SBK. Scott Redding: “Conosco il calore del popolo Ducati”

Carlo Baldi
Redding è la grande novità del mondiale SBK 2020. Con lui la Ducati vuol dimostrare che il mondiale dello scorso anno è stato perso a causa del pilota, e non della moto
29 novembre 2019

Scott Redding è un robusto ragazzone di quasi 1 metro e 90, e a prima vista sembra più un giocatore di basket che non un pilota di moto. L’impressione che abbiamo avuto è quella di un ragazzo di carattere, certamente estroverso, ma anche molto professionale.
Pur avendo solo 26 anni, ha già una lunga carriera alle spalle, avendo debuttato a soli 15 anni nel mondiale 125. Dopo due anni nella minima cilindrata, Scott ha corso per 4 anni in Moto2 e 5 in MotoGP. Prematuramente scartato dal dorato mondo della GP, Redding si è dovuto “riciclare” nel British Superbike, per poi approdare al team Aruba.it Racing Ducati nel mondiale Superbike.
 

Le aspettative su di lui sono molto alte, non solo da parte della Casa di Borgo Panigale, ma anche da parte degli appassionati del mondiale delle derivate, che da anni cercano un pilota che possa dare del filo da torcere al Cannibale Rea. Il suo debutto sulla V4 SBK è stato molto positivo. Nei test di Aragón e nei due giorni di Jerez ha dimostrato di aver brillantemente superato la fase di adattamento, non solo ad una moto diversa da quella con la quale ha vinto in Inghilterra, ma anche alle gomme Pirelli, a loro volta differenti rispetto a quelle utilizzate nel BSB. 

Da oltre un decennio il sanguigno popolo ducatista attende l’erede di Troy Bayliss e di Carlos Checa, nondimeno fremono i vertici sia della Ducati, che vuole dimostrare come la debacle dello scorso anno sia stata colpa del pilota e non della moto.  

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