SBK 2016. La Honda vincente? Un miracolo italiano

SBK 2016. La Honda vincente? Un miracolo italiano
Carlo Baldi
Cosa c’è dietro alla rinascita della Honda in Superbike? A chi va il merito di aver reso competitiva la CBR? Non solo Olanda e Giappone, ma anche tanta Italia
11 marzo 2016

Erano anni che non si vedevano due piloti del team Honda Ten Kate lottare per la vittoria o comunque per le prime posizioni. E’ avvenuto a Phillip Island in gara due, ma anche qui a Buriram i piloti della casa giapponese stanno dimostrando di poter tenere il passo delle Kawasaki e delle Ducati. In casa Honda la storia si divide in AR e PR. Ante Rea e Post Rea. Il talento nordirlandese è stato per anni l’unico a portare alla vittoria la CBR 1000 Fireblade, mentre i suoi compagni naufragavano tra mille problemi. Dal 2009 al 2014, si erano susseguiti senza successo al fianco di Johnny: Checa, Neukirchner, Xaus, Aoyama e Haslam. Nel 2015 però le strade del team Honda Ten Kate e di Johnny si sono divise ed è stato subito chiaro che la squadra olandese da sempre appoggiata da Honda Europe, avrebbe dovuto cambiare drasticamente la propria rotta. Spazio al giovane campione del mondo Supersport Michael VdMark ed al campione del mondo Sylvain Guintoli. I risultati non sono stati subito soddisfacenti (fatta eccezione per l’exploit del giovane olandese ad Assen, due volte terzo sul tracciato di casa). Senza Rea la Honda non può vincere. Il progetto CBR Fireblade è ormai giunto al capolinea.
 

A smentire tutti ci hanno però pensato VdMark e Guintoli che nel finale della scorsa stagione hanno iniziato a piazzarsi costantemente nelle parti alte della classifica e negli ultimi quattro round hanno raccolto 2 terzi e 5 quarti posti.

Nel 2016 Guintoli decide di sposare il progetto R1 Yamaha ed al suo posto arriva l’ex campione del mondo MotoGP Nicky Hayden. Ad accogliere l’americano ecco molti commenti negativi : “un campione, ma con la CBR non può vincere”.


E siamo al primo round di Phillip Island. I due piloti Honda confermano che la moto è migliorata molto, così come il talentuoso VdMark che arriva addirittura davanti ad Hayden. Nella prima gara sale sul terzo gradino del podio, mentre Hayden paga la sua inesperienza nell’utilizzo delle gomme Pirelli. In gara 2 Michael ottiene il secondo posto e Nicky il quarto, superato all’ultima curva da Giugliano. A confermare il tutto è venuta la pole provvisoria di oggi ottenuta da VdMark.

Risultati che spazzano via tutti i luoghi comuni, assieme ai gufi che volevano Hayden sacrificato sull’altare della CBR.


Ma cosa è successo in Ten Kate nell’era PR-Post Rea? Chi è riuscito a resuscitare la Fireblade? Dietro alla rinascita del team olandese c’è il grande lavoro dei manager del team olandese e dei loro tecnici, ma anche l’abilità e l’ingegno tutto italiano di Marco Chini (World SBK Operations Manager) Dino Acocella (capo tecnico di Hayden e responsabile dello sviluppo della ciclistica) e Massimo Neri (Responsabile della parte elettronica). Abbiamo chiesto a Chini e Acocella di spiegarci questo ennesimo “miracolo italiano” e queste sono le loro interviste.

 

Marco Chini

Marco Chini è la persona che più di ogni altro ha voluto Hayden in Superbike. E’ al suo terzo anno in SBK.


Marco raccontaci cosa hai fatto in questi anni di SBK

«Dopo un anno nel quale ho affiancato Carlo Fiorani, dal 2015 sto ricoprendo l’incarico di World SBK Operations Manager. Il progetto SBK della Honda prevedeva l’utilizzo per altri due anni della CBR1000RR SP Fireblade ed a quel punto era chiaro che avremmo dovuto risolvere una serie di problematiche che ci stavano limitando. Assieme allo staff Ten Kate abbiamo deciso di intervenire sullo sviluppo della moto, coinvolgendo ovviamente tutti i nostri partner tecnici. Cosworth (elettronica e sviluppo motore), ETS (benzina) Termignoni (impianti di scarico) Nissin (freni), Castrol (lubrificanti) e altri ancora. Ci siamo seduti attorno ad un tavolo per cercare di capire come avremmo potuto migliorare la nostra moto e renderla competitiva ai massimi livelli in Superbike».

 

Un maggiore impegno di Honda in Superbike. Da chi è nata l’iniziativa?

«L’iniziativa è nata da Honda Europe e dal team Ten Kate, nostro storico e vincente partner sportivo, ma il tutto è stato naturalmente realizzato con il benestare di Honda Japan. La casa madre ci supporta da sempre, anche se non ci fornisce un’assistenza diretta, come fa invece nella MotoGP».

 

I nuovi regolamenti vi sono venuti incontro. Dorna vuole moto sempre più vicine alla serie e la vostra CBR lo era già.

«Il più grosso vantaggio che abbiamo tratto dal nuovo regolamento è che ha esaltato la qualità costruttiva del nostro prodotto. Quando il regolamento dice che dobbiamo utilizzare una moto estremamente vicina al prodotto di serie, il fatto che i nostri componenti abbiano una qualità molto elevata, ci ha aiutato a spingere il limite della nostra moto il più avanti possibile. E’ vero che noi abbiamo un mezzo più stradale e meno estremo rispetto ai nostri competitors, ma il fatto che utilizziamo componenti di elevata qualità ci aiuta molto nel rendere competitiva la nostra Superbike. Questo è il motivo per il quale siamo riusciti a portare la CBR a questi livelli prestazionali, senza andare a discapito dell’affidabilità».

 

Sembrava che con questa moto potesse vincere solo con Rea.

«Johnny è un pilota molto forte che era in grado di guidare sopra i problemi. Quando al suo posto è arrivato Guintoli le cose sono cambiate. Sylvain vuole che la moto faccia quello che dice lui e ci ha richiesto che si adattasse al suo stile di guida. VdMark era al debutto in Superbike ed andava aiutato. Per questo lo scorso anno abbiamo cambiato la filosofia del nostro progetto. Quest’inverno poi abbiamo aggiunto al team due tecnici italiani, Dino Acocella e Massimo Neri. In un team collaudato come era il Ten Kate, siamo riusciti ad inserire due tecnici italiani di assoluto valore, che ci hanno aiutato a fare un ulteriore salto di qualità. Molti dei successi che stiamo raccogliendo in questo inizio di stagione si devono anche a loro e questo, da italiano, mi rende molto fiero».

 

E poi è arrivato anche un certo Hayden.

«Nicky è un pilota con un esperienza incredibile. E’ chiaro che non prende rischi inutili ed ha bisogno di un poco di tempo per adattarsi alla Superbike, ad iniziare dalle gomme, completamente diverse rispetto a quelle che utilizzava in MotoGP. Inoltre non dimentichiamo che ha debuttato su di un circuito come quello di Phillip Island, particolarmente complicato per quanto riguarda gli pneumatici. Ci sta dando una grossa mano nello sviluppo della moto. E’ arrivato con le idee molto chiare e ci ha aiutato soprattutto nella parte elettronica. Per lui l’elettronica deve essere meno invasiva ed intervenire nel momento giusto. Nicky richiede un feeling con il gas molto diretto. Vuole sentire la manopola dell’acceleratore».
 


Van Der Mark è cresciuto molto

«Michael ha un grande talento al quale ha saputo aggiungere in breve tempo la capacità di commettere pochissimi errori. E’ contento del lavoro svolto questo inverno e dei progressi della sua moto. Questo lo ha galvanizzato ed il resto lo sta facendo la sua fame di vittorie».

 

E il prossimo anno cosa succederà? Arriverà una moto nuova?

«Come da regolamento il prossimo anno la nostra moto di serie dovrà disporre del ride by wire e quindi sarà una moto certamente nuova. Al momento però io non so quale moto arriverà. Se sarà completamente diversa o se rappresenterà uno sviluppo di quella attuale. Nutriamo fiducia totale nella Honda e quindi siamo certi che sarà una moto competitiva. Inoltre visti i progressi che stiamo facendo, anche se fosse “solo” una continuazione del progetto Fireblade non ci dispiacerà di certo».


 

Dino Acocella

Ed ecco invece il parere di Dino Acocella. Un brillante passato di capo tecnico in Ducati e successivamente in BMW, prima che Chini lo convincesse a sposare la causa del team Ten Kate Honda.

 

Come siete riusciti a migliorare la CBR?

«Abbiamo svolto un lavoro di sviluppo a 360° che ha riguardato la parte ciclistica, quella elettronica e quella del motore. Personalmente ho lavorato sulla ciclistica. Abbiamo cambiato l’avantreno, sono arrivate nuove forcelle dalla Ohlins, abbiamo cambiato i link della sospensione ed effettuato molti test per modificare il forcellone posteriore, con le rigidezze giuste. Il motore è stato sviluppato da Cosworth che ha fatto un grande lavoro, assieme ai tecnici Ten Kate. L’elettronica è andata di pari passo con questi sviluppi ed è venuta di conseguenza. Se la ciclistica ed il motore sono a posto è più facile trovare le soluzioni giuste per l’elettronica».

 

Tu sei arrivato in Honda assieme ad Hayden. Quanto vi ha aiutato l’americano nel vostro lavoro?

«Nicky ha dato tante indicazioni e tutte derivanti dalla sua grande esperienza. L’unico suo limite è quello di non conoscere bene le gomme, ma per fortuna in questo lo abbiamo potuto aiutare noi, che invece utilizziamo da anni le coperture Pirelli».

 

Cosa ne pensi di VdMark?

«Michael è cresciuto assieme alla moto. Lavora in perfetta sintonia con tutti i tecnici così come da anche Nicky. Da notare che le moto che i nostri piloti utilizzano sono molto simili tra loro. Questo significa che il pacchetto che mettiamo a loro disposizione è molto valido e non richiede particolari modifiche».

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