Dakar 2014, 11a tappa. 3° successo di Marc Coma (KTM), che consolida la leadership

Dakar 2014, 11a tappa. 3° successo di Marc Coma (KTM), che consolida la leadership
Piero Batini
  • di Piero Batini
La più lunga, la più difficile. La più bella. Barreda ci riprova, ma cade, rompe la strumentazione e deve seguire Despres fino al traguardo di El Salvador, cedendo altro terreno a Coma che vola nella generale | P. Batini
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16 gennaio 2014

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El Salvador, 16 Gennaio. La Dakar è nel cuore dell’Atacama. Il deserto più arido del Mondo, senza nuvole e con una piovosità vicinissima allo zero statistico, ma la pioggia si è fatta attendere anche per 400 anni, virtualmente sterile e privo di umidità, dove la vita è già di per sé una grande scommessa. Eppure basta che l’evento rarissimo delle poche gocce d’acqua di un piovasco si manifesti e, in poche, ore la distesa si trasforma in un incredibile giardino dell’eden, poche ore dopo restituita all’arsura e alle sue raccapriccianti escursioni termiche. L’Atacama non è un luogo desolato, al contrario. La posizione, le Ande a Est e l’Oceano a Ovest, la varietà delle situazioni morfologiche, dalle piatte distese sassose agli oceani di dune, l’arco di luce che ne modella i rilievi cambiandone i colori, la costellazione di luoghi singolari e seducenti, la storia dei suoi centri minerari, dei suoi villaggi, lo rende affascinante come altri pochi posti al Mondo. Per conoscere l’Atacama bisogna esserci stati o leggere Rivera Letelier, il minatore-romanziere che ora vive ad Antofagasta. O partecipare alla Dakar.


L’undicesima tappa dell’edizione 2014 torna in questo luogo incantato per proporre la Prova Speciale più lunga del Rally, complessivamente la più difficile e impegnativa. Un’antologia della durezza del territorio e della corsa, con le piste dell’area mineraria, per incominciare, i passaggi di “rios” e “quebradas” sassosi e in secca, i numerosi dislivelli, anche sensibili all’inizio della prova, le lunghe distese di terreno accidentato, ed entrare, nella seconda parte, nel cuore dell’Atacama, affrontare i 120 chilometri di sabbia e delle dune di Copiapò, e risalire infine in quota fino al bivacco di El Salvador. È una tappa che tutti i partecipanti dovrebbero poter portare a termine senza alcun contrattempo per conservarne nella memoria il fascino, ma naturalmente non è questo, nelle intenzioni dei tracciatori della corsa, l’obiettivo primario. E infatti…


La gara delle moto

Quasi 150 chilometri di trasferimento iniziale, e quindi è Prova Speciale. La più lunga del Rally. Joan Barreda apre la strada. Compito particolarmente ingrato, proprio oggi. La prima parte della tappa è affrontata con una certa circospezione, e il solo Cyril Despres si dimostra più attivo alzando lievemente la media. Barreda si è reso conto che non può sbagliare e contiene la consueta verve, navigando con attenzione e assoluta precisione davanti a tutti per oltre metà della PS. L’ordine di partenza ha intanto favorito Marc Coma che, partito dalla quinta posizione, è nella condizione ideale per trarre il massimo vantaggio dalla tappa. Per un lungo tratto lo spagnolo naviga da solo al riparo dai rischi, poi si accoda a Rodrigues, partito tre posizioni davanti a lui. L’andatura e la classifica degli intermedi lo premiano, e Coma si avvicina anche a Despres e Barreda che ormai procedono praticamente affiancati. Il suo vantaggio aumenta.

La gara prende una piega inaspettata prima ancora di entrare nelle dune di Copiapò, congelando la situazione e marcandone ancor di più i contorni. Barreda cade, e nell’urto con la dura realtà dell’Atacama rompe la strumentazione della sua Honda ufficiale. Senza più alcuna possibilità di navigare, Barreda deve così rinunciare ad ogni possibilità di attaccare. Costretto a seguire da vicino Despres, che non ha più nessun interesse a spingere, lo spagnolo interrompe bruscamente la sua azione d’attacco e subisce suo malgrado l’evoluzione della tappa, ormai senza scampo. Barreda perde terreno, scende al quinto posto e, quel che è peggio, il conto sulla sua fattura di questa Dakar aumenta a dismisura.

Il traguardo di El Salvador diventa un appuntamento con la frustrazione. Despres, Coma e Barreda arrivano alla mèta a braccetto


Il traguardo di El Salvador diventa un appuntamento con la frustrazione. Despres, Coma e Barreda arrivano alla mèta a braccetto. Coma, dopo i successi della quinta e nona tappa, vince per la terza volta dall’inizio della Dakar, e per la ventesima da quando la Dakar si disputa in Sud America. Il primato del fuoriclasse inizia ad assumere la fisionomia del quarto trionfo. Joan Barreda è infatti solo quinto e cede altri otto minuti al leader, portando il suo ritardo a oltre cinquanta minuti. Tutto sommato, basandoci sugli scarti dell’ordine di partenza, l’esito della tappa rispecchia abbastanza fedelmente quella che poteva essere la sua ipotesi di sviluppo. È certo un peccato, però, che la Speciale più attesa non abbia potuto mandare in scena i numeri migliori del suo programma.

Nulla di fatto anche nella corsa nella corsa, quella per il terzo posto. Olivier Pain, terzo al traguardo di El Salvador, rosicchia appena mezzo minuto a Jordi Viladoms che, giunto alle sue spalle, ha portato un altro ottimo risultato al suo mulino. Certamente non è finita. Cyril Despres, con il secondo posto, recupera altri tre minuti a Pain e cinque a Rodrigues, ed è ormai a meno di dieci minuti dal quarto posto di Pain. Paolo Ceci entra abbondantemente nei venti, è sedicesimo, insieme a Juan-Carlos Salvatierra.


Atacama carissimo per la gara dei Quad. Le sabbie infide delle dune hanno macinato colpi di scena e sacrificato le prime vittime. Si fermano sia Ignacio Casale che Sergio Lafuente. L’uruguaiano ha la peggio, ed è costretto al ritiro, pare per rottura del motore, prima ancora di giungere alla metà della Speciale. Ignacio Casale, come negli ultimi giorni, ripara e riparte, riprende il comando e si avvia alla conclusione della tappa trascinando dietro di sé il connazionale Victor “Patagon” Gallegos. Vediamo come va a finire...

Jeremias Israel, intanto, è a Santiago. Lo sfortunato Pilota cileno è stato sottoposto agli interventi chirurgici necessari per ridurre le fratture al polso sinistro, alla mano e all’avambraccio destri, alla spalla destra e al setto nasale.

Vedi la classifica dell'undicesima tappa e quella generale  

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