MotoGP 2018. Capirossi: "Quello che dicono i piloti è legge"

MotoGP 2018. Capirossi: "Quello che dicono i piloti è legge"
Giovanni Zamagni
Loris dice che la decisione è stata presa all’unanimità, ma Andrea Dovizioso lo smentisce: “Non sapevo nulla della Safety Commission”. “Tutti sono stati avvertiti” replica Loris. Secondo il responsabile della Dorna una situazione così non era prevedibile
26 agosto 2018

SILVERSTONE – Decisione presa all’unanimità, o quasi. Questa, perlomeno, è la tesi di Loris Capirossi, rappresentante della Dorna nella Direzione Gara e membro della Safety Commission. Andrea Dovizioso, però, non è d’accordo. «Nessuno mi ha avvertito che c’era una Safety Commission: diciamo che la procedura che è stata adottata mi è sembrata quantomeno anomala» dice ai microfoni di Sky Dovizioso (purtroppo, la stampa non ha potuto parlargli direttamente, così come a tutti gli altri piloti…). Capirossi ribatte a distanza: «E’ vero, mancava qualche pilota, ma quelli che c’erano hanno deciso all’unanimità. Forse solo uno ha detto che c’erano le condizioni per provare a correre».

 

Perché Dovizioso dice che non è stato avvertito?

«Questo non lo so, non spetta a me (le comunicazioni vengono fatte dall’Irta, NDA). Sono certo che tutti i team manager sono stati avvertiti, tanto è vero che c’era anche Jorge Lorenzo, uno che di solito non viene mai alla Safety Commission…».

 

Anche Davide Tardozzi, però, conferma: non è stato avvertito.

«Non so cosa dire: noi abbiamo mandato a tutti i team la comunicazione».

 

Alla fine, quindi, chi ha deciso di non correre?

«Abbiamo voluto sentire l’opinione dei piloti, alla fine sono loro che decidono. Le condizioni erano veramente complicate: io e Franco (Uncini, NDA) ogni 30 minuti siamo entrati in pista per verificare l’asfalto, che non migliorava nemmeno quando pioveva poco».

 

Si correrà ancora qui?

«Devono rifare l’asfalto, il costruttore dà una garanzia di due anni, quindi spetta a loro. Si sono presi sei settimane di tempo per capire cosa è successo, poi interverranno. Noi non possiamo imporre il costruttore, al massimo possiamo solo consigliare a chi affidarsi. Sicuramente c’è stato un problema: oltre alle buche, l’acqua ha reso disastrosa la situazione e devono capire il perché».

 

Non sapevate di questo problema sull’acqua?

«Nessuno ci ha mai detto nulla, nemmeno un avvertimento».

 

Dopo il GP di F.1, però, Lewis Hamilton e Carlos Sainz avevano sparato a zero sull’asfalto di Silverstone; non era il caso di fare qualcosa?

«Abbiamo chiamato i responsabili del circuito dopo che avevamo sentito i commenti negativi, ma loro ci hanno detto che non c’erano problemi e, in ogni caso, non c’era il tempo per fare degli interventi. A volte, poi, le modifiche fanno peggio di quello che già c’è».

 

Se Rabat ieri non si fosse fatto male, oggi si sarebbe corso?

«No, non sarebbe cambiato niente anche senza l’incidente di Rabat. Oggi era chiaro che non c’erano le condizioni di sicurezza, noi sempre facciamo una verifica della pista prima di ogni gara. Nel warm up della Moto3 e della Moto2, con una pioggia leggera, la pista era in buone condizioni. Poi, però, non ha più smesso di piovere e non c’erano più le condizioni».

 

Ai tuoi tempi si sarebbe corso?

«La mia posizione è a fianco dei piloti: quello che dicono è legge. Loro hanno detto che non c’erano le condizioni e io ci credo. Quando si sono allineati in pista alle 11.15 mi hanno detto che la situazione era molto critica, al limite, era difficilissimo guidare. Per questo abbiamo ritardato. Il meteo prevedeva un miglioramento per le 16, ma così non è stato».

 

Si poteva prevedere una situazione del genere?

«No».