SBK. Andrea Petricca: "Vogliamo rimanere nei primi dieci"

SBK. Andrea Petricca: "Vogliamo rimanere nei primi dieci"
Carlo Baldi
Accanto ai grandi team vi sono anche squadre giovani come il team Red Devils Roma, che hanno un grande entusiasmo e tanta voglia di emergere. Abbiamo intervistato l’uomo che l’ha creato e portato al mondiale SBK | C. Baldi
13 marzo 2012

Abbiamo incontrato Andrea Petricca al Motodays di Roma e dopo aver visto lui e la sua squadra in azione a Phillip Island, abbiamo voluto sentire dalla sua voce come considera questa prima importante esperienza in Superbike. Nel suo team si respira un aria serena e Canepa è quasi coccolato dai suoi tecnici. Il suo settimo posto in prova e la conseguente partenza dalla seconda fila hanno premiato l’ottimo lavoro del team Red Devils Roma, ma il campionato è lungo e difficile. Sentiamo con quale spirito lo affronteranno.


In Australia la tua squadra ha debuttato in un campionato difficile come il mondiale Superbike. A distanza di qualche settimana che bilancio fai del weekend di Phillip Island?
«Dopo un’ottima stagione in Superstock 1000, quest’anno abbiamo deciso di fare il grande salto in Superbike. Il primo round è stato molto positivo grazie a tutti i ragazzi che compongono la mia squadra e a Canepa in particolare. Niccolò pur essendo ancora giovane ha già fatto molta esperienza in varie categorie e penso sia il pilota più indicato per correre nel mio team. Credo molto in lui tanto che tutto il progetto Superbike è basato su di lui. Avremmo anche potuto fare un’altra stagione in Stock, ma abbiamo ritenuto che pilota e squadra meritassero un palcoscenico più importante ed i risultati conseguiti a Phillip Island, sia in prova che in gara, sembrano darci ragione. Sono molto fiero della mia squadra che è la stessa dello scorso anno, con l’aggiunta di un tecnico elettronico e, prossimamente, di un responsabile tecnico che si unirà a noi a partire da Imola».

Siete una squadra giovane.

Team Red Devils Roma
Team Red Devils Roma

«Sì, siamo quasi tutti giovani, dal pilota al team manager, e anche per questo siamo entusiasti e pieni di voglia di fare. Come tutti i giovani dobbiamo mettere in preventivo qualche errore dovuto all’inesperienza, ma anche il fatto che abbiamo un ampio margine di miglioramento. La nostra forza è la voglia di emergere e di far bene. In Australia ci siamo confrontati con team esperti e con piloti pluri titolati. Essere riusciti a metterci in luce ci ha dato una grande carica. Da parte mia non posso che ringraziare tutti i componenti della mia squadra, che sono certo continuerà a lavorare con lo stesso spirito per tutto il campionato. Non dimentichiamoci che l’impegno economico è rilevante e dobbiamo quindi lavorare con il massimo impegno anche per ripagare con i migliori risultati gli sponsor che hanno avuto fiducia in noi».

Da questo punto di vista le gare australiane sono state emblematiche. Un errore in gara uno ed un buon risultato frutto di una gara più accorta nella seconda manche.
«Il risultato dell’Australia per noi è stato un successo. E’ stato un successo essere andati in Australia ed aver fatto debuttare Canepa al fianco di piloti del calibro di Checa, Biaggi, Rea e Melandri. Niccolò è stato veloce già nei test e successivamente, nelle prove libere ed ufficiali siamo sempre stati nella top ten. Dopo essere partito dalla seconda fila con il settimo tempo, in effetti in gara uno Canepa ha commesso un errore e lo ha pagato a caro prezzo visto che si è ritrovato in ultima posizione. Ha fatto tesoro di questa esperienza e la sua seconda manche è stata ottima, visto che ha portato a casa un decimo posto che ci fa ben sperare per le prossime gare».

Era una pista nuova per Canepa (ci aveva corso in GP ma per pochi giri prima di cadere ed infortunarsi) ma qualcuno lo ha accusato di aver fatto il tempo dietro a Checa.
«Penso che quando una pista è nuova sia normale seguire i più veloci, cercando di comprendere come affrontare alcuni punti della pista che a Phillip Island condizionano molto i tempi sul giro. Niccolò il venerdì ha seguito Checa che era il più veloce dei piloti Ducati, ma il sabato mattina ha fatto il suo miglior tempo nelle prime fasi dell’ultimo turno ufficiale quando era completamente solo. Canepa non ha bisogno di prendere le scie per andare forte, ma per un pilota giovane è indispensabile apprendere il più possibile dai campioni con i quali si ha la fortuna di poter correre. Chi ha criticato il nostro pilota non ne conosceva il valore, ma ora penso che lo abbia compreso».

Cosa vi ha insegnato il primo round del mondiale Superbike?
«Per noi il giorno delle gare è stato come il primo giorno di scuola. Le due gare di Phillip Island ci hanno insegnato molto. Hanno evidenziato alcune nostre inesperienze, ma nel contempo ci sono servite per confermare il nostro potenziale. L’Australia ci ha dato una marcia in più e non appena rientrata in Italia la mia squadra si è messa subito al lavoro e ci stiamo impegnando molto in funzione delle prossime gare di Imola. Vogliamo mettere Niccolò nelle migliori condizioni per poter esprimere tutto il suo potenziale».

Niccolò Canepa in azione
Niccolò Canepa in azione


Il vostro rapporto con Ducati?
«Ducati ci ha fornito una moto con caratteristiche eccezionali. Il fatto che un team privato come il nostro possa essere già competitivo la dice lunga sulle qualità della 1198R. Ducati ci è vicina come è vicina al team Althea o a Effenbert. Il rapporto con Ducati e con l’ing. Marinelli è ottimo e sino ad ora hanno risposto positivamente a tutte le nostre richieste. Non dimentichiamo che Canepa è stato uno dei tester che hanno lavorato al progetto della 1198 e quindi la casa di Borgo Panigale vede senza dubbio di buon occhio la sua partecipazione al mondiale Superbike».

Dopo quanto si è visto in Australia ritieni giusto che la Ducati sia penalizzata con i famosi sei chili in più?
«Noi abbiamo iniziato a correre in Superbike solo quest’anno con i sei chili in più e quindi non posso fare un paragone con l’anno passato. Al momento non soffriamo per la presenza di questo handicap che però penso possa fare la differenza per chi, come Checa, lotta per il titolo. Ma se Infront ha applicato questo regolamento significa che ne ha vista la necessità. Infront si è dimostrata sempre attenta a quanto accade nei suoi campionati ed è sempre intervenuta per cercare di evitare che qualcuno si avvantaggiasse troppo nei confronti degli altri partecipanti. Sono certo che continuerà a lavorare con la stessa attenzione anche in futuro, pronta a varare nuovi regolamenti, se ce ne sarà bisogno. A Phillip Island l’Aprilia ha dimostrato di avere un gran motore ed una velocità massima molto elevata, ma non penso basti questo per vincere un mondiale fatto di ventotto manches. Ci saranno circuiti come Monza che premieranno la velocità dell’Aprilia, ma ce ne saranno altri dove invece la Ducati potrà trarre vantaggio dalle sue eccezionali caratteristiche che ne fanno, a mio parere, la moto migliore del lotto».

E a proposito di piste, cosa ne pensi di Imola?
«Niccolò conosce Imola per averci corso nella Stock. Sarà la seconda gara della stagione e non saremo più al debutto, anche se correre davanti al nostro pubblico sarà certamente emozionante per tutti noi. A Imola

Vogliamo fare tutte le Superpole e stare nei primi dieci

inizieremo a mettere a punto l’esperienza fatta in Australia e faremo dei cambiamenti, perché le prime due gare ci hanno insegnato che c’è qualcosa da modificare nella moto e nelle nostre strategie. Cambiare significa prendere strade nuove e sconosciute, ma lo dobbiamo fare. Cercheremo di ripetere quanto di buono abbiamo fatto in Australia, ma con la precisa volontà di migliorarci. La mia è una squadra ambiziosa e non siamo venuti in Superbike per far numero. Siamo pronti a metterci in discussione in ogni gara pur di migliorarci costantemente e di ottenere dei buoni in risultati».

Qual è il vostro obiettivo primario?
«Vogliamo fare tutte le Superpole e stare nei primi dieci. Non sarà semplice perché in questo campionato bastano pochi decimi per scendere o salire di vari posti in classifica. Lo sapevamo già, ma ne abbiamo avuto la conferma a Phillip Island. Bisogna lavorare in modo maniacale su tutti i vari aspetti delle prove e delle gare. Nulla deve essere lasciato al caso quando sono i decimi di secondo a fare la differenza e quando i tuoi avversari sono squadre ufficiali e piloti cha hanno vinto dei titoli mondiali».
 

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