Un ricordo di Ettore Baldini

Un ricordo di Ettore Baldini
Andrea Buschi
Un addio al pilota scomparso da chi lo ha conosciuto sui campi di gara del Trial mondiale
1 febbraio 2017

Quando un trialista nato a cavallo degli anni settanta pensa ad un esempio di signorilità e fair play nella sua disciplina, la mente corre senza esitazioni alla figura di Ettore Baldini.

Ettore, classe 1956, si è spento nella sua casa vicino a Bologna (dove stava nei giorni di lavoro in Ducati) il 10 febbraio a causa di complicazioni cardiache, e rimarrà nel cuore dei molti appassionati trialisti che ne hanno seguito le gesta, o di quelli, come me, che hanno avuto la fortuna di averlo come Istruttore nei raduni al Centro Tecnico Federale di Polcanto negli anni ’80.

Il Baldini pilota vinse due titoli italiani della massima categoria, nel 1977 e nel 1979, rimanendo ai vertici di categoria fino al 1986, anno del suo ritiro ufficiale. Ossolano come il suo successore, Danilo Galeazzi, protagonista del Trial italiano di quegli anni, si impegnò a diffondere la tecnica trialistica grazie, come detto, all’investitura di Istruttore e Commissario Tecnico FMI prima, e poi come Team Manager fino all’abbandono del Trial di Aprilia, azienda alla quale si legò nel progetto vincente del modello Climber, culminato con la clamorosa vittoria del finlandese Tommi Ahvala nel campionato mondiale 1992, conquistata all’ultima gara negli Stati Uniti ai danni di Jordi Tarres.

Ettore Baldini impegnato nel Mondiale in Finlandia
Ettore Baldini impegnato nel Mondiale in Finlandia

Da quel momento in poi Aprilia dirottò la competenza di Baldini al di fuori del Trial, impiegandolo nel settore stradale, fino a quando Ettore passò in Ducati, sempre con ruoli legati alla gestione della promozione dei modelli stradali.

Negli ultimi anni Ettore era tornato a farsi vedere nel mondo del Trial, grazie a rievocazioni storiche ed in alcune competizioni di moto d’epoca, nelle quali non aveva mancato di mostrare ancora una volta la sua guida pulita e tecnicamente ineccepibile. Partecipazioni, queste, andate diradandosi in favore di una maggiore presenza sui social, dove i suoi commenti e puntualizzazioni su svariati argomenti trialistici rappresentavano per tutti noi motivo di particolare interesse.

Il mio personale ricordo risale ai primi anni ’80, quando Ettore, a bordo della sua Opel, scendendo dalla sua Val d’Ossola raccoglieva ad Arona il sottoscritto e Donato Miglio per recarci assieme a Polcanto ai numerosi raduni collegiali organizzati dall’instancabile Cavalier Allemandi, autoritario comandante del Trial Italiano dell’epoca. Furono anni molto belli, dove la giovane età, la passione e la voglia di emergere che ci animava ci permisero di apprezzare particolarmente la capacità di trasmettere di questo riservato valligiano che, grazie alla sua competenza e carisma, riusciva ad essere sempre leader del gruppo.

Baldini con la Montesa
Baldini con la Montesa

Un altro straordinario ricordo di Ettore lo potei vivere fortuitamente, se si può dire così. Correva la stagione agonistica 1992, e in occasione del GP della Repubblica Ceca, l'ex pilota Albino Teobaldi allora minder (assistente) di Donato Miglio, abbandonò il suo ruolo per alcuni screzi, aprendomi le porte come sostituto per le ultime quattro gare del finale di stagione mondiale. In quel momento Miglio era pilota ufficiale Aprilia insieme a Tommi Ahvala e Thierry Michaud, e Baldini era Team Manager della squadra, nonché instancabile meccanico. Fu proprio in questa occasione che conobbi la sua grande professionalità e capacità gestionale giù dalla moto. In particolare, nella doppia trasferta di Canada e USA, nella quale si realizzò la vittoria finale di Tommi, ebbi la fortuna di vivere 15 giorni insieme alla squadra che di lì a poco avrebbe realizzato il proprio sogno mondiale. Vivido è il ricordo del pragmatismo di Ettore che, seppure in cuor suo certo della vittoria del proprio pilota, non smise per un momento di esercitare la giusta pressione sulla squadra intera, aumentando esponenzialmente la convinzione di Ahvala e demolendo contemporaneamente il morale di Tarres, che vidi per la prima volta in difficoltà psicologica: insomma, un esempio di Coaching ante-litteram.

Infine, da successore di Ettore alla guida della Nazionale Italiana di Trial, non posso non celebrare il suo successo nel Trofeo delle Nazioni del 1987, ad oggi l’unico titolo vinto dalla nostra Squadra, ed i numerosi podi conquistati che lo pongono come il CT di maggiore successo in Italia.

Ettore con la Nazionale Trial nel 1987
Ettore con la Nazionale Trial nel 1987

La mia testimonianza termina qui, certo di aver incontrato una persona che è stata un esempio ed un modello per le mie azioni passate, presenti e future, e, in ogni caso, una storia sportiva da trasmettere alle generazioni future. Concludo con un omaggio, riportando la struggente testimonianza di Xavier Miguel, un collega pilota, rivale di Baldini negli anni dal 1980 al 1984, che riassume perfettamente l’uomo che prematuramente ci ha lasciato.

“Il tuo cuore si è rotto, la mia anima anche. Tu sei stato uno dei primi a darmi una mano quando arrivai in Italia, mi rispettasti come avversario, eri mio amico, un acerrimo rivale e un grande compagno.
Nobile ed elegante, sempre fedele ai tuoi principi e al fair play del trial, questo tuo stile di vita che sempre ho apprezzato, ci ha uniti da subito e per tanti anni. Eravamo giovani di fisico e 36 anni dopo continuammo ad esserlo di spirito, come nel passato ai Due giorni di Canzo o al Vintage di Folgaria, che ci diede la possibilità di tornare ad abbracciarci.
Grazie
Ettore Baldini per tutto quello che ci hai dato e insegnato, esempio di vita, onestà, humor e generosità.
Ci mancherai tanto, ma lasciami solo chiederti un ultimo favore: Quando arriverai nel luogo di questa tua nuova avventura dai un abbraccio a Diego Bosis, a Lino Della Rodolfa e a Martin Lampkin, avvisa
Francesco Rappini e Giulio Mauri di preparare la loro macchina fotografica e voi grandissimi piloti iniziate a marcare buone zone per quando anche noi arriveremo, ok?
Torneremo a ridere, torneremo a giocare, torneremo a divertirci., però adesso lasciaci cercare di comprendere il significato di questo luogo tra il niente di completo e il tutto del vuoto, che la tua lontananza ci ha dato. Ci duole il tuo viaggio, credimi, e sono sicuro che parlo in nome di moltissimi di noi. Non ti dico addio Ettore, ti dico arrivederci amico mio, mai potrò ringraziarti abbastanza per aver condiviso con me tanti grandi, indimenticabili momenti.
” Xavier Miguel

Riposa in pace Ettore, e grazie di tutto!

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