Ken Roczen: "Ho già vinto la mia battaglia"

Ken Roczen: "Ho già vinto la mia battaglia"
Pietro Ambrosioni
  • di Pietro Ambrosioni
Un'intervista al pilota tedesco alla vigilia del Supercross 2018, in occasione della presentazione del team HRC sulla pista californiana di Corona
  • Pietro Ambrosioni
  • di Pietro Ambrosioni
18 dicembre 2017

Giovedì scorso siamo stati invitati alla presentazione stampa del Team HRC USA, sul test track Honda di Corona, in California. Nel corso dell'evento sono stati presentati i team della 450 e quello della 250, che come di consueto vedrà le moto ufficiali gestite dalla squadra GEICO Factory Connection.

La prima grossa novità per il 2018 è che Eric Kehoe è tornato a coprire la carica di Team Manager, mentre Dan Bentley passa a gestire il Team GEICO.

Per quanto riguarda le 250, Christian Craig, dopo sue insistenti richieste, torna a disputare il campionato West mentre Jeremy Martin, destinato alla costa East, correrà i primi tre round di Anaheim 1, Houston ed Anaheim 2 in sella alla 450. Il pilota del Minnesota (che lo scorso anno ha rischiato di vincere il SX di Daytona al debutto in sella alla massima cilindrata) ha così commentato «Per me è una grossa opportunità poter correre con i top rider della 450. Potrò ancora una volta imparare molto e allo stesso tempo accumulare un po' di "race time" che permetterà di essere pronto e competitivo quanto inizierà il campionato 250 East Coast».

Ovviamente il personaggio del giorno era Ken Roczen, che si è reso disponibile per una intervista di gruppo con tutti i giornalisti presenti.

«Il braccio è ben lontano dall'essere al 100% - ha detto il tedesco - e non ho praticamente mobilità al polso sinistro, ma credo comunque di essere pronto e di poter essere vincente da subito».

Gli abbiamo chiesto se in allenamento sia stato effettivamente in grado di testare il braccio a ritmo di gara, dove di solito si dà il 120%.

«Ho fatto diverse simulazioni e sono soddisfatto, anche perché poi durante la giornata di gara i momenti di massimo stress fisico sono in effetti pochi e brevi, relativamente parlando". Riguardo alle modifiche alla moto per adattarla alla sua condizione, Ken ci ha detto: "L'unica modifica evidente rispetto allo scorso anno è che sono tornato alle sospensioni Showa. Le Kayaba funzionavano benissimo e i ragazzi hanno sempre fatto un lavoro eccellente, ma la mia è una scelta puramente basata su preferenze personali, con le Showa mi trovo meglio. L'unica altra modifica è una manopola sinistra più spessa e più morbida, per aiutarmi nello stringere il manubrio (ad oggi Ken utilizza un tutore per il polso quando sale in moto - Nda)».

Le ultime parole il campione di Mattsted (Germania) le ha dedicate agli avversari, e più in generale al suo rientro dopo un simile infortunio.

«So bene che i due avversari da tenere d'occhio sono Musquin, che sembra in un momento magico, e Tomac. Ma onestamente io penso alla mia gara e a dare il massimo, e se ad Anaheim 1 sarò già vincente, meglio. Altrimenti andrà bene anche un podio, o anche un quinto posto, dopo un simile infortunio sarà comunque un ottimo inizio. So che in gara cambia tutto e che ci saranno molti altri avversari che potranno fare bene, lottare per il podio e magari vincere dei Main Event: ma, come ho detto anche su Twitter (suscitando una grossa polemica - Nda), chi vince nella off-season non è detto che sia il pilota da battere quando inizia il Supercross. Tutto può cambiare in una frazione di secondo, guarda cosa è successo a me. Oppure a Tomac, ad esempio: ha iniziato il Supercross in modo terribile, commettendo parecchi errori e via dicendo. Poi, di colpo, si è messo a vincere e per poco non si porta a casa il titolo».

La paura di fallire nella sua impresa, nel tentare di centrare il più grande ritorno nella storia del Supercross, non sembra sfiorarlo minimamente

«Non ho paura di fallire perché non posso fallire. Nel senso che dopo un infortunio del genere, dopo che per giorni ho pensato che avrei anche potuto perdere il braccio, già tornare in moto è un successo. Ho messo tutto me stesso per tornare qui, e sinceramente, anche se tutto dovesse andare storto d'ora in poi, non lo vedrò come un fallimento, perché la mia battaglia l'ho già vinta».

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