Paolo Lobetti Bodoni, Ernst & Young: "Per la nuova mobilità mancano le regole e un ecosistema"

Paolo Lobetti Bodoni, Ernst & Young: "Per la nuova mobilità mancano le regole e un ecosistema"
Marco Berti Quattrini
Tre sono i punti fondamentali per velocizzare la rivoluzione della mobilità alternativa e sostenibile: good practice, agenzie e attenzione alle persone
20 dicembre 2019

Con Paolo Lobetti Bodoni di EY abbiamo cercato di capire quali sono gli ostacoli e quali gli acceleratori del cambiamento in atto, per trasformare concretamente la mobilità di oggi in quella del futuro. 

Le tecnologie ci sono e sembra che anche le persone ormai siano disposte al cambiamento. Cosa manca?
"Manca un ecosistema con nuove norme ma soprattutto manca lavorare insieme. Perché servono le regole, ma anche la gestione di un ecosistema nuovo fatto di collaborazioni. È impensabile che un produttore di veicoli autonomi, le infrastrutture per farli funzionare e il legislatore non lavorino insieme per accelerare il processo".

Ci sono delle realtà che già si avvicinano a modelli virtuosi di collaborazione?
"Sì soprattutto nell'ambito della smart city. Se vogliamo citarne alcune a livello europeo: Copenaghen, Helsinky sono due città che sono più avanti del resto d'Europa proprio perché hanno fatto sistema e integrato meglio i diversi attori. A livello globale invece Stati Uniti e Cina sono i pionieri del tema mobilità".

In Italia abbiamo governi molto brevi e che magari non raccolgono il testimone di quelli precedenti. Come si può ovviare?
"Credo sia necessario un intervento che vada al di là di quello politico, che spesso ha un orizzonte troppo breve soprattutto quando si parla di infrastrutture e di investimenti. E' necessario istituire delle agenzie, strutture più snelle che coordino la parte tecnica, non quella politica, e che agiscano oltre la durata dei governi".
 

Se potesse dare tre consigli all'amministrazione italiana, quali sarebbero?
"Utilizzare le best practice. Per esempio Milano, che viaggia ad una velocità superiore rispetto al resto d'Italia, deve esportare le buone pratiche al resto del Paese, per far viaggiare tutto il Paese veloce. Secondo: lavorare su quelli che sono acceleratori di normative come le agenzie di cui si parlava prima. Terzo: ripensare che ogni tipo di rivoluzione è human-centric e quindi partire sempre dalle persone. Fare attenzione ai posti di lavoro che si perderanno e ai nuovi professionisti di cui ci sarà bisogno e alle nuove competenze".

Che responsabilità hanno la comunicazione e l'informazione nel cambiamento della mobilità?
"Guardando al vostro settore la consapevolezza e la conoscenza delle nuove tecnologie è importante però dobbiamo aiutare il lettore, il consumatore a distinguere i fenomeni che sono realmente materiali da quelli che lo diventeranno in futuro. Ad esempio oggi si parla tanto di "autonomo" ma è più distante di altre rivoluzioni che saranno più a breve termine. Penso alla micromobilità: quanti oggi stanno iniziando ad utilizzare mezzi di mobilità personale molto sostenibili rispetto a rivoluzioni che hanno da venire".

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