Nico Cereghini: "Troppo potere agli ingegneri?"

Nico Cereghini: "Troppo potere agli ingegneri?"
Nico Cereghini
  • di Nico Cereghini
L’elettronica è una gran bella cosa e però sulla moto è sempre più invadente. Certo, sulla sicurezza non si discute, ma sulla natura della nostra passione sì | N. Cereghini
  • Nico Cereghini
  • di Nico Cereghini
15 maggio 2012

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Ciao a tutti. A chi la scorsa settimana, a proposito di Hayden inguaiato dalla sua elettronica impazzita, mi chiedeva se credo all’ipotesi del sabotaggio, io rispondo di no. Non credo al complotto. La mia fantasia era piuttosto quella di immaginare una malefica organizzazione, una specie di Spectre, che, con l’alta tecnologia dei film, progettasse di ricattare le Case minacciando altri disturbi elettronici ai piloti di punta. La trama di un libro, insomma, mentre nella realtà tutti i team della MotoGP e della SBK hanno previsto sistemi di difesa che neutralizzerebbero qualsiasi hacker di bordo pista.

Era giusto un gioco sull’elettronica, e chi la detesta avrà apprezzato l’ironia. Odiata e amata elettronica. Come si fa a trovare un equilibrio tra chi è convinto che l’ingerenza dei sistemi più sofisticati si fa ogni giorno più pesante e odiosa, e chi invece è aperto a tutte le novità e apprezza senza condizioni questo progresso che rende guidabili anche i 200 cavalli sulla strada? Sono due visioni antitetiche della moto, forse addirittura della

Odiata e amata elettronica. Sono due visioni antitetiche della moto, forse addirittura della vita

vita; tra chi ama la tecnologia come un moderno totem e si sente proiettato nel futuro, e chi preferisce invece le emozioni autentiche che anche gli oggetti sanno trasmettere, è legato alla sua storia e del futuro diffida. Io propendo un po’ per la seconda specie. Guardo la Borile e mi si scalda il cuore; poi però provo la seconda generazione del cambio sequenziale Honda sulla Crosstourer e mi entusiasma la possibilità di fare certe cambiate in piega che sembro Stoner. Chissà, non lo so.

Non hanno dubbi invece gli ingegneri, quelli che comandano nelle Case motociclistiche e anche quelli che lavorano con altrettanto zelo nelle commissioni europee. Dal 2017, per esempio, tutte le moto dovranno avere l’ABS, e in Germania mi risulta che ci siano già molto vicini. La sicurezza è molto importante, certo, e gli ingegneri sono brava gente, per carità. Ma sembrano tutto fervore e niente esitazioni, siamo davvero sicuri che ci facciano bene? Una volta nelle Case comandavano i boss, alla Castiglioni, gente che amava la moto, aveva fiuto ed era pronta a cogliere i nuovi gusti dei motociclisti. Io li studiavo, nelle poche riunioni che ho visto da vicino: davano retta al progettista, ascoltavano il marketing e il commerciale; sentivano tutti, e poi facevano di testa loro, prendendosi naturalmente una bella responsabilità.

Ho la netta impressione che oggi la proprietà sia meno presente, che i tanti manager bocconiani procedano un po’ a tentoni, e che alla fine sia l’ingegnere a dettare la rotta, con tutta la sua sapienza ma anche con una certa rigidità. “Fai studi umanistici -mi raccomandavano da ragazzo- così ti apri la mente”. Ma, certo, erano gli anziani a dirlo.
 

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