Le pagelle del GP d'Australia

Le pagelle del GP d'Australia
Giovanni Zamagni
La vittoria di Rossi vale 9,5. Sei a Lorenzo: fortunato o sfortunato? Cinque a Dovizioso, il circuito australiano non fa per lui. Nove a Crutchlow, un vero professionista. Quattro ai piloti HRC | G. Zamagni
20 ottobre 2014

Punti chiave

VALENTINO ROSSI VOTO 9,5

Un errore in qualifica avrebbe potuto costargli carissimo (mezzo punto in meno). Ma in gara, il pilota della Yamaha è stato fenomenale (mezzo punto in più), quasi perfetto, a parte una partenza così così. Ma il suo ritmo era indiavolato, sorprendente la velocità con la quale ha raggiunto il compagno squadra, bella la sfida tra i due, prima che Lorenzo fosse costretto a rallentare vistosamente. Il secondo posto sarebbe già stato un ottimo risultato, poi Marquez ha voluto fare un regalo all’amico: ma non si dica, per favore, che ha trionfato solo per i guai altrui. Infinito.

 

JORGE LORENZO 6

La Bridgestone nega qualsiasi responsabilità, ma il campione della Yamaha ha rallentato in maniera anomala negli ultimi giri: difficile che fosse solo “colpa” di una messa a punto non adatta alla gomma più morbida anteriore, usata poco da Jorge durante le prove. Alla fine, arriva secondo, lui sì, però, solo per i guai altrui. Fortunato per il risultato o sfortunato per la gomma?

 

BRADLEY SMITH 7

Diciamo la verità: sembrava un’altra gara insufficiente, tanto che a sette giri dalla conclusione era piuttosto indietro (settimo) e mai protagonista. Le tante cadute gli hanno permesso di salire, per la prima volta nella sua carriera in MotoGP, sul podio: rimanere in piedi è comunque un merito. Costante.
 


ANDREA DOVIZIOSO 5

Le prestazioni di Crutchlow dicono che un Dovizioso in forma avrebbe certamente conquistato il podio. Ma Phillip Island è indigesta al pilota italiano e per tutto il fine settimana è stato abulico, incapace di sfruttare come sa la sua GP14.2. Poi, anche lui, ha usufruito degli sbagli altrui, chiudendo con un quarto posto da fregarsi le mani. Ma Andrea è il primo a sapere di non aver fatto bene. Svagato.

 

HECTOR BARBERA 5

Se si guarda solo al risultato, il voto dovrebbe essere altissimo. Ma tutto il resto è da dimenticare.

 

ALVARO BAUTISTA 4

Mette malinconia vederlo lottare con piloti decisamente meno veloci di lui, oltretutto con moto molto meno competitive. Lui ripete allo sfinimento che le sospensioni Showa non fanno scaldare le gomme, quindi guidare a Phillip Island deve essere particolarmente problematico. Impossibile, però, trovare qualcosa di positivo nelle sue prestazioni.
 


CAL CRUTCHLOW 9

Per una volta, è giusto non dare nessun peso allo sbaglio fatto, ma bisogna esaltare quanto fatto da Crutchlow prima in prova (secondo), poi in gara, nonostante un contatto alla prima curva con Iannone sembrava avesse già compromesso la sua domenica. Ma con grande determinazione, il pilota della Ducati è risalito dalla nona posizione nella quale ha terminato il primo giro, fino a un incredibile secondo posto. Poi la caduta, ma l’immagine è quella di un pilota che da “separato in casa” ha continuato a crederci lavorando insieme al suo team a testa bassa, incurante degli “schiaffoni” che prende dall’inizio dell’anno da Dovizioso e Iannone. Una prestazione da applausi. Professionista.

 

STEFAN BRADL 4

Non riesce più a essere veloce nemmeno in prova e in gara si prende anche un punto di penalità per “guida irresponsabile”, con conseguente caduta. L’involuzione, ormai, è totale.
 

Marc Marquez
Marc Marquez


MARC MARQUEZ 4

Stava dominando alla sua maniera, ma ancora una volta non ha finito la gara, come successo tre volte negli ultimi 4 GP. Una serie di errori di diverso genere – in questo caso lo sbaglio è stato davvero minimo, Marquez è caduto in frenata a moto ancora dritta -, ma, probabilmente con la stessa matrice: l’eccessiva tranquillità. Fateci caso: Marc ha sempre sbagliato quando non aveva niente da perdere. Tanto per dire: a Motegi doveva fare secondo, e secondo ha fatto. Umano.

 

POL ESPARGARO 5

Non stava facendo male, ma è caduto a tre giri dalla fine. Peccato.

 

DANI PEDROSA 4

D’accordo, è stato costretto al ritiro dopo essere stato centrato, senza colpe, da Iannone, ma, in ogni caso, la sua prestazione fino a quel momento era deprimente. Se dopo cinque giri sei nono, pur essendo partito dalla seconda fila, te la puoi prendere solo con te stesso se poi vieni coinvolto in un contatto nel “gruppone”. Una provocazione: chieda scusa ad Alberto Puig in ginocchia e lo faccia tornare al suo fianco.

 

ANDREA IANNONE 4

Un contatto con Crutchlow alla prima curva, un errore in frenata («non mi è entrata la prima marcia» si è giustificato) al sesto giro, con conseguente contatto con Pedrosa e caduta molto dolorosa. Andrea si arrabbia se gli dici che, a volte, è troppo aggressivo, ma in questo caso credo che anche lui sarà d’accordo. Focoso.
 


YAMAHA M1 VOTO 9

Quattro vittorie nelle ultime quattro gare sembrano confermare che la Yamaha, ormai, ha raggiunto la Honda. Rimane sempre qualche dubbio per come sono arrivati i successi, ma bisogna sottolineare che a Phillip Island la M1 ha potuto utilizzare la gomma anteriore più morbida, che con la Honda non avrebbe finito il GP. Questo, per esempio, è un merito indiscutibile.

 

HONDA RC213V 8

Difficile valutare il livello della RC213V: se si guarda quello che fa Marquez, caduta a parte, allora rimane la moto più competitiva, se si guardano le prestazione di tutti gli altri piloti Honda, allora ci si chiede come Marc abbia fatto a conquistare il titolo con tanto anticipo. E se Marquez fosse caduto proprio perché cercava di ottenere un risultato superiore alle potenzialità della moto?

 

DUCATI GP14 7

La prima considerazione che viene in mente è negativa: se il pilota più veloce è l’unico che non dispone della moto nuova, la 14.2, l’unico che è in sella a una Desmosedici praticamente invariata da inizio anno, allora tutti i decantati miglioramenti non ci sono stati. Rimane il fatto, che quella Ducati a Phillip Island era da podio.