Strade trappola per i motociclisti. La Cassazione obbliga a risarcire

Strade trappola per i motociclisti. La Cassazione obbliga a risarcire
Maurizio Gissi
  • di Maurizio Gissi
Quattro esempi di ordinaria incuria delle strade che si traducono in trappole per i motociclisti. Chi è responsabile deve pagare: lo stabiliscono varie sentenze, della Cassazione civile e penale
  • Maurizio Gissi
  • di Maurizio Gissi
27 giugno 2013

Punti chiave

Corso Inglesi, Sanremo, c'è una curva con l'asfalto rovinato da buche e avvallamenti. E' uno di questi che pochi giorni fa ha fatto cadere lo Scarabeo 50 guidato da Roberta Mastrolorico, la 22enne che nell'urto ha perso la vita. La Procura ha aperto un'inchiesta proprio sulle condizioni di quel tratto del corso. Parrebbe infatti che a provocare la caduta siano state le sconnessioni della strada e non la velocità inadatta o l'imprudenza di chi guidava. Il procuratore Roberto Cavallone sta conducendo un’inchiesta e l’avvallamento dell’asfalto, che potrebbe essere la causa della caduta, coincide con una serie di scavi per l’allacciamento di servizi. La procura ha chiesto informazioni per individuare i responsabili dei cantieri che hanno interessato il tratto. L'ufficio requirente ha chiesto poi di conoscere i responsabili della manutenzione e le eventuali segnalazioni fatte agli uffici comunali.

Ieri, a Pinarella di Cervia in viale Italia, un diciassettenne ha perso la vita dopo essere caduto con la sua Husqvarna 125: a causare la perdita di controllo della moto sono state questa volta le radici ai lati della carreggiata e i profondi avvallamenti.
Altro episodio, questa volta in viale Lombardia a Monza. Dopo i molti ritardi e la storia infinita del cantiere per la costruzione del tunnel che porta a Milano, è la parte esterna della infrastruttura a creare problemi alla circolazione. In particolare per i motociclisti. Prima di imboccare il tunnel, in direzione Lecco, c'è un avvallamento pronunciato, un cedimento del fondo stradale che ha già causato qualche incidente. Il più grave riguarda la passeggera di una moto stata sbalzata di sella e che, cadendo, si è fratturata una vertebra.
Strada Statale 16, Fra Ravenna e Argenta sono trenta chilometri in condizioni che non penseresti di trovare se non nel terzo mondo: rattoppi malfatti, buche, piccoli smottamenti, segnaletica nascosta dalle erbacce, copertoni abbandonati. Soltanto in questo tratto di statale si sono contati 19 morti negli ultimi dieci anni. C'è gente che corre di giorno come di notte oltre i limiti, ma le condizioni della strada, specie quando piove, sono le maggiori responsabili. Le amministrazioni locali in questo caso non c'entrano, chi dovrebbe preoccuparsi della manutenzione è l'Anas.

Una recente sentenza emessa dalla Cassazione civile, il 13 giugno scorso, ha affermato che il responsabile del tratto stradale in cui si verifica un incidente è tenuto a risarcire i danni nel caso il sinistro sia causato dal manto stradale viscido o scivoloso. Aggiungendo che la responsabilità dell’ente o della società custode della strada rimane anche se è stato segnalato il pericolo. Nello specifico, i giudici hanno rigettato un ricorso dell'Anas che aveva impugnato una sentenza di secondo grado. Sentenza nella quale il Tribunale aveva confermato la decisione del giudice di pace. Un automobilista coinvolto in un sinistro aveva infatti chiesto i danni all'Anas poiché la strada si era rivelata particolarmente viscida.

Questa è soltanto l'ultima di una lunga serie di sentenze che giudicano responsabili enti, società appaltatrici dei lavori e comuni per il cattivo stato delle strade. E' il caso della Cassazione penale, sezione IV, sentenza 6267, che in seguito all'incidente occorso a un'automobilista ha stabilito che risponde di omicidio colposo il titolare della ditta appaltatrice delle opere di manutenzione del manto stradale, se, nel tratto di sua competenza, la presenza di buche ha determinato un incidente mortale, in quanto tale soggetto non ha adempito agli obblighi connessi alla sua posizione di garanzia. Un'altra sentenza della Cassazione civile,del gennaio di quest'anno, ha condannato ancora l'Anas per i danni provocati da un guardrail pericoloso.

La legge stabilisce che una quota significativa dei proventi derivanti dalle contravvenzioni alle infrazioni al Codice della Strada sia impiegata per la manutenzione e la messa in sicurezza delle strade. Quota che viene però quasi sempre erosa e dirottata verso altre coperture di spesa.
E' giusto ricordare, tanto per non farci mancare nulla, che i comuni mettono a bilancio preventivo quanto incasseranno dalle contravvenzioni: le multe sono a tutti gli effetti una voce di entrata, ed è meglio se va rispettata. Ad esempio il Comune di Milano ha preventivato quest'anno di incassare dalle multe 136 milioni di euro. Cioè un aumento di 8 milioni rispetto al 2012. Nel frattempo la spending review ha tagliato le Politiche sociali di 29,5 milioni di euro, la Cultura di 4 e lo Sport di 3. Resterà qualcosa per coprire almeno le buche ancora aperte in città?