Ciabatti (Ducati): "Nel 2014 parte la rivoluzione"

Ciabatti (Ducati): "Nel 2014 parte la rivoluzione"
Giovanni Zamagni
Il responsabile del progetto MotoGP fa il punto della situazione. "La politica dei piccoli passi non ha pagato, ma non potevamo fare diversamente. Lo svantaggio è grande, ma l'Azienda ha le capacità per recuperare" | G. Zamagni, Aragon
27 settembre 2013

Punti chiave

 

ALCANIZ – Andrea Dovizioso si morde la lingua. “Sono in una situazione difficile: vorrei parlare ma non posso. Sia chiaro: non voglio dire contro nessuno, la colpa è di tutti, quindi anche mia e della mia squadra, della quale, peraltro, sono contentissimo. E’ evidente che qualcosa non ha funzionato: ho avuto la fortuna di lavorare con tanti team, nel paddock c’è tanta gente competitiva. Vediamo alla fine dell’anno se mi avranno ascoltato”.

Non è il pilota che deve rispondere a certe domande: lo fa, giustamente, Paolo Ciabatti, responsabile del progetto MotoGP.
“L’analisi di Andrea è lucida: ci sono problemi che, fino a oggi, non sono stati risolti. E’ evidente che bisogna cambiare qualcosa: prenderemo delle decisioni per aumentare competenze che non abbiamo dentro all’Azienda”.

 

Siamo già a settembre, però…
“Ci rendiamo perfettamente conto. E’ chiaro che i tempi sono stretti, la stagione sta per finire e due giorni dopo inizierà quella successiva (con i test di Valencia, NDA). Per il momento non posso dire niente di più”.


Certe decisioni vengono prese da Ducati o da Audi?
“E’ chiaro che c’è uno scambio continuo di informazioni, ma è la Ducati a decidere”.


A Misano, Maurizio Arrivabene, numero uno della Philip Morris, era stato piuttosto duro nei confronti della Ducati: siete preoccupati per il futuro?
“Il contratto con la Philip Morris scade a fine 2014 ed è normale che non siano contenti. Ma è soprattutto l’amore verso la Ducati e i “ducatisti” che ci preoccupa: dobbiamo riportare il nostro marchio ai livelli ai quali eravamo abituati, pensando naturalmente anche a chi ci supporta fin dal nostro debutto in MotoGP”.


Per il 2013 è stata scelta la strada dell’evoluzione e non della rivoluzione: per il futuro si cambierà metodo?
“E’ evidente che la politica dei piccoli passi non ha portato i risultati sperati, ma quest’anno non si poteva operare diversamente. E’ chiaro che l’obiettivo di Ducati e dei nostri piloti, attuali e futuri, non può essere questo, bisognerà cambiare metodo”.


La moto nuova esiste già materialmente, la vedremo a Valencia?
“No, a Valencia ci saranno delle novità rispetto alla moto attuale, ma non la Desmosedici del 2014, che si vedrà a febbraio in Malesia”.


Honda e Yamaha, nel frattempo, vanno avanti: come si fa a recuperare un distacco così elevato?
“Bisogna fare le scelte giuste per indirizzare lo sviluppo nella direzione corretta: sappiamo benissimo che non sarà un compito facile e nemmeno immediato. Nessuno ha la bacchetta magica, non si può sperare di tornare a lottare con Honda e Yamaha un giorno con l’altro”.


La “prognosi”, quindi, è ancora riservata…
“Diciamo che è una situazione grave: la Ducati, però, ha le capacità per riprendersi. Ma ci vuole tempo”.

Dai Ducati, dai: gli appassionati italiani, ma più in generale il motociclismo, hanno bisogno di una Desmosedici competitiva.