Joan Barreda (Husqvarna) vince il Rally dei Faraoni 2012

Joan Barreda (Husqvarna) vince il Rally dei Faraoni 2012
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Il pilota spagnolo entra nell'olimpo dei grandi trionfatori del deserto. Barreda ha vinto tre tappe e ha gestito con intelligenza le rimanenti. Il Faraoni 2012 segna anche la prima vittoria di Husqvarna | P. Batini, Giza
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6 ottobre 2012


Wolfgang Fisher, nu bravu guaglione che viene dalla Germania e che è il fondatore del Team Speedbrain (sì, lo stesso dell’armata BMW di Salminen, Knight e Tarkkala nel mondiale Enduro di una paio di anni fa), durante questo avvincente Faraoni ha iniziato a fumare, e durante l’ultima tappa, Tra Tybnija e il Cairo, si è fatto fuori una stecca di sigarette. Si fa per dire. Troppa tensione, a fatica contenuta durante i sei giorni che hanno cambiato la storia del suo Team e del Marchio che rappresenta, Husqvarna. Troppi inediti, e un enorme carico emotivo, che non hanno concesso a Fisher un attimo di pace per tutta l’ultima prova del Mondiale Cross-Country Rally 2012. E del resto il suo “pacchetto” metteva alla prova un “nuovo” Campione, una nuova moto, e l’efficienza della logistica in vista di un obiettivo ancora più “enorme”, quella Dakar per cui il conto alla rovescia è ormai agli sgoccioli.
 

Il primo giorno Joan Barreda a vinto ed è andato in testa, il secondo è stato battuto da Jordi Viladoms ma è rimasto leader, il terzo e, soprattutto il quarto giorno ha vinto e convinto, prendendo il volo su un campo di battaglia segnato dalla decimazione degli avversari, e nei restanti due giorni di gara ha “solo” dovuto rivedere la sua storia alla luce di un evento straordinario e nuovo, quello che ha trasfomato il “ruvido” Pilota spagnolo in un Campione dei Grandi Rally. Per Barreda è il primo successo personale, ed è anche la prima vittoria di Husqvarna, sotto il segno della nuova era BMW. Il 29enne Pilota di Torreblanca (Castellon), partito bene con il cross, ma fermato da un brutto incidente, e passato attraverso l’Enduro, ha trovato nei Rally, e prima ancora nella velocissime Baja, la sua identità di atleta di primordine e, è presto per dirlo, di fuoriclasse.

Barreda ha dunque vinto tre delle sei tappe del Faraoni 2012, rimanendo in testa dall’inizio alla

Joan Barreda
Joan Barreda

fine e concludendo con un buon margine sugli avversari, quasi venti minuti. Ha trovato, a dire il vero, pochi avversari in grado di impensierirlo, ed altri molto sfortunati. Il primo, e forse più incisivo, è stato Jordi Viladoms, che ha vinto la seconda tappa del Rally dando vita ad un bellissimo duello con il più giovane “collega” spagnolo. Il Pilota Bordone-Ferrari ha, però, dovuto cedere con l’onore delle armi durante la terza tappa, quando il motore della sua moto ha iniziato a funzionare ad intermittenza. Viladoms è anche caduto, procurandosi una forte contusione toracica con la sospetta (si deciderà a casa a farsi fare una radiografia) frattura di un paio di costole, ed ha dovuto davvero stringere i denti per poter proseguire. Allontanato dalla zona podio, Viladoms ha dapprima superato il momento più critico della sua gara, quello del dolore, ma non ha mai mollato, ed ha raccolto nel finale i meritati frutti della perseveranza. Per il Pilota e per il Team milanese è un altro successo di un anno eccellente, il primo della sua storia. Dopo la vittoria al Sardegna Rally Race, Viladoms registra un altro terzo posto, e soprattutto diventa vice Campione del Mondo Rally-Raid.


Jakub Przygonski


Il secondo posto è andato al Jakub Przygonski, un altro atleta particolarmente promettente, che continua a crescere all’ombra dei suoi mentori, Marek Dabrowski, ritirato per la frattura di un polso, e Jacek Czachor, quinto assoluto e primo nella classifica di Coppa del Mondo Open, vale a dire per moto oltre 450cc. Przygonski, che è terzo nella classifica Mondiale definitiva con 48 punti (55 ne ha Coma e 49 Viladoms), ha anche vinto una tappa, la penultima tra Abu Mingar e Tybnija.
 Jordi Viladoms
 Jordi Viladoms


Diocleziano Toia


Il primo degli italiani è, in un certo senso, una sorpresa. Nessuno, infatti, immaginava che potesse essere un quarantenne che si è avvicinato ai Rally solo un paio di anni fa. Ma a ben vedere, ed a conoscerlo, Diocleziano Toia, in gara con una Beta fornitagli dal Team Toscano DIRT Racing, ha meritato pienamente non solo il settimo posto assoluto, ma anche il rispetto degli avversari ed il riconoscimento di un’”intelligenza” tattica decisamente fuori dal comune. Toia, che dal punto divista fisico fa paura, ha sorpreso prima di tutti se stesso per aver affrontato una gara così delicata con grande misura, forzando solo in condizioni di massimo controllo della situazione e limitando ogni “furore” in tutti quegli ingannevoli frangenti nei quali, esagerando, si ha sempre molto più da perdere che da guadagnare. Parallelamente alla bella gara di Toia merita considerazione il quinto posto del boliviano Juan Carlos Salvatierra, un altro “privatone” che si è affacciato alla ribalta dei Rally da pochissimo tempo.


