Pedaggi Autostradali: promesse spezzate e rincari in arrivo

Pedaggi Autostradali: promesse spezzate e rincari in arrivo
Le autostrade italiane si preparano a un 2026 con pedaggi più salati, nonostante le solenni promesse istituzionali di bloccarne gli aumenti. Gli utenti pagheranno il conto di sentenze giudiziarie e adeguamenti inflazionistici, in un balletto tra politica e concessionari che lascia l'amaro in bocca
30 dicembre 2025

Ricordiamo che a marzo 2024, il ministro Matteo Salvini annunciava: "Stop agli aumenti dei pedaggi entro fine anno". Il piano del Mit mirava a congelare le tariffe, contrastando rincari previsti oltre l'inflazione. L'obiettivo? Alleggerire il peso sulle tasche degli utenti dopo anni di aumenti sistematici. Peccato che la Consulta ribalta tutto, la Corte Costituzionale ha avuto l'ultima parola, a ottobre 2025, ha bocciato il blocco tariffario aprendo le porte a rincari fino al 10-15% sulle tratte chiave. Autostrade per l'Italia (Aspi) potrà recuperare gli adeguamenti negati, con effetti a cascata sui caselli.

Ormai non si tratta più di una ipotesi: dal 1° gennaio 2026, tra i vari auguri di buon anno, scatteranno gli incrementi. +1,8% sulla rete Aspi, +1,677% su Salerno-Pompei-Napoli. Le istituzioni dichiarano guerra ai costi, ma la giustizia e i concessionari vincono.

Ma rispetto al resto d’Europa come siamo messi? L'Italia si posiziona tra i paesi europei con i pedaggi autostradali più elevati, seconda solo alla Francia secondo studi del 2025. Tratte come Milano-Bari (A1/A14) costano 68,30 euro, seconda in Europa dopo l'Eurotunnel Francia-Regno Unito (72 euro). La Francia domina con prezzi alti su gran parte della rete, inclusa Parigi-Marsiglia (68,90 euro).

I pedaggi più bassi si trovano invece nel Regno Unito (Warburton Bridge: 0,14 euro) e Bosnia Erzegovina (Svilaj-Odžak: 0,61 euro). Est Europa come Croazia (max 32,80 euro) e paesi gratuiti (Svezia, Finlandia per autostrade base) offrono risparmi considerevoli . Non è un caso se i paesi meno cari possiedono una gestione direttamente dallo Stato, i più cari come l’Italia hanno affidato la gestione a società concessionarie. Il sistema delle concessioni si conferma ancora oggi decisamente subdolo e a sfavore della comunità.

Nel nostro Paese la rete, lunga oltre 6.900 km, è affidata a circa 25 società concessionarie private o miste, che operano sotto concessione del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti (MIT). Autostrade per l'Italia (Aspi), controllata da Cassa Depositi e Prestiti (mani pubbliche), gestisce il 50% circa (2.800 km), mentre altre come ASTM (1.100 km nel Nord-Ovest) o Gavio coprono il resto.

E la manutenzione? Pagando tanto sarebbe lecito aspettarsi autostrade infiocchettate e perfette, invece… Lo scandalo del Ponte Morandi ha tragicamente tolto il velo su un sistema malato in cui gli utenti sembrano solo polli da spennare. Sarà così per sempre?

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