MotoGP. Brivio: “Due numeri uno in Suzuki”

MotoGP. Brivio: “Due numeri uno in Suzuki”
Giovanni Zamagni
Conferenza virtuale con il team manager della Casa giapponese: “Con Rins e Mir eravamo d’accordo da tempo, non era previsto un piano B”. Sul campionato: “Sarebbe importante farlo, in qualsiasi modo: le Case hanno ritrovato unità, lavorano per il bene del campionato e non per interessi personali”
12 maggio 2020

“Siamo tutti nella stessa situazione. Siamo sempre in contatto con Dorna, Irta e anche con gli altri team. Guardiamo anche cosa fanno gli altri sport, gli altri Paesi. In Germania, per esempio, ricominceranno a giocare settimana prossima, e anche in Spagna e in Italia stanno pensando a cosa fare per il campionato di calcio. Si sta pensando di limitare il numero di persone nel paddock: ci sono ancora un paio di mesi, speriamo che la situazione migliori. In Italia siamo alla Fase 2, cerchiamo di capire l’evolversi di tutto quanto. I Paesi dove si potrebbe correre sono Spagna, Italia, Austria, forse Repubblica Ceca: bisogna verificare le varie possibilità con le autorità locali, ma ci sono aspetti che noi come MotoGP non possiamo controllare”.

Cosa pensi del congelamento tecnico? Ci sono altre soluzioni per contenere i costi?
“Abbiamo fatto degli incontri virtuali con gli altri costruttori, e sono stati positivi, si sta pensando al bene del motomondiale: finalmente abbiamo ricominciato a parlare tra di noi, dopo quanto successo in Qatar nel 2019 (alcune squadre, tra le quali la Suzuki, avevano fatto reclamo contro il “cucchiaio” della Ducati, NDA). Il congelamento dello sviluppo è stato un buon compromesso per non penalizzare i costruttori europei: eravamo tutti d’accordo. Ci sono altre possibilità per ridurre i costi, perché il budget sarà sempre minore nei prossimi anni. Cosa si può fare? Ci sono state differenti proposte. Naturalmente si sta valutando anche di ridurre gli ingaggi dei piloti, ma questo è qualcosa che ogni Casa fa per conto suo. Non siamo ancora arrivati a delle proposte precise, ma siamo aperti a considerare qualsiasi soluzione”.

Nel 2020 ci potranno essere delle sorprese per il campionato? Qual è l’obiettivo della Suzuki?
“Non credo che possa cambiare più di tanto: i piloti forti saranno sempre davanti. E’ chiaro che in un campionato corto ci possono essere più rischi, ma alla fine la situazione rimane più o meno quella. Si parla di una decina di gare: se si fa riferimento al 2019 su 10 GP, non cambia più di tanto. E’ chiaro, che sarà più importante non fare errori, c’è meno tempo per recuperare. Spero che Suzuki possa essere la “sorpresa”; in realtà, sarebbe sufficiente essere più costanti nei risultati, perché già l’anno scorso eravamo competivi. Bisogna anche vedere a come si arriverà a luglio dopo una pausa così lunga: si farà probabilmente un test prima, ma conterà lo spirito del pilota, la capacità di adattamento.
In passato, le prime gare non sono state così significative per molti protagonisti: ecco, sotto questo punto di vista potrebbe essere molto differente. Il nostro obiettivo è stare sempre nei primi 5-6, lottare per la vittoria con costanza”.

Come sarà il campionato 2020? Come sarà il futuro?
“Sicuramente sarà strano con poca gente nel paddock e nessun tifoso in tribuna. Per il futuro è un grande punto interrogativo: la MotoGP dipende molto dai costruttori, sono loro i principali “finanziatori” del campionato. Adesso non si vendono moto, tutti i costruttori dovranno ridurre i costi: difficile dire a adesso quale sarà l’impatto sul mondiale. Non c’è certezza, bisogna aspettare che la situazione si normalizzi un po’. Sicuramente, tutti avremo meno budget e bisognerà ridurre i costi. Suzuki ha confermato i piloti per i prossimi due anni: credo che sia un segnale positivo, significa che c’è fiducia per il futuro, c’è la voglia di continuare. Difficile per me dire cosa pensi oggi la Suzuki della MotoGP, ma i segnali sono positivi: siamo costantemente in contatto con i vertici in Giappone. Per il 2022 avevamo l’intenzione di avere un team satellite: per il momento questa opzione esiste ancora, ma è chiaro che bisognerà capire come si evolverà la situazione. E’ un progetto sul quale stiamo lavorando, ma al momento non si può dire niente di più. Da un punto di vista economico-finanziario, la Dorna affronta un buon pacchetto: quindi potrebbe essere affrontabile. Noi continuiamo a lavorare con questo obiettivo”.

Pensi che fare più GP sullo stesso circuito vada bene a Suzuki?
“Quest’anno devi accettare dei compromessi, anche se non ti piace un circuito: due GP nella stessa pista è una soluzione per fare e finire il campionato. Lo dobbiamo accettare. E’ chiaro che l’Austria, per esempio, non è un circuito sulla carta a noi favorevole, ma questo non esclude la possibilità di fare bene… Parlando con gli altri costruttori, ho visto una grande apertura, non c’è stato nessuno che ha messo prima i suoi interessi personali, ma si è pensato al bene del campionato”.