Paulo Gonçalves


Discorso a parte merita invece Paulo Gonçalves, compagno di Squadra di Joan Barreda e Pilota che ha inciso senz’altro in modo determinante sul numero delle sigarette del suo manager. Il portoghese è stato secondo per metà del Faraoni, raddoppiando la soddisfazione del Team e ricoprendo egregiamente il suo ruolo di copertura delle spalle del leader. Poi, all’improvviso durante la quinta tappa, Gonçalves è uscito di carreggiata, ovvero di pista, ed è andato a farsi un largo e inutile giro su una rotta sbagliata, che lo ha portato in un sol colpo lontano dal podio e dal secondo posto nel Mondiale. Forse per farsi perdonare, Gonçalves ha infine concluso con una vittoria di tappa, arrivando per primo sulla spianata delle piramidi di Giza.


Quad


Bella e combattuta la gara dei quad, non molto numerosi. Fino all’ultimo giorno il Rally è rimasto in sospeso per il duello tra i polacchi Lukasz Laskawievic e Rafal Sonik. Ha vinto Laskawievic, ma con un margine di mezzo minuto, ridotto a questa inezia proprio durante l’ultima tappa da un Sonik spettacolare e scatenato. Vince Laskawievic, dunque, ma vince anche la solitaria Camelia Liparoti, che conclude un’altra magnifica stagione con un altro Titolo di Campionessa del Mondo, chiude con le gare (non andrà in
Camelia Liparoti
Camelia Liparoti

Marocco) e prepara le ultime cose da mettere in valigia per la Dakar.


Grandi assenti


Al Faraoni di quest’anno non c’erano Marc Coma e Cyril Despres, e non c’era Helder Rodrigues, ed in un primo momento è sembrato che l’assenza della triade più forte del mondo avrebbe impoverito il Rally egiziano. Vero solo in parte, e visto l’epilogo che premia il valore di Barreda al termine di una gara molto impegnativa, è certo che i tre Campioni “storici” dell’era attuale dei grandi Rally avranno seguito con “interesse” l’evoluzione del Faraoni. Il Rally di Daniele Cotto fa salire sul primo gradino del podio il Campione con cui dovranno ben presto misurarsi, e aver eluso il confronto è, alla resa dei conti, un piccolo peccato di presunzione.


Daniele Cotto, l’italico condottiero del Pharaons Rally da 15 anni, è apparso alla fine della corsa molto stanco. Bisogna sapere che “vita fa” il “capo”, per capire. Cotto è uno dei pochissimi partecipanti al Rally che non torna a casa… abbronzato. Il fatto ha una sua semplice, logica spiegazione: Cotto,

Cotto, sua moglie Elena, il responsabile delle comunicazioni di TD Com ed altri pochi “eletti” non vedono la luce del sole per sei giorni

sua moglie Elena, il responsabile delle comunicazioni di TD Com ed altri pochi “eletti” non vedono la luce del sole per sei giorni, chiusi nel camion “regia” della corsa, il PC Course. Passano la giornata, da buio a buio ed oltre, davanti al monitor e con le orecchie incollate alla radio. Per tenere sotto controllo un evento che copre centinaia di chilometri giornalieri e che coinvolge cento partecipanti sparsi in un’area di deserto molto vasta, bisogna essere vigili per tuto il giorno, usare la notte per i trasferimenti, e gli scomodi sedili di un pullmino per dormire.

Ma c’è anche un’altra forma di stanchezza che ci fa sospettare, un tipo di stanchezza generale, come se si fosse ad una specie di punto di arrivo di un’avventura che, senza dubbio, comincia a pesare su tutta la famiglia (al completo quest’anno al seguito del Rally). Molto del lavoro di preparazione e gestione del rally è ora demandato ai formidabili ed efficientissimi (nonché travolti da una passione fuori dal comune) soci egiziani di Cotto, Abdel Hamid, detto Mido, e Mhmoud Noureldin, ma è evidente che la realizzazione di un Rally di questa portata, quale che sia il ritorno in termini di soddisfazioni personali, è una cosa che può logorare.


Vuol dire, se così fosse, che dovremo fare quadrato per aiutare Cotto & Co. e spronarli a rimanere al loro posto, tutti quanti. Un’avventura bella come il Pharaons non merita di segnare il passo e di perdere il suo autore per “stanchezza”.
Ma magari ci sbagliamo, anche noi che abbiamo dormito due ore a notte e ci siamo fatti buona parte dei quasi 3.000 chilometri di questa avventura, siamo un po’ stanchini, come direbbe Forrest Gump, ma l’anno prossimo saremo ancora qui. Sicuro.

 


Piero Batini

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