, licenze, moto, numeri di gara. Tutto deve essere perfetto, perché qui non si scherza: è il Mondiale.

Appena prima del parco chiuso viene istituita la zona delle verifiche, dove i commissari di gara ispezionano casco e pettorina (tra l’altro, avevamo in test il nuovo Airbag di Alpinestars e lo abbiamo provato per davvero, dato che lo abbiamo fatto esplodere… senza conseguenze, per fortuna).
Poi si passa alla moto: telaio, fari, ruote, gomme e scarico. Tutto deve essere in ordine.

Una volta superata questa fase si accede al parco chiuso, dove la moto “riposa” prima di fare fatica il giorno successivo. E non la puoi più toccare fino alla partenza del giorno dopo. Qui sì che, piano piano, inizi a sentire l’adrenalina salire.

La sera prima della gara, la mente corre. Ripassi mentalmente ogni prova, ogni curva, ogni punto critico e ogni traiettoria ideale. Ti sembra di ricordarle tutte… ma sai che una volta in sella sarà tutta un’altra storia.

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Sabato mattina, il cielo di Darfo Boario Terme non promette nulla di buono: pioggia, tantissima pioggia, e un freddo che non ti aspetti a fine settembre.
Il terreno diventa subito viscido, le pietre sembrano saponette. Chi ha corso almeno una volta nell’enduro sa di cosa parlo: grip zero.

La TF 250-E si comporta però alla grande. L’erogazione è dolce, ti aiuta nelle mulattiere della linea, tiene la marcia e non si spegne praticamente mai e spinge bene nei rettilinei del cross testr. Chiaro, è un 250 quattro tempi: per andare forte bisogna farla cantare un minimo.

Le prime speciali sono un continuo alternarsi di fango e sassi piantati che non ti aspetti. A causa delle copiose piogge, l’Extreme Test nel letto del fiume viene addirittura annullato: il livello dell’acqua si è alzato parecchio.
E poi c’è la linea, quella nel bosco: quattro chilometri di sassi tondi, dove il grip semplicemente non esiste. In salita è tosta — non ci piantiamo, ma è difficile: seduti, piedi giù e gas in mano. Non la tecnica migliore ma è comunque efficace.

Arrivati in cima, però, inizia la parte davvero impegnativa: la discesa. Un vajo strettissimo con qualche gradone e tantissime pietre coperte di muschio. Non serve nemmeno dire quanto fosse scivoloso: ci pare superfluo. Qui non c’è gomma né santo che tenga; ci si alza sulle pedane, si spinge con determinazione e si cerca solo di sopravvivere senza cadere o fare danni. Quando finalmente si intravede l’arrivo, sembra quasi un miraggio.

Alla fine del sabato, quando rientriamo al paddock, siamo distrutti. Ci guardiamo intorno e capiamo che tutti hanno la stessa faccia: stanchi, infangati, ma con quel sorriso che solo chi ama davvero l’enduro può capire.
Poi ci ricordiamo che la domenica ci aspetta la stessa identica storia… e rimaniamo lì, con un’espressione non ben definita tra la rassegnazione e la felicità.

Credit: Roberto Izze Gatti

La domenica è tutta un’altra storia. Il cielo è limpido, l’aria “profuma” di terra (quasi) asciutta ed è già più calda. Le speciali sembrano più veloci, più scorrevoli e più asciutte ma… anche più insidiose, perché il terreno si è scavato. È il momento di spingere un po’ di più.

La moto risponde alla grande: facile, intuitiva, mai nervosa. Non abbiamo volutamente fatto modifiche estreme – solo due mousse, un treno di Metzeler Six Days Extreme con gomma soft al posteriore e uno scarico HGS, montato a sorpresa dal Team Triumph Italia Racing, che ci ha accolti e seguiti per tutto il weekend. Un trattamento da veri professionisti. In più di un momento ci siamo sentiti come quelli veri!

E il bello è che, mentre noi terminavamo la nostra gara testando la Triumph in condizioni estreme, Morgan Lesiardo – sempre in sella alla TF 250 – conquistava la prima vittoria nel Mondiale Enduro per Triumph.
Una coincidenza? Lasciatecelo pensare come nelle favole più belle, anche se quel risultato è frutto di un duro e meticoloso lavoro di squadra.
Una domenica da 10 e lode.

Lesiardo trionfa al GP d’Italia e scrive la storia. E' la prima vittoria di Triumph nell'enduro

A fine weekend, quando riprendiamo la strada di casa in furgone, ci sentiamo svuotati, senza energie, ma felici. Soddisfatti.
Abbiamo male dappertutto, ma non cambieremmo nulla.
Abbiamo corso un Mondiale vero, in condizioni toste, e tutti ci hanno confermato che Darfo non era certo la tappa più semplice di questo 2025.

Abbiamo scoperto cosa significa davvero la parola “endurista”: resistenza, forza e tanta, tanta passione. Che spettacolo!
E adesso? Erzberg, Six Days o Romaniacs?

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