La Dakar parte sotto l'acqua

La Dakar inizia nel peggiore dei modi: con la pioggia che obbliga a rinviare la partenza e accorciare il percorso
2 gennaio 2009

Punti chiave


2 gennaio 2010: Gara posticipata, per pioggia...


Non ci sono più le Dakar di una volta. E' rimasto solo il nome. Come potremmo diversamente commentare l'esorio del rally più famoso del mondo, che a tanti ha fatto venire il Mal d'Africa, alla notizia della modifica del percorso della prima tappa, provocata dalla pioggia?
E' cominciata infatti  con quasi un'ora di ritardo la Dakar 2010 nella cittadina di Colon in Argentina a causa del maltempo.
Anche il percorso della prima tappa, fino a Cordoba, e' cambiato a causa delle forti piogge cadute in questi giorni.
La tappa è di 52 km in meno a causa delle alluvioni che hanno reso impraticabili anche per i mezzi speciali del rally certi tratti del percorso originale. Saranno 168 chilometri fino a Cordoba per moto e 199 chilometri per auto e camion.
Strano incidente al via
L'argentino Javier Pizzolito, che doveva disputare la Dakar 2010, non potra' parteciparvi perche' la sua moto e' bruciata.
L'episodio e' avvenuto proprio poco prima della partenza. 'Non riesco a capire - spiega - Ci sono state delle scintille ed e' tutto bruciato. Forse un cortocircuito? Sono molto deluso'. Javier Pizzolito, 29 anni, attuale leader del campionato argentino di rally, mirava al primo posto nella categoria 450 cc amatori e al 20/o posto nella classifica generale.


1 gennaio 2010


Sedici tappe lungo le strade dell'Argentina e il Cile. Per secondo anno consecutivo, il Rally Dakar lascia il suo habitat tradizionale, e perde il sapore africano, visto che si svolgerà nei due paesi sudamericani, lungo novemila chilometri che verranno percorsi da 138 auto, 184 moto e 59 camion, un centinaio di veicoli meno dello scorso anno. Dopo le verifiche tecniche di questi giorni, a Buenos Aires é già cominciato il conto alla rovescia.

Oggi il via ufficiale di questa 32/a edizione della gara, con una 'passeggiata' e la presentazione dei veicoli. Il 'circo Dakar' partirà dal centro della capitale argentina verso la cittadina di Colon, nel cuore della Pampa, quindi attraverserà le province di Cordoba, La Rioja e Catamarca. Dal 5 gennaio sarà il turno del Cile (all'Atacama, Antofagasta, La Serena, Santiago). Infine, il 13 gennaio, di nuovo in Argentina passando da San Juan, Mendoza, La Pampa, con arrivo a 'Baires' il 17 gennaio. Il momento chiave del percorso - 9.030 chilometri, dei quali 4.810 cronometrati, per le auto; 8.937 per le moto (4.717 cronometrati) - sarà la durissima traversata del deserto dell'Atacama, che si svolgerà lungo cinque tappe, con una giornata di riposo ad Antofagasta. Le dune cilene sembrano infatti vere e proprie montagne, e devono essere scalate e discese dai lati, sottolineano gli esperti, che ricordano come qualche volta la Dakar sia accompagnata dagli incidenti mortali: lungo la sua storia, sono infatti morte 56 persone, 26 delle quali piloti. Nella categoria auto, l'edizione dell'anno scorso è stata vinta dal francese Giniel de Villiers su Volkswagen.
Sotto i riflettori nelle moto c'è Marc Coma, che partirà con il numero 1 della Ktm 690 Rally, visto che è il vincitore dell'edizione scorsa tra le moto, dove hanno grandi chances anche i francesi Cyril Despres (Ktm), David Fretigne (Yamaha) e David Casteu (Sherco), secondo, terzo e quarto l'anno scorso. Da segnalare anche Francisco Lopez, con Aprilia.
Numerosi gli italiani in gara tra le moto, tra i quali Luca Manca e Luca Ceci, Fabrizio Mugnaioli, Silvia Giannetti, Remo Pini, Ktm, Francesco Beltrami (Aprilia), Franco Picco (Yamaha) Tra le auto c'é Maurizio Traglio (Nissan). Sia a Buenos Aires sia a Santiago sono intanto già scattate le critiche degli ambientalisti, che così come hanno fatto l'anno scorso, sottolineano i rischi - in particolare per il patrimonio archeologico - derivante dal passaggio soprattutto dei pesanti camion e delle auto. Critiche che però probabilmente non faranno molta strada, visto l'ingente 'business' derivante dal Rally, sul fronte sia della visibilità dell'evento, del turismo e della scia di soldi (hotel, ecc.) che il Dakar lascerà al suo passaggio nelle diverse tappe dei due paesi.

(ANSA)

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