“Bee Happy Fest” a Roma, il cibo di strada sulle Apecar

“Bee Happy Fest” a Roma, il cibo di strada sulle Apecar
  • di Alfonso Rago
Il tre ruote Piaggio protagonista di un fenomeno di costume, la nuova forma di ristorazione che reinventa la tradizione del cibo da strada. A Roma abbiamo ammirato, e provato…, le delizie di veri ristoranti su ruote
  • di Alfonso Rago
11 febbraio 2015

A qualcuno ricordano la formula a stelle e strisce dei food truck, ristoranti su ruote pensati per rendere meno disagevoli i lunghi tragitti che separano le città degli States: la formula è stata però adeguata alle misure italiche, e quindi al posto di grandi camion abbiamo la più agile e simpatica Apecar. Se poi aggiungiamo che in tempi di crisi l’appetito (ca va sans dire…) stimola l’ingegno, ecco spiegato il fenomeno curioso e spiritoso del cibo da strada, già variante importante della nostra cultura gastronomica, aggiornato allo spirito odierno.
La formula è presto spiegata: per la sua struttura, l’Ape si adatta come nessun altro veicolo a diventare una “cucina mobile”, nel senso più ampio del termine: dall’aperitivo al dessert, passando per piatti più o meno elaborati, pasta e carne, pizze e focacce. Insomma, una delizia.

 

Ad oltre sessant’anni dal debutto, per Ape si apre una nuova stagione, assecondando lo spirito imprenditoriale di quanti, giovani e meno giovani, cercano di inventarsi un futuro migliore in un momento di grande difficoltà economica, intraprendendo un’attività non facile ma esaltante ed avvicinandosi alla ristorazione alternativa come quella su ruote che riscuote un successo crescente, anche grazie alla versatilità del cibo di strada. Ma quali sono i reali vantaggi della ristorazione su ruote e quali invece i problemi? Se da un lato lavorare su strada garantisce visibilità e flessibilità di orari e location, dall’altro i nuovi imprenditori del food fanno i conti con licenze itineranti e normative restrittive, specie nelle grandi città dove il bacino di utenza sarebbe assicurato, se non fosse per l’accesso limitato alle zone più appetibili.

 

Di tutto questo si è parlato nella due giorni romana, organizzata alle Officine Farneto: si sono ritrovate in una ventina, le Apette trasformate in ristoranti mobili, la maggior parte romane con interessanti versioni abruzzesi, napoletane e toscane.
Tutti convinti di essere ormai usciti dalla fase di rodaggio e sicuri del prodotto offerto: «Sarà anche street food – ci ha detto Arcangelo Dandini, che con il suo Supplizio è tra i veterani romani della formula – ma vorrei fosse chiaro che si tratta di una proposta che consente di offrire a prezzi più bassi le delizie che si trovano anche al ristorante».

 

Sarà anche street food ma è una proposta che consente di offrire a prezzi più bassi le delizie che si trovano al ristorante

Tra i profeti dello street food system ci sono anche presenze stellate: Cristina Bowerman, con la sua Ape Romeo, è presente sulle strade della Capitale ormai da due anni e mezzo. «Con Romeo – ci racconta la chef già stella Michelin per sei anni consecutivi – dimostriamo che si può fare una ristorazione veloce e semplificata, ma di qualità». E per farci capire il suo pensiero, ci offre un fragrante “Pantalone”, calzone tipico della sue Puglia, con insalata di pollo e melograno: un solo boccone vale più di mille parole.

 

Se siete alla ricerca di una possibilità per fare impresa, quindi, tenete presente le potenzialità del negozio mobile: con investimenti di poche decine di migliaia di euro, è possibile diventare imprenditori. Ed oltre a far sbizzarrire la creatività con nomi affascinanti (l'Ape Magna, Pizza e Mortazza, le tigelle di Mozao e l'Ape Scottadito, la dissacrante l'APErnacchia, l’Ape Steakhouse che sforna hamburger di carne chianina) ci sono anche le Apette fashion, vere boutique su tre ruote, che portano in giro prodotti fatti a mano, esclusivi ed originali.
Insomma, fantasia al potere… e buon appetito a tutti!

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