Monster Team Honda HRC Rally Parte 2: Michael Metge e Paulo Gonçalves

Piero Batini
  • di Piero Batini
L'"altra metà" del team ufficiale Honda HRC nei rally, ai microfoni di Moto.it in occasione di EICMA 2016
  • Piero Batini
  • di Piero Batini
21 novembre 2016

È l’altra metà del Team Honda HRC per la Dakar, la squadra che più di ogni altra aspira a sottrarre il titolo della Dakar a un’”altra” squadra, depositaria di un primato che dura da 15 anni. Michael Metge e Paulo Gonçalves.

Il primo interrogativo, d’obbligo, è quello relativo alle condizioni fisiche dei due piloti, a lungo infortunato il francese, e vittima di una piccola distorsione al ginocchio, in Marocco, il portoghese.

Michael Metge: «Quest’anno va, finalmente, super bene. Ho potuto fare moltissimi chilometri con la moto e allenarmi per tutta la stagione. Nessuna caduta, nessun infortunio, siamo a due mesi dalla Dakar e mi sento in buona forma. Posso continuare a prepararmi per la Dakar in questi due mesi che mancano, ed essere fiducioso».

Paulo Gonçalves è stato il pilota più vicino a conquistare la Dakar, ma non così fortunato da vincerla. Un piccolo incidente in Marocco, e quindi è d’obbligo anche per lui il “bollettino”. Come sta? Come si sente “moralmente”?

Paulo Gonçalves. «Vero, sono stato vicinissimo a vincerla nel 2015, finito secondo, e nel 2016 sono stato in testa fino al giorno dell’incidente. In Marocco mi sono procurato una piccolissima lesione a un ginocchio, ma fortunatamente sono già recuperato quasi completamente, e sono pronto, insieme ai miei compagni, ad attaccare la leadership della corsa più importante del mondo, la Dakar 2017».

È più importante che vinca la Honda o che vinca Paulo Gonçalves?

PG: «Guarda, è importante per tutti noi che vinca Honda. Ovviamente, se fosse Paulo Gonçalves a vincere sarei estremamente felice, se fosse Michael Metge sarei ugualmente molto felice. Se a vincere fossero Joan Barreda, Kevin Benavides o Ricky Brabec non mancherebbe di essere anche una vittoria mia. Abbiamo lavorato forte e siamo una squadra molto unita, e questo mi fa essere convinto che se vincesse uno di noi vinceremo tutti».

Michael, hai già un ruolo strategico nella prossima Dakar, o è ancora da decidere?

MM: «No, ho già un ruolo definito. Sarò “portatore d’acqua”, come lo scorso anno. è un ruolo che mi sta bene e per il quale mi sono preparato. Oltre al compito del Pilota devo essere pronto a svolgere anche un lavoro da “meccanico”, pronto a riparare le Moto se dovesse essere necessario. È un ruolo che ho assunto e per il quale mi son ben preparato».

Domanda universale: a cosa assomiglia la Dakar che sta per partire?

MM: «Penso innanzitutto che come al solito sarà una Dakar difficile. Sarà lunga, e non smetto di sorprendermi come possa essere ogni anno così complicata. Penso che Marc Coma, arrivato l’anno scorso in seno all’organizzazione, non abbia potuto fare il lavoro che immaginava per la scorsa edizione, ma quest’anno ha avuto tutto il tempo che gli serviva, e penso che rischiamo di avere più navigazione. Questo sarebbe un bene per noi, perché in squadra abbiamo dei buoni “navigatori”».

Paulo, sabbia o no, in questa Dakar prossima e ormai vicina?

PG: «La verità è che certamente gli organizzatori avranno tentato di includere più sabbia e più dune nell’edizione che ci aspetta. Non credo che ne avremo tanta come mi piacerebbe, non abbiamo il Perù e non abbiamo il Cile, che sono i Paesi dove affrontavamo delle Speciali con molta sabbia e con molte dune, ma sono sicuro che l’Organizzazione ha trovato il modo per confezionare un Rally della durezza che esige una competizione di questo livello».

Resta l’in bocca al lupo a entrambi.

Paulo: «Grazie mille a voi per il vostro supporto!».

Michael: «Grazie mille!».

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