USA: tanta passione per le special e zero burocrazia

USA: tanta passione per le special e zero burocrazia
Il mercato delle cafe racer, malgrado faccia tendenza e abbia picchi di assoluto lirismo, in America è fatto di ben poco: qualche geniale preparatore e soprattutto hipster squattrinati | P. Ambrosioni
26 dicembre 2013

Come forse già saprete qui in USA la mania del momento sono le Adventure Tourer, ovvero le moto da enduro. Il segmento, capitanato da BMW GS, Ducati Multistrada, Suzuki V-Strom e Triumph Tiger, è praticamente l'unico che "tira" da un paio d'anni a questa parte.

Ma non è di questo che vi voglio parlare oggi, quanto di café racers. Che sono forse, assieme al vintage Motocross, l'unico altro segmento non a elettrocardiogramma completamente piatto negli Stati Uniti. Se in Europa da anni le vecchiette bombardate su base Triumph o Ducati esistono ormai da diversi anni, da questa parte dell'Oceano ha visto un vero e proprio boom negli ultimi tre o quattro anni. Il "movimento” dopo anni di torpore, ha ripreso il via nella zona di San Francisco, ma è a Chicago che ha guadagnato trazione, al punto che il direttore della rivista Café Racer, Mike Seate, è stato direttamente coinvolto nell'omonimo reality show (http://www.caferacertv.com), arrivato alla quarta stagione.

Qui la moto da "choppare" ovvero tagliare, per antonomasia, è la Honda CB, meglio se un CB750F tra il 1975 ed il 1977. Non mancano altri splendidi esempi su base Harley, Triumph, Yamaha XS e Kawasaki Z900, ma la regina come detto, resta la CB.


Io stesso mi sono fatto prendere la mano un paio di anni fa e mi sono lanciato in un progetto cafe racer. La mia base l'ho individuata in una modesta ed economica Honda CB360T, bicilindrica del 1976 che ho acquistaro per $1200 da un ragazzo che a sua volta l'aveva presa per bombardarla (avrei dovuto fiutare l'aria...). L'ho tenuta in studio da me per circa tre mesi, il tempo di comprare un manubrio con piega clubman, la sella monoposto direttamente dalla Thailandia, frecce e portatarga fighettosi, manopole vintage. E un casco Bell personalizzato con tanto di occhialoni in vetro e pelle. La moto l’ho persino usata come "prop" per un paio di photoshoot! Come è finita ve lo dico sotto.


Una delle cose più interessanti in assoluto è stato il passaggio di proprietà: qui in Georgia (la legge è diversa in ogni Stato) per le moto più vecchie di 25 anni non serve il libretto. Basta un foglietto scritto di pugno e firmato da chi te la vende per avere la prova di proprietà. A quel punto si scarica online il mitico modulo T-22B e si procede all'ispezione, che deve essere fatta da un poliziotto. Ma non vengono certo a casa tua, dunque ci sono due modi per completare la procedura.

Procedura 1) si guida la moto (che in questo momento è senza targa!) fino al primo posto di polizia per ottenere l'ispezione. Se ti fermano per strada basta dichiarare che stai andando a fare l'ispezione e ti lasciano andare, provato di persona dal mio vicino di casa.

Procedura 2)
prepari la moto in cortile e ti butti in mezzo alla strada appena vedi passare una macchina della polizia (quello che ho fatto io). Il tizio, quando mi ha visto, si è fermato e con calma olimpica ha proceduto all'ispezione, per un totale di circa 10 minuti. Caso vuole che anche lui avesse una CB550 Four in fase di "bombardamento" (qui le chiamano "project bike") e con la faccia come il deretano ha pure cercato di vendermela mentre faceva l'ispezione alla mia. Voleva $2500, figuriamoci...


Comunque, dopo avere avuto indietro il mio modulino scaricato online e firmato dal piedipiatti (ehehe) sono andato al DMV, ovvero l'ACI locale e con $20 per i documenti e altri $20 per la targa ho messo in strada la mia piccola CB. Ah, l'assicurazione per un anno qui costa $80, rosicate pure.
Purtroppo mettere in strada la CB è stato un errore imperdonabile: appena l'ho provata mi sono accorto che era un cancello orrendo, ferma inchiodata, con sospensioni ridicole e freni inesistenti. Dopo una settimana l'avevo già venduta agli stessi soldi che l'avevo pagata, e mi ero "fatto" una XT600E del 1995. Ma questa è un'altra storia.

Tornando alle cafe racer, vorrei sottolineare come in realtà il mercato sia molto meno vibrante di quanto mi aspettassi. Le camionate di bellissime preparazioni viste alle fiere di settore e nelle gallery di Pinterest ed Instagram non hanno riscontro a livello di vendite generate. Nel senso che ci sono i proprietari di quelle meravigliose special che le tengono chiuse in garage o in salotto, e i barboni come me che provano a farsi le "special fatte in casa" spendendo il meno possibile e lasciando il progetto a mezza strada (oppure senza nemmeno iniziarlo davvero, come me o il proprietario precedente).


Chi le usa in giro è un ben preciso tipo di persona, che qui definiscono "hipster".
Barba lunga, camiciole a quadri, jeans "skinny" e All Stars Chuck Taylor, sembrano fatti con lo stampino. Età media attorno ai 25 anni, generalmente appena usciti dal college e con aspirazioni artistiche. Il problema è che sono generalmente squattrinati perché ancora in cerca di un lavoro che non sia girare hamburger da McDonalds e le loro moto ne sono la dimostrazione. Tagliate poco e male, con le selle a cui è stata solo strappata via un po' di imbottitura, i parafanghi tagliati (o rimossi completamente) e i silenziatori tagliati. Perfette in California, ma pericolosamente minacciate dalla ruggine in tutti gli umidissimi stati del Sud e Sudest degli USA, dove sono molto diffuse.

Insomma lo avete capito, il mercato delle cafe racer, malgrado faccia figo da morire e nonostante le ottime premesse ed alcuni picchi di assoluto lirismo motociclistico, è fatto di ben poco: ragazzetti squattrinati, quattro caschi jet ed occhialoni, un giubbotto di pelle vintage qui e là e stop. Fine del palo.


Pietro Ambrosioni

www.ambrosioni.com

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