BMW Bucefalo All Black, nuova vita alla K1200S

  • di Alfonso Rago
Fuori produzione dal 2016, la BMW con motore a quattro cilindri resta un’icona del segmento sport-tourer e con pochi interventi ancora oggi conserva un fascino indiscutibile ed unico
  • di Alfonso Rago
11 febbraio 2022

A qualcuno piace nero, anzi tutto nero: dicono che sfini e che faccia sembrare più giovani... ed applicando il concetto ad una signora su ruote con più mezzo milione di chilometri alle spalle, un'operazione di lifthing non guasta certo.

Ma procediamo con ordine: come gli appassionati ben sanno, in casa BMW il progetto della Serie K a quattro cilindri ha una storia lunga, iniziata nel 1982 con il modello K100; una linea di prodotto che ha conosciuto un importante successo in termini di gradimento e vendita, fornendo un onorato servizio per ben 34 anni, prima della (brusca invero) battuta d’arresto arrivata nel 2016, a causa di un declino commerciale dell’intero segmento delle sport-tourer.

Una scelta di marketing comprensibile forse alla luce delle fredda contabilità numerica, ma che lasciò nello sconforto i cultori di una riuscitissima serie di moto, che assicurava viaggi comodi e veloci.

Senza fomentare discussioni infinite, i paladini delle sport-tourer ne apprezzavano l’efficace carenatura, che consentiva di percorrere molti chilometri anche in presenza di condizioni atmosferiche non ottimali, situazione non garantita dalle maxi-enduro stradali e dalle cosiddette crossover, anche a causa della posizione del conducente eretta.

Per restare in ambito BMW, agli occhi degli appassionati il listino della Casa bavarese oggi non presenta una degna sostituta della K100: la K1600 GT troppo pesante e ingombrante, la R1250 RS mancante di motore e la S 1000 XR senza cardano e carena.

E nell’aria resta sospesa una domanda: perché mandare in pensione una moto come la K1300 S che con i suoi 175 CV sarebbe ancora oggi un riferimento assoluto della categoria?

E perché, al contrario, non pensare ad un semplice maquillage della carenatura, abbinato a moderni fari a led ed un cruscotto TFT per renderla ancora appetibile?

Questa "Bucefalo" potrebbe essere la risposta.

Il suo nome non suonerà nuovo ai più fedeli frequentatori di Moto.it: una moto "all black" che richiama il fedele destriero del condottiero macedone Alessandro Magno e che ha nell’affidabilità il suo "cavallo" di battaglia, dall'alto degli oltre mezzo milione di chilometri macinati nei suoi ultimi quindici anni di attività.

Un traguardo di percorrenza raccontato dal libro “Omo Nero e Bucefalo – mezzo milione”, scritto dal suo proprietario Francesco Loreti dopo aver tagliato la soglia “mitica“ dei 500.000 chilometri con lo stesso motore originale.

Bucefalo è una K1200 S bicolore del 2005, con le carenature verniciate tutte in nero per realizzare una moto come mai prodotta dalla Casa madre: la K1200 S nera del 2007, infatti, aveva telaio, duolever e paralever color argento, mentre la più recente K1300 S nera del 2012 aveva le sopracitate strutture in antracite.

La moto è dotata di sospensioni Ohlins regolabili manualmente, che garantiscono una tenuta granitica sulla strada; nel tempo sono state sostituite tutte le plastiche esterne originali con dettagli in vero carbonio, tranne le due placche laterali del serbatoio e le piccole fiancatine posteriori che ad oggi non risultato mai essere state prodotte da aziende di accessori di after-market.

Bucefalo adotta lo scarico Akrapovic della sorella maggiore K1300 S in titanio con fondello in carbonio e diverse parti della HP, tra le quali pedane regolabili e coprisella, sempre rigorosamente in carbonio, per renderla monoposto; e non a caso le pedane del passeggero sono state eliminate e lo scarico è tenuto da un pezzo artigianale utilizzato nelle K1200 R del trofeo Powercup; il cupolino fumè molto scuro e le frecce BMW di ultima fattura completano gli accessori.

Ma le modifiche più consistenti sono rappresentate dal gruppo fanale anteriore e dalla strumentazione: per quest'ultima è stato utilizzato lo schermo full digital della 2D che, in sostituzione degli obsoleti strumenti analogici conferisce un notevole tocco di modernità e sportività, con diverse funzioni uso pista, condizione questa che la moto, tra l'altro, non disdegna affatto; con 167 CV a disposizione, è possibile anche divertirsi tra i cordoli.

Per evitare di stravolgere il progetto iniziale mantenendo tutte le forme della moto più caratterizzanti, si è conservato il faro frontale originale, eliminando però le obsolete e poco efficienti lampadine H7 e montando al loro posto delle moderne e performanti luci a led; così facendo anche il fondo della grande lampada frontale è realizzato in total black.

Ora la moto illumina la strada quasi ad effetto giorno, rendendo così la guida notturna un’esperienza indimenticabile mentre, nelle ore diurne, la sicurezza passiva cresce a dismisura.

L'effetto finale è notevole ed è davvero difficile credere che la moto abbia alle spalle oltre diciassette anni di onorato servizio. 

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