MotoGP 2022: Joan Mir, "quasi" pilota Honda

MotoGP 2022: Joan Mir, "quasi" pilota Honda
Nico Cereghini
  • di Nico Cereghini
Joan ammette che le trattative sono avanzate, il suo manager getta acqua sul fuoco: fino a che le firme non ci sono... Il pilota non nasconde quanto sia difficile mantenere la motivazione dopo l'annuncio dello stop Suzuki
  • Nico Cereghini
  • di Nico Cereghini
26 maggio 2022

Nel corso di un evento pubblico ho potuto parlare a lungo con Joan Mir. Il campione del mondo della MotoGP 2020 ha incontrato gli appassionati al Barberino Designer Outlet, dove da settembre c'è anche il Dainese store: un paio d'ore tra l'intervista, gli autografi, le fotografie. Come sempre, Joan è stato molto disponibile con tutti.

Non avevamo potuto sentire direttamente il ventiquattrenne Mir dopo l'annuncio dello stop di Suzuki. Come abbia vissuto il momento è facile da comprendere, ma le sue parole sono interessanti.

"Una doccia gelata - ha commentato - per me come per tutti. È stato difficile superare quel momento e forse è ancora più difficile mantenere la motivazione e la concentrazione da qui alla fine dell'anno. Soprattutto per i ragazzi della squadra: noi piloti abbiamo imparato a separare le emozioni dalla guida della moto, lo sappiano fare abbastanza bene; ma i tecnici no, questo non fa parte della loro preparazione. Facciamo tutti del nostro meglio, ma non è detto che basti, e il disastro di Le Mans con le nostre cadute non è certo casuale..."

Con Honda è cosa fatta? Se ne parla, e anche se so di non poter avere una vera risposta, la domanda andava fatta. Joan non si tira indietro.

"Lo danno tutti per scontato e le trattative ci sono, ma tutto è ancora possibile. E non è affatto vero che Honda mi cerchi da mesi: in realtà prima del lunedì dei test di Jerez, quindi prima dell'annuncio del ritiro della Suzuki, Honda non si era fatta viva con me".

 

Paco Sanchez, il manager personale di Jan Mir, aggiunge qualcosa in più. Ammette che con la Honda si è vicini a un accordo, ma respinge decisamente l'idea che sia cosa fatta. All' ottanta per cento, dice. Anche se i giornali spagnoli da tempo dicono altro, Sanchez afferma che HRC non si era fatta viva prima che Suzuki annunciasse lo stop. Le trattative sono iniziate dopo Jerez.

"Anche per rispetto verso gli altri piloti coinvolti - dice il manager - non si può dare per scontato nulla, almeno fino a che non esiste un contratto con tutte le firme. Nei mesi scorsi abbiamo parlato anche con KTM, con l'Aprilia, con tutti come è giusto che io faccia. Niente di serio, però, e la priorità  di Joan era una sola, restare un pilota Suzuki anche per il prossimo biennio".

L'annuncio del ritiro Suzuki non era prevedibile, è stata un'amara sorpresa per tutti i componenti della squadra. Probabilmente Sahara sapeva che i vertici Suzuki erano decisi a fermarsi, dice Paco, ma è anche lecito pensare che qualcuno nel gruppo premesse perché cambiassero idea. Sahara stava nel mezzo, sapeva e non sapeva, magari ancora ci sperava. Ma di certo ne era completamente all'oscuro Suppo.

"Eravamo un po' stupiti perché il tempo passava, mentre normalmente si sarebbe arrivati a marzo o aprile con l'accordo fatto. Ma Livio non sapeva nulla, ne sono sicuro. La sua prima offerta era stata quasi offensiva, proponeva per Joan un ingaggio vicino a quello del nostro primo anno in Suzuki. Ridicolo, mi sono arrabbiato parecchio... Poi però eravamo arrivati a una cifra vicina a quella che volevamo noi, cioè lo stesso accordo economico oggi in atto. Suppo è rimasto del tutto sorpreso dagli eventi, proprio come noi, credetemi".

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