Per inviarci segnalazioni, foto e video puoi contattarci su info@moto.it
BSA ha ufficialmente svelato il suo terzo modello, la BSA Scrambler 650, durante un evento esclusivo tenutosi a Londra presso il famoso locale Bike Shed (una Mecca per gli amanti delle moto classiche e special). La casa motociclistica britannica, rinata nel 2016 dopo la chiusura degli anni '70, continua così l'espansione della propria gamma con una proposta che unisce design robusto e ingegneria moderna e che va ad affiancare la già nota Gold Star 650 e la novità provata durante lo stesso evento, ovvero la Bantam 350.
Il cuore della nuova Scrambler è un motore monocilindrico da 652cc raffreddato a liquido, capace di erogare 45 CV a 6.500 giri/min e conforme alle normative Euro 5+. La moto è stata progettata per offrire versatilità d'uso, con una posizione di guida rialzata, manovrabilità semplificata e coppia ai bassi regimi che la rendono ideale sia per gli spostamenti urbani che per le avventure off-road.
Dal punto di vista delle dotazioni, BSA non ha badato a spese: freni Brembo con ABS a doppio canale e pneumatici Pirelli Scorpion Rally STR garantiscono sicurezza e grip in ogni condizione. Il manubrio largo e la facilità di guida completano un pacchetto pensato per soddisfare le esigenze del motociclista moderno.
La Scrambler 650 sarà disponibile in tre colorazioni: giallo, grigio e nero. Il design, definito dal costruttore come "robusto", riprende i canoni estetici delle scrambler classiche BSA, che storicamente hanno dominato le competizioni off-road.
La tradizione BSA nelle scrambler affonda le radici negli anni '50, con successi memorabili come la Junior Clubman race all'Isola di Man nei primi anni '50 e la gara di Daytona Beach del 1954, dove i piloti BSA monopolizzarono le prime posizioni. Il momento più alto arrivò negli anni '60 con Jeff Smith, che conquistò i Campionati Mondiali FIM 500cc Motocross nel 1964 e 1965.
Come per gli altri modelli della gamma, anche la Scrambler 650 può essere guidata con patente A2, confermando la filosofia aziendale di rendere le proprie moto accessibili a tutti i livelli di esperienza. La gamma BSA attuale comprende la BSA Goldstar 650 (reinterpretazione dell'iconica omonima) e la BSA Bantam 350, definita come moto "entry-level".
Anupam Thareja, cofondatore di Classic Legends Pvt Ltd (proprietaria del marchio BSA), ha commentato: "La BSA Scrambler 650 incarna lo spirito libero e il senso di avventura che tutti i nostri piloti abbracciano quando sono in strada. Il suo design dinamico e l'estetica unica assicurano che sia accattivante e innovativa nelle prestazioni; speriamo che i piloti saranno incoraggiati a 'provare qualcosa di diverso' con questa moto su misura".
Il dirigente ha aggiunto: "Funzionalità e stile vanno di pari passo in BSA; creiamo classici moderni splendidamente realizzati e vogliamo che i piloti si sentano sicuri ed esaltati ogni volta. La BSA Scrambler 650 è entusiasmante, accessibile e adatta per i viaggi quotidiani attraverso giungle urbane o su strade aperte: affronta ogni ostacolo sul suo cammino con facilità".
L'estetica è decisamente riuscita ed evocativa dei tempi d'oro non solo di BSA ma delle Scrambler inglesi, soprattutto delle monocilindriche di cubatura importante. Uno dei tratti distintivi di questa proposta anglo-indiana è infatti nel suo motore ad un solo cilindro. Si tratta della stessa unità che abbiamo trovato - anzi ritrovato - sulla Gold Star e che deriva dal quel motore Rotax che un tempo spingeva le BMW F 650 e le Aprilia Pegaso 650.
Come le moto di cui onora la tradizione, è una costruzione solida e metallica. Quasi rustica. Questo porta inevitabilmente il peso un po' in alto: 218 kg in ordine di marcia non sono pochi per un mono. A questo si aggiunge una sella a 820 mm che non è proibitiva ma che può creare imbarazzo ai più bassini. Per tutti però la posizione è comoda, la sella morbida e la guida divertente grazie alla prontezza del motore e alle sospensioni che fanno un buon lavoro. Appagante il sound così come il livello delle finiture, magari non impeccabili nel dettaglio ma in ogni caso curate e impreziosite da verniciature ben fatte. Da dimenticare, invece, gli specchi retrovisori che non riescono ad assorbire le vibrazioni agli alti regimi percepibili sul manubrio e che limitano un po' il piacere quando siamo in trasferimento.