Nico Cereghini: “Prima o poi uno più forte arriva”

Nico Cereghini: “Prima o poi uno più forte arriva”
Nico Cereghini
  • