Nico Cereghini: “Il primo salone non si scorda mai”

Nico Cereghini: “Il primo salone non si scorda mai”
Nico Cereghini
  • di Nico Cereghini
L’effetto che fa l’Eicma, soprattutto su un giovanissimo, è quasi miracoloso. E’ roba che ti conquista e poi fa nascere la passione. Bisogna portarci le nuove generazioni
  • Nico Cereghini
  • di Nico Cereghini
17 novembre 2015

Punti chiave

Ciao a tutti! La mia prima volta al Salone del Ciclo e del Motociclo di Milano, come si chiamava l’Eicma: era il 1961 ed ero un adolescente di seconda media. Ricordo come fosse ieri la trepidazione alla biglietteria ancora chiusa, poi la corsa verso il primo padiglione, tutte quelle luci, i colori delle moto e l’odore della gomma, la caccia ai depliant. I depliant. Più avanti sarebbero arrivati gli adesivi e tanti anni dopo anche le ragazze in sella alle novità. Ma niente valeva i depliant per uno della mia età, e anche se ci fossero state le ragazze non mi avrebbero fatto né caldo né freddo: allora una di vent’anni, per me, era una signora fatta. Zaino di scuola in spalla, giravo negli stand affamato di depli in perfetta solitudine, perché mio padre era disinteressato e le mie sorelle pure. Freneticamente cacciavo nello zaino tutta la carta che ci stava: non c’era neanche il tempo di guardarla, l’avrei esaminata a casa più tardi. E proprio in quel novembre 1961 restai folgorato dalla bellezza fatta moto: il nuovo Testi Weekend Cross 50.

Sapevo con assoluta certezza che in sella a quella piccola e grande moto sarei stato completamente felice

Lo guardo adesso in fotografia e stento a crederlo, ma per me era perfetto con quelle forme abbondanti, i grandi parafanghi, le cromature, il sapore americano. Sapevo con assoluta certezza che in sella a quella piccola e grande moto sarei stato completamente felice. Ma non avevo l’età e nemmeno i soldi, due anni dopo  sarei riuscito comprare a fatica un Vivì Victoria di quarta mano con il carter crepato e la seconda che non entrava, tutto quello che mi potevo permettere. Però, a pensarci bene, quel Testi Weekend Cross deve essere rimasto ben saldo nella mia memoria se tanti anni più avanti, quando già correvo in 500 con la Suzuki, per andare a spasso e per viaggiare vendetti la SF Laverda e mi comprai una GT 750. Mi rendo conto soltanto adesso che quella tre cilindri due tempi aveva la stessa opulenza, la stessa abbondanza di cromature, persino quasi lo stesso colore di quel cinquantino dei miei turbamenti di adolescente, quel Testi “model year 1962” come si direbbe malamente oggi. Per inciso, era una moto che andava anche bene, la Suzuki GT, ci ho fatto un mucchio di strada, ma pesava e consumava tanto, e fu presto sostituita da una più efficace GS 750 quattro cilindri, sempre Suzuki ma quattro tempi, di colore azzurro. 

Il primo salone non si scorda mai. Portateci i vostri ragazzi, i figli e i nipotini, più piccoli sono e meglio sarà. Fate la fila, fateli salire sulle moto, lasciate perdere la fotografia che a loro non interessa, e invece curate che si riempiano gli occhi e appoggino bene le mani ai serbatoi fino a lasciarci le impronte digitali. Occhi, mani e cuore. Ciò che entra nel cuore a dieci o dodici anni non uscirà mai più.

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