Rally. Le meraviglie del Marocco

Rally. Le meraviglie del Marocco
La nostra inviata Paola racconta il suo viaggio avventura nel paese africano. Scenari stupendi, tanta navigazione, roccia e dune che hanno visto protagoniste al Desert Logic 2011 tre brave motocicliste
15 dicembre 2011


Inizia la nostra avventura in Africa. La mattina è come svegliarsi in un altro mondo, sabbia e neve…
La Neve in Marocco? Proprio così e l’abbiamo pure toccata durante la tappa.

8.30 si accendono i motori, roadbook montati e si naviga fino a Zagora. 180 km per prendere confidenza con il terreno roccioso ma soprattutto con la navigazione. Arrivati in vetta al "Passo del Diavolo" una discesa molto tecnica ci separava dal bivacco. Paesaggi incantevoli, vergini, minuscole coltivazioni spuntano tra le rocce all’ombra delle palme, un contrasto di colori che non ti lascia  distogliere lo sguardo. Piccole case di pietra formano villaggi che si mimetizzano nello sfondo.
Ancora una tappa  rocciosa  per arrivare a Merzouga, 250 km ci separano dalle dune, ma prima della partenza ecco arrivare la prima prova.
Pronte schierate sul cancelletto di partenza. Il Team Pink Rock (Anna Sappino, Paola Riverditi,  Irene Saderini) spalanca il gas con il coltello fra i denti e in una nube di polvere si aggiudica il secondo posto.

Merzouga ci attende. Lungo il percorso s’intravede qualche distesa di sabbia ma verso la fine della seconda tappa ecco in lontananza le dune baciate dal sole, in tutta la loro maestosità. Le guardi e sei completamente stregato dal loro manto luminoso. Sono tanto belle quanto ingannevoli. 
Il mitico Jordi Arcarons e Fabio Fasola, che di sabbia se ne intendono, ci hanno aiutato a capire come muoverci, in più io e Irene abbiamo avuto un’insegnante privata, Anna.

Capito il meccanismo, è puro divertimento, come andare sull’ottovolante! Scaldati i motori su 25 km di navigazione arriviamo a Jasmine tra le dune dell’Erg Chebbi, ed ecco imponente "la duna impossibile".

"Chi arriva in cima in moto vince, ma gli inseguitori dovranno proseguire a piedi per aggiudicarsi il secondo posto“.  
Non ho mai fatto così fatica per arrivare in punta a una mulattiera insidiosa.
Sono arrivata in cima a gattoni, immaginatevi la pendenza
”Non importa come ci arrivi, ma se raggiungi la vetta tocchi il cielo con  un dito.”

Prima di rientrare alla base ci siamo concesse il tramonto sedute nella sabbia. Il paesaggio è veramente incredibile. Tutto si tinge di rosso  e come per magia i bambini spuntano da ogni dove, ti corrono incontro e ti sorridono.

Un altro giorno è passato e tra poco è giunta ora di rientrare.
Le dune si trasformano in rocce, a metà tappa due grossi muri di sassi nascondono un paesaggio misterioso e segnano un ingresso surreale: il set cinematografico della Mummia.

Proseguendo sul cammino dell’ultima tappa si arriva al passo in cima alle montagne, fino ai 2000 metri, i bambini chiedono un’impennata correndo, al nostro passaggio, con i sandali sulle pietre.
Questo è il Marocco affascinate più che mai, con mille variabili. Una valle si apre ai nostri occhi con solo un serpente bianco che l’attraversa.

L’arrivo è alle porte, ma ho gli occhi ancora pieni di gioia; scruto ogni angolo per non perdermi i particolari. Tratti di paesaggio così silenziosi e intonsi credo non esistano più, il  paese più vicino si trova a 15 km di sentiero dopo il passo tra le montagne. Un paio d’ore di cammino.

I chilometri sono tanti, ripartirei domani  pur di rivivere le emozioni che mi ha regalato il Desert Logic. Per la cronaca le Pink Rock hanno conquistato la medaglia di bronzo, brave le Zeta Girls!

Paola Riverditi

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