E' morto Jean-Claude Olivier

E' morto Jean-Claude Olivier
Nico Cereghini
  • di Nico Cereghini
Jean-Claude Olivier, classe 1945, pilota, tecnico, dirigente sportivo, organizzatore. Per ben 45 anni è stato il numero 1 della Yamaha in Francia. Era allegro, tenace, sicuro dei suoi mezzi ma anche disponibile con tutti | N. Cereghini
  • Nico Cereghini
  • di Nico Cereghini
13 gennaio 2013

Era un grande motociclista, era stato l’anima di Sonauto e poi Yamaha-France fin dagli anni Settanta, aveva contribuito più di chiunque altro allo sviluppo del motociclismo francese nel periodo più felice. JCO, lo chiamavano. Jean-Claude Olivier, classe 1945, pilota, tecnico, dirigente sportivo, organizzatore. Dietro alle Yamaha di Fontan e di Pons, che correvano nel mondiale 500 c’era lui; dietro alle Yamaha da cross dell’iridato Vimond c’era sempre lui, dietro alle prime XT di Neveu e compagni alla Dakar c’era ancora lui; proprio a lui si deve la prima creazione di un trofeo monomarca in Europa, con tanti giovani piloti in sella alle bicilindriche RD 250 e 350. Era in prima fila nell’Endurance, al Bold’Or di le Mans, come tra le sabbie del Touquet. Dove una Yamaha poteva correre, lui tracciava il programma, sceglieva gli uomini, la faceva figurare al meglio. Per ben quarantacinque anni è stato il numero 1 della Yamaha in Francia.

Aveva disputato anche nove edizioni della Parigi-Dakar da pilota, Olivier, e andava forte anche lì, e fu ottimo secondo con la monocilindrica, nel 1985, dietro a Rahier. Io lo ricordo in particolare l’anno dopo, con la quattro cilindri, quando provò a portare tra le dune un mostro derivato dalla FZ 750 e con un centinaio di cavalli alla ruota. Alla fine della corsa me la fece anche provare, sulla sabbia nei dintorni di Dakar. Già il farla partire da fermo era complicato, perché scavava il terreno invece di avanzare. L’anno successivo, 1987, l’aveva già fatta lievitare a 900, poi abbandonò il progetto tornando alla mono con la 750 YZE ad acqua.

L’ho conosciuto bene, Olivier, proprio tra il ’75 ed i primi anni Novanta. Era allegro, tenace, sicuro dei suoi mezzi ma anche disponibile con tutti. Ci siamo frequentati molto alla Dakar, che io allora seguivo per le reti televisive Mediaset, ma anche nei meeting Yamaha e nelle grandi presentazioni mondiali delle novità. Lui era sempre presente, più a suo agio dentro la tuta di pelle che tra i dirigenti del marchio. Benchè fosse anche un ottimo manager.

Ha perso la vita sabato 12 nel nord della Francia. Era in macchina in autostrada, viaggiava con la figlia che per fortuna se l’è cavata; un camion ha saltato la corsia e l’impatto non gli ha dato scampo. Sembrava d’acciaio, pareva indistruttibile. A tutti quelli che l’hanno conosciuto vanno la mia e le nostre condoglianze.