Con voi lavorano persone di diverse nazionalità: come si potrà raggiungere i GP?
“Chi arriva da Paesi extraeuropei dovrà stare in quarantena 14 giorni, mentre per gli europei non ci dovrebbe essere necessità di quarantena per andare in Spagna. Ma bisogna aspettare il protocollo medico che sta preparando Dorna. Ci sono altri aspetti da valutare: come fa un pilota a stare a due metri dal suo capo tecnico? Come fanno i meccanici che lavorano attorno alla moto a stare distanziati uno dall’altro? Cosa accadrà se qualcuno verrà trovato positivo? Io credo che non ci possa essere “zero rischio”, se non con un vaccino, altrimenti dobbiamo solamente cercare di ridurre i rischi. La vita nel paddock sarà differente, si mangerà nel box, si andrà in hotel e niente di più. Abbiamo due mesi prima di Jerez per mettere a punto questo protocollo. Dorna ci sottoporrà il protocollo medico: noi parliamo al nostro interno a proposito di come ci comporteremo nel caso che qualcuno sia positivo, ma ci consulteremo con Dorna”.

Come è andata la trattativa con Rins e Mir?
“E’ stata molto semplice. Già ad aprile 2019 sono andato in Giappone e abbiamo discusso sul rinnovo dei contratti: tutti eravamo d’accordo a continuare con i nostri piloti. Alex ci ha ripetuto più volte che voleva stare con noi: lui era pronto a firmare subito, ma per come lavora Suzuki è impensabile firmare un contratto per il 2021 a giugno 2019… In ogni caso, con Rins eravamo più o meno già d’accordo. Per quanto riguarda Mir, volevamo continuare il progetto iniziato con lui, con il quale avevamo anche un’opzione: quindi con Joan è stato ancora più semplice… Diciamo che eravamo abbastanza tranquilli da tempo, anche se finché non c’è la firma sul contratto non puoi mai essere sicuro… Rins ha già dimostrato di poter vincere dei GP, Mir ha grande potenziale: il nostro obiettivo è lottare sempre per le prime cinque posizioni in ogni gara”.

Márquez ha firmato per quattro anni: avete mai pensato a qualcosa del genere?
“No, anche se la nostra intenzione è continuare a lungo con i nostri piloti e Rins, per esempio, ha detto di voler stare con noi per tanto tempo. Per il momento, va bene un contratto biennale”.

Eventualmente, avevate un piano B?
“No. Tutti parlano con tutti, ho incontrato tanti altri manager durante il 2019, come è normale che sia, ma non c’è stata una vera trattativa con nessuno di loro. Il nostro obiettivo era rimanere con Alex e Joan: inutile fare altre trattative”.

Hai una grande esperienza nel motomondiale: pensi che ci siano le basi per aprire un “ciclo Suzuki”?
“Io penso di sì. Abbiamo una grande coppia di piloti, possiamo aprire un ciclo per raggiungere traguardi importanti, pur sapendo quanti avversari forti ci sono. Ma non vedo perché Alex e Joan non possano lottare con Márquez, Viñales, Quartararò e gli altri. Starà a noi creare una moto sempre più competitiva, avere più esperienza, più velocità”.

Tutti puntano su Mir come rivelazione dell’anno: può diventare il numero uno della Suzuki?
“Non lo so. Sicuramente Joan ha il potenziale per combattere e competere con Alex: crediamo che la rivalità all’interno del team faccia bene ad entrambi. Per il momento la vivono in modo positivo, si possono stimolare a vicenda. Nel 2019 ci è mancata questa competizione, che c’era, per esempio, nel 2018 tra Iannone e Rins: una competizione che nelle ultime 6-7 gare ci aveva permesso di essere sempre sul podio con uno dei due piloti. Spero accada anche quest’anno”.

Il team Rins/Mir è il più forte di Suzuki degli ultimi anni: c’è un numero uno nel box?
“Lo spero. La possibilità c’è. In Suzuki ci sono due numeri uno, la pista deciderà il migliore. Entrambi hanno capito che questa competizione fa bene a loro”

Suzuki avrà l’holeshot?
“Ci stavamo lavorando. Poi si è fermato tutto, non so cosa avremo”.

Ducati, secondo te, cosa dovrebbe fare: bloccare subito Dovizioso, anche se difficilmente andrà via, oppure aspettare?
“Ducati non ha bisogno dei miei consigli, sanno il fatto loro. Credo che Dovizioso abbia ampiamente dimostrato di vincere delle gare e di essere il pilota che arriva più vicino a Márquez. Me lo terrei per il futuro, poi gli affiancherei il pilota che pensa possa essere il futuro. Ma io non conosco i loro problemi: dal punto di vista sportivo non credo possano rinunciare a Dovizioso”.

Credi che per questa situazione, in futuro, ci sarà un ridimensionamento degli ingaggi?
“Può accadere. Ormai gli accordi fatti sono fatti, ma può influire sui contratti futuri: forse si pagheranno di più quelli di vertice e verranno ridimensionati gli altri”.

E’ giusto lavorare per un campionato a tutti i costi nel 2020?
“Sarebbe importante riuscire a fare un campionato: si potrebbero salvare diverse voci di spesa, di entrata, sostenere dei contratti. Ritengo sia giusto partire, anche con soli 10 GP: è chiaro che questo sia un anno speciale su tutti i punti di vista, dove bisogna accettare dei compromessi e dei rischi. Noi stiamo ragionando su una partenza a luglio: abbiamo qualche speranza in più. Anche a porte chiuse, anche in forma ridotta, anche se un po’ sfalsato, sarebbe importante correre, e poi pensiamo al 2021, che sarà comunque difficile”.

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