Sardegna Rally Race. Vince Marc Coma (KTM). Composizione del podio al fotofinish

Piero Batini
  • di Piero Batini
Ultima Speciale del SRR13, lunghissima e veloce. Coma non ha difficoltà a ottenere la sua terza vittoria nel Rally di Bike Village. Alle spalle del fuoriclasse spagnolo Paulo Gonçalves (Honda) e Joan Pedrero (Beta)
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  • di Piero Batini
6 giugno 2013

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San Teodoro, 5 giugno. Con il secondo posto nella speciale più lunga della storia del Sardegna Rally Race, Marc Coma ha vinto per la terza volta il Rally che Antonello Chiara e Gianrenzo Bazzu hanno immaginato e re-inventato poco dopo aver dato vita a due manifestazioni amatoriali di successo quali la Cavalcata del sole e il Sardegna Legend Rally. Il fuoriclasse spagnolo ha vinto con un margine sicuro, oltre sette minuti sul secondo classificato, Paulo Gonçalves. Il portoghese è anche, dall’inizio della stagione, l’unico in grado di tenere ancora aperto il Mondiale altrimenti in via di assegnazione rapida, come accadde lo scorso anno proprio in Sardegna. Sin qui niente di fantascientifico o di inedito, ma i “riferimenti” ad altri rally o prove di Mondiale finiscono lì. Il Sardegna di Bike Village è un’altra cosa, e vale assolutamente la moneta di quei fatti che mai hanno avuto un corso scontato o meno che dirompente sul piano dell’evoluzione della gara.

Marc Coma è tornato l’enorme Campione che era prima dell’incidente in Marocco che gli è costato il forfait all’ultima Dakar. Il Campione, cioè, che sa esattamente quello che vuole e come ottenerlo. È una modalità vincente che non si improvvisa o che arriva da sola. Ci vuole talento, sì, ma anche un lungo lavoro di formazione fisica e mentale, e vedere che il catalano è tornato in forma olimpica aiuta ad amare questa disciplina, perché Coma ne è un Campione straordinario, e quando è a posto non ce n’è per nessuno.


Il Sardegna Rally Race è il rally che da sempre raccoglie le adesioni dei migliori Piloti del Mondo, e per questo rinnova la sfida della Dakar nella forma di una particolarissima rivincita. Fino a pochi giorni dal via, però, Cyril Despres non era tra gli iscritti. Aveva una porta sempre socchiusa, naturalmente, e la definizione, il 30 maggio, dell’accordo con Yamaha, l’ha improvvisamente spalancata. E la rivincita si è materializzata anche quest’anno, ma non ha tenuto con il fiato sospeso com’era avvenuto in altre edizioni del Rally italiano. Il motivo è facilmente spiegabile. Despres è salito in sella alla Yamaha solo un paio di volte nella settimana prima del Rally, e tutto era almeno da rivedere sotto il profilo della personalizzazione della moto. In più Cyril non correva dalla Dakar.

Eppure sino a tre quarti di gara Despres “c’era”. Non in grado di impensierire Coma, ma senz’altro pronto ad approfittare di una eventuale situazione favorevole. È accaduto il contrario, Despres è rimasto in gioco ma non è riuscito a salire sul podio. Per poco, undici secondi soltanto, e senz’altro per l’enorme carico di motivazione messo in campo dai sei elementi di quella “banda” che per tutto il Rally ha alternato giornate quasi epiche ad altre almeno sfortunate, ed è rimasta compatta fino alla fine. Alla fine Gonçalves, che all’inizio non si era neanche visto e che ha impiegato qualche giorno per entrare in sintonia con le difficoltà della navigazione, è secondo, e Joan Pedrero terzo, ancora per l’inezia di undici secondi che, nell’arco di sei giorni di gara e 1.600 chilometri di percorso sono davvero nulla. All’inizio dell’ultima speciale del Rally, in corsa per i due posti del podio lasciati liberi da Marc Coma erano in sei. Ci hanno provato soprattutto Pedrero e Mancini, Despres e Ceci, e Botturi più di tutti perché aveva il dente avvelenato dall’episodio del Rally che più ha fatto sognare, e più disperare. Accadeva tutto nella penultima tappa, con due speciali micidiali per un totale di 200 chilometri, tra Arborea e Sa Itria. Botturi era indietro, ma era riuscito a fare il miracolo andando a riprendere i battistrada e recuperando buona parte dello svantaggio. Una trappola di rete, prima, e una panne di benzina, poi, avevano tagliato le gambe a quel sogno, e vanificato una delle più belle imprese dell’intero Rally. Peccato. Botturi ha ormai tutte le attitudini necessarie per dare corpo e spessore all’alternativa italiana. Ha il fisico, la tempra e la decisione, e soprattutto la testa per vincere. Ma, incredibilmente, Botturi non ha né una moto né un team per dimostrarlo. Non è giusto! In Sardegna c’è venuto con una Yamaha della filiale italiana, assistito per stima e amicizia da Franco Picco.

L’”equipaggio” ha funzionato bene, ma era un’uscita estemporanea, quasi un fuori programma. Una seria… improvvisata che per poco non rivoluziona la storia del Rally di Bike Village. Botturi era venuto per vincere, poteva riuscirci, ma non è salito neanche sul podio. Come Despres ma con tutt’altro spessore di partecipazione. Tanto è vero che a un risultato “mediocre” come un podio generico Botturi non ha pensato neanche per un attimo, e quando il terzo posto poteva essere suo senza strafare, il Gigante di Lumezzane non ha esitato un solo attimo e l’ha messo in gioco per un piatto senza compromessi. Al di là della tre speciali e le due tappe vinte, comunque Botturi non è stato una sorpresa né una delusione. È stato una conferma, quale che sia il risultato finale.

Una sorpresa, se vogliamo, è stato Joan Pedrero, che l’anno scorso aveva concluso il suo prima Sardegna Rally Race al 9° posto. Quest’anno è stato l’ultimo degli iscritti. Anche lui non ha ancora una moto per la Dakar, ma neanche Paolo Machetti ha avuto esitazioni quando si è profilata la possibilità di affidare allo spagnolo una delle sue Beta. Il Dirt Racing in Sardegna era une della Squadre più forti in assoluto (oltre a Pedrero sul Podio ha portato anche Andrea Mancini al sesto posto), e mi piacerebbe che i toscani avessero la possibilità di continuare a cavalcare l’onda.

Che dire del Sardegna Rally Race che non è già stato detto? Intanto le stesse cose che ne ricordino la caratteristiche eccezionali: record di partenti, non come l’anno scorso, ma visti i tempi…, il percorso bellissimo tracciato da Willi del Vecchio, difficilissimo e con una navigazione da capogiro, il road book perfetto di Giulio Fantoni (l’uomo che non ride mai), una battaglia aperta dal primo bellissimo prologo sul crossdromo di Tore Cambule fino al concerto di Ronnie Jones ospite della premiazione a San Teodoro. Tra quelle non dette, le vittorie di classe di Rafal Sonik nei Quad, di Serena Ghione tra le ragazze, di Luca Vecchi nella Open e di Guido Fedeli nella Junior (cui va l’iscrizione alla Baja del Marocco offerta da NPO). Peccato per i più sfortunati, come Viladoms (che aveva vinto lo scorso anno), Carmignani o Uslenghi, costretti al ritiro per infortunio o problema meccanico. Di Zanotti che una al giorno ne ha sperimentate parecchie, di botte di sfortuna. Non fosse così difficile e costoso organizzare un Rally mondiale, sarebbe bello costruire un intero campionato di gare come questa!

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