Danilo Soncini : “Il BSB è il più bel campionato del mondo”

Danilo Soncini : “Il BSB è il più bel campionato del mondo”
Carlo Baldi
Il General Manager del team Supersonic, dopo due anni trascorsi nel mondiale SBK ed uno nel British SBK, ha deciso di correre nel CIV con Polita e una Suzuki preparata dal conterraneo Boselli | C. Baldi
13 febbraio 2013

 

Danilo Soncini è il team manager ed il proprietario del team Supersonic. Un team nato solo dalla sua passione e dalla voglia di gareggiare e di emergere. Soncini è un imprenditore di Parma che dedica tutto il suon tempo libero alla squadra, salita alla ribalta della cronaca nel 2010 quando decise di debuttare nel mondiale Superbike con una Ducati e con il pilota Luca Scassa. Un team tutto made in Italy. Fu un’annata tutto sommato buona, tanto che l’anno successivo sempre con la Ducati, Soncini decise di dare una possibilità mondiale a Maxime Berger, il giovane francese che da anni gareggiava con successo nei campionati Stock.

Ma per i team privati i campionati mondiali sono sempre più difficili, soprattutto dal punto di vista economico, e molte volte i risultati non sono consoni agli sforzi e agli investimenti messi in campo. E poi l’imprenditore di Parma non gareggia per fare numero e da qui la decisione di attraversare la Manica per andare a vedere dal vivo cosa succede nel British Superbike.

Il BSB è il campionato nazionale più vicino ad un mondiale e per alcuni aspetti addirittura superiore


Il BSB è il campionato nazionale più vicino ad un mondiale e per alcuni aspetti addirittura superiore. Lo è sicuramente per quanto riguarda l’affluenza del pubblico alle gare e la passione che la gente mette nel seguire le spettacolari gare inglesi, dove non mancano piloti di spessore, molti dei quali provenienti dal mondiale Superbike. Nonostante sia al debutto, il team Supersonic fa parlare di sé in Inghilterra grazie all’ottimo lavoro del suo staff tecnico e grazie alle prestazioni del giovane Tommy Bridwell, rivelazione del campionato. Alla fine per Soncini la soddisfazione del sesto posto assoluto del suo pilota e di aver ben figurato, unico team straniero, in un campionato difficile e da sempre riservato alle compagini locali.

Il prossimo anno Danilo ha deciso di far ritorno in Patria. Trovato un accordo di collaborazione con Boselli, team Suzuki di Parma, da anni nell’ambiente delle competizioni, e rimesso in sella un altro reduce del BSB, Alex Polita, il team Supersonic parteciperà al CIV Superbike mosso come sempre da molta passione e con molte ambizioni.


Danilo Soncini 

Il team Supersonic ritorna in Italia dopo l’esperienza del British Superbike.
«Sì, dopo un a stagione molto bella in Inghilterra saremo al via del CIV categoria Superbike, assieme a Boselli. Siamo entrambi di Parma e conoscevo Boselli in quanto concessionario Suzuki, ma soprattutto perché con il suo team partecipa da anni al campionato Italiano. Lui preparerà le Suzuki che verranno portate in pista da Polita. Sono moto Suzuki completamente nuove ed in versione 2013 che verranno preparate al meglio sia per quanto riguarda la ciclistica che il motore. Abbiamo unito le forze per disputare una stagione da protagonista nel CIV Superbike con un pilota che lo ha già vinto, che non ha bisogno di presentazioni e che ha abbracciato subito il nostro progetto. Abbiamo preso il meglio dei due team, il mio e quello di Boselli, e metteremo in campo una squadra davvero competitiva».

 

Non ho mai visto tanta gente sugli spalti e nei prati nemmeno quando ho fatto il mondiale Superbike. Le gare del British Superbike sono una vera festa per il motociclismo

Facciamo un passo indietro. Raccontaci della tua esperienza nel BSB
«Il British Superbike è un campionato fantastico. E’ senza dubbio il più bel campionato del mondo. Non ho mai visto tanta gente sugli spalti e nei prati nemmeno quando ho fatto il mondiale Superbike. Le gare del British Superbike sono una vera festa per il motociclismo. Il biglietto ha un prezzo accessibile ed oltre ad assistere a gare molto combattute e spettacolari, il pubblico ha a disposizione un ora di pit-walk. Questo significa che ad ogni gara 40 o 50 mila spettatori affluiscono nei box, parlano con i piloti e si fanno firmare i manifesti. Un pubblico composto da appassionati, ma anche dalle famiglie, con mogli e figli che fanno la fila per raccogliere i manifesti o per parlare con i loro beniamini. Si perché i vari Tommy Hill, Joshua Brokes o Shakey Byrne, tanto per citarne alcuni, sono famosissimi in Inghilterra, anche grazie ad una grande copertura sia televisiva che sui giornali e sul web. Attorno al paddock ci sono decine e decine di bancarelle, ma anche le case e gli sponsor approfittano della grande affluenza di pubblico per esporre e pubblicizzare i loro prodotti. Sono due o tre giorni di full immersion nel mondo delle moto. Una manna per i motociclisti ed uno spettacolo per tutti». 

Un campionato con un grande seguito anche grazie ai regolamenti che permettono lo spettacolo in pista.

«Sì, i regolamenti permettono di intervenire molto sulla ciclistica, mentre per quanto riguarda i motori si possono cambiare solo le camme ed intervenire sul cambio e sul radiatore. La centralina Motec è uguale per tutti e l’elettronica non è invasiva, ma permette al pilota di fare la differenza. Nel British SBK il pilota è molto importante, perché i mezzi non sono molto differenti tra di loro e le gomme sono Pirelli SC1 per tutti e non vengono utilizzate gomme tenere da qualifica. Ciò nonostante se confrontate i tempi fatti segnare nelle gare che abbiamo disputato sui circuiti dove corre anche il mondiale Superbike (Assen e Silverstone) vi accorgerete che non sono molto distanti da quelli dei top riders del mondiale».
 

Tommy Bridewell Cadwell
Tommy Bridewell Cadwell

In Inghilterra hai ritrovato alcuni dei piloti che avevi conosciuto nel mondiale.
«Sì, l’anno scorso oltre ai già citati Hill, Byrne e Brookes, c’erano anche Haga, Smrz, Aitchison ed il nostro Scassa ed è stato un campionato molto combattuto, risoltosi come sempre nelle ultime gare. Se vuoi correre in Inghilterra devi farlo con il coltello tra i denti, tanto che anche i piloti provenienti dal mondiale hanno fatto tanta fatica. In tutto sono stati oltre 40 i piloti che nel 2012 hanno partecipato alle gare del BSB e l’agonismo non è mai mancato».


Il tuo pilota Tommy Bridewell è stata una delle rivelazioni dello scorso campionato.
«La mia squadra ha lavorato molto bene e Tommy è andato davvero forte. Rispetto agli altri team noi non avevamo i dati delle piste e l’esperienza delle squadre che da anni partecipano a quel campionato. Le squadre inglesi normalmente vanno a provare la pista la settimana precedente alla gara, mentre noi, che arrivavamo dall’Italia, non avevamo il tempo per fare dei test e quindi Tommy partiva sempre svantaggiato rispetto ai suoi diretti concorrenti. Ciò nonostante è riuscito a mettersi dietro molti top rider, anche provenienti dal mondiale Superbike. Il suo sesto posto assume quindi una grande importanza. Inoltre è un ottimo collaudatore ed ha una grande sensibilità di guida. Sì, penso sia stato la rivelazione del 2012 e lo considero un pilota che potrebbe far bene anche nel mondiale, campionato nel quale gli auguro di arrivare quanto prima. Però posso dire che anche la mia squadra è stata la rivelazione dello scorso campionato inglese. Eravamo l’unica squadra straniera e siamo riusciti ad entrare nei primi sei. Un grande risultato che forse nemmeno noi ci aspettavamo di poter conseguire. E’ stato senza dubbio l’anno nel quale sia io che i miei tecnici ci siamo divertiti di più».


E come mai non hai scelto di ripetere l’esperienza inglese?
«Trovare sponsor per fare il BSB non è molto difficile. Le aziende ci sono e sono interessate ad una manifestazione che, come abbiamo detto, ha una grande visibilità e popolarità. Però è un marketing ovviamente rivolto solo al mercato inglese ed essendo il nostro un team straniero gli sponsor richiedevano un’organizzazione maggiormente radicata sul territorio inglese. Ma non escludo certo di poter un giorno tornare a gareggiare nel BSB».


Per ora hai deciso di ritornare in Italia e di far correre Polita nel CIV. Con quali ambizioni?
«Sarà una bella sfida, alla quale noi parteciperemo con una moto che da alcuni non è considerata vincente. Noi invece cercheremo di sfruttare tutto il potenziale della nostra Suzuki e siamo certi che in alcune piste, le caratteristiche della GSX R 1000 ci potrebbero dare dei vantaggi anche rispetto a moto magari più potenti. Non abbiamo obiettivi particolari, se non quello di iniziare un bel progetto e di fare del nostro meglio per mettere Polita in grado di lottare per il titolo».


Il CIV è cresciuto molto e questa nuova categoria sembra aver incontrato il favore dei team e dei piloti.

«Potrebbe essere uno dei più interessanti campionati italiani degli ultimi anni. La formula sembra essere quella giusta tant’è che la griglia di partenza dovrebbe essere nutrita. Tra l’altro so che vi parteciperà anche il team BMW France gommato Michelin, con un pilota esperto e veloce come Sebastien Gimbert e questo la dice lunga sull’interesse che ha destato il CIV Superbike 2013».

 

Nel mondiale serve ridurre i costi, ma anche dei regolamenti chiari e durevoli nel tempo, in modo che i team privati possano sfruttare i propri investimenti nell’arco di due o tre anni almeno

E chissà che questa stagione non possa rappresentare il trampolino di lancio per un ritorno della tua squadra nel mondiale Superbike?
«Sento dire da più parti che il prossimo anno le Superbike saranno più vicine alle Stock e che i costi saranno ridotti rispetto a quelli attuali. Se fosse vero non escludo di poter rientrare nel mondiale. Se il costo delle moto diminuirà ed i regolamenti saranno modificati in modo da permettere ai piloti di esprimere tutto il loro talento, la cosa potrebbe interessarmi. Devo dire però che più che al mondiale, il cuore mi porterebbe a partecipare nuovamente al British Superbike, dove abbiamo vissuto un anno davvero intenso e ricco di soddisfazioni. Se tornassimo in Inghilterra lo faremmo per vincere, cosa che al momento in Superbike non è possibile per un team privato come il nostro. Nel mondiale serve ridurre i costi, ma anche dei regolamenti chiari e durevoli nel tempo, in modo che i team privati possano sfruttare i propri investimenti nell’arco di due o tre anni almeno. Staremo a vedere. Nel frattempo non vedo l’ora che venga marzo per tornare in pista nei test CIV di Imola. La mia passione per le corse e per le moto non mi permette di restare per molto tempo lontano dalle piste».