Ride in the USA. Supermoto, si ricomincia a piccoli passi

Ride in the USA. Supermoto, si ricomincia a piccoli passi
Pietro Ambrosioni
  • di Pietro Ambrosioni
Dopo la celebrità di una decina di anni fa la Supermoto in USA sembrava morente ma invece scopriamo che - a modo suo - sta riprendendo forza
  • Pietro Ambrosioni
  • di Pietro Ambrosioni
8 aprile 2015
Lo scorso weekend dopo anni di assenza sono andato a vedere una gara di AMA Supermoto. Beh, la colpa non è nemmeno del tutto mia, dato che dopo gli anni d’oro dell Supermoto americana, direi dal 2004 fino al 2009, l’intero campionato ha subito una fase involutiva fino a scomparire del tutto.
 
La disciplina, mai morta a livello locale - soprattutto in California - ha ripreso a fare i primi passi “importanti” solo grazie all’entusiasmo e all’intraprendenza del collega Dennis Anderson. Dennis, che purtroppo è mancato nel settembre 2013 dopo una lunga malattia, ha resuscitato la Supermoto con il suo campionato USA Pro Supermoto, o perlomeno ha evitato che il poco che rimaneva venisse completamente spazzato via dal passare del tempo.
 
Matt Stewart
Matt Stewart

 

 
La vera svolta è arrivata quando Matt Stewart (nella foto) ha preso le redini dell’associazione, proprio per aiutare Dennis che in quel momento aveva appena ricevuto la sua terribile diagnosi. Matt, normalmente pilota Supermoto ma inattivo a causa di una brutta frattura al gomito, decise di aiutare Dennis finché non si fosse ripreso. Purtroppo Dennis non si riprese mai e alla fine Stewart si ritrovò da solo a gestire il tutto, quasi suo malgrado.
 
«All’inizio - dice Matt - continuavo a ripetere a me stesso e agli altri che ero un pilota come tutti e che stavo solo aiutando Dennis in un periodo di salute difficile. Con il passare dei mesi ho però iniziato a prenderci gusto, e al momento in cui Dennis ci ha lasciato ho deciso di proseguire».
 
Il primo periodo non è stato facile, ma Matt e il suo gruppo non hanno mai forzato la mano, preferendo procedere a piccoli passi.
«Ho trovato un nuovo business partner - Joe Agley - nel 2014 ed ora sono più libero di concentrarmi sulla promozione e sulla ricerca degli sponsor, perché senza di loro questo campionato non potrà durare in eterno. È un onore e un piacere avere un bel gruppo di persone che lavorano incessantemente al mio fianco, ed è anche uno stimolo per me: siamo alla prima gara del 2015 ma sto già lavorando sul campionato 2016».
 
A livello di regolamenti il campionato si basa sulle linee guida della AMA, che dall’anno scorso è tornata a patrocinare la disciplina. Le categorie sono quattro: Amateur, Mini, Pro Lites e Pro Open. Tutte le classi, ad eccezione della Mini, hanno la limitazione di un solo treno di gomme per l’intera giornata di gara (prove, batterie e finale) e per correre tra gli Amatori non serve nemmeno una licenza ma basta essere tesserati AMA.
 

 

 

 
Dopo tutte le premessa è però il momento di analizzare la situazione attuale del Campionato AMA Supermoto, che sabato scorso ha preso il via dal circuito di Adams Motorsports nel Sud della California.
 

La AMA Supermoto in questo momento bada al sodo: tutte le gare sono state spettacolari e combattute quasi fino all’ultimo giro, e il pubblico ha dimostrato di gradire, pur sotto il sole feroce del deserto californiano e in mezzo alla polvere creata da una delle peggiori siccità degli ultimi 50 anni.

Il contorno, invece, può ancora migliorare. Va detto subito che gli anni delle finalissime a Las Vegas o Long Beach presso la Queen Mary sono attualmente solo un vago ricordo. Troy Lee non è più coinvolto nella disciplina e non ci sono più KTM, Honda, Yamaha, Husqvarna ed Aprilia impegnate a livello più o meno ufficiale. La Supermoto a stelle e strisce è tornata alle origini: le moto sono poco più che di serie (c’era pure un vecchio Kappa a due tempi), i piloti - quasi tutti sconosciuti - sono vestiti in modo più o meno rabberciato e il paddock, con qualche furgone e normalissime tende per ripararsi dal sole, sembra più quello di un allenamento settimanale che quello di un campionato nazionale. Se poi aggiungiamo che non c’era nemmeno il podio e le premiazioni venivano effettuate direttamente sul rettilineo d’arrivo potete capire quanto distante sia tutto lo scintillio di qualche anno fa.
 
Anche la pista in questa occasione non era delle più grandi, ma va ricordato che in calendario ci sono prove cittadine a Sturgis in occasione del raduno Harley Davidson, in Colorado in concomitanza con la NASCAR ed anche in Utah in concomitanza con il National di Motocross. L’inizio potrebbe dunque sembrare un po’ in sordina, ma nell’arco della stagione la Supermoto avrà più di una occasione per farsi notare e rientrare nel giro che conta.
 
Tra i piloti schierati in gara sinceramente non ho riconosciuto quasi nessuno: il dominatore della Pro Unlimited è stato Gage McAllister, vincitore del Campionato 2014, mentre sul podio con lui sono finite quelle due vecchie volpi di Micky Dymond e Steve Drew. E meno male che non si allenavano da anni… o almeno così hanno detto dopo la finale.
 

Per chiudere segnalo che nella categoria Mini non era previsto il passaggio lungo il tratto fuoristrada, per cui si sono presentati al via due piloti giapponesi su minuscole moto stradali a due tempi: date un’occhiata alle loro foto nella gallery, ne vale la pena.
 

 

 

 

Caricamento commenti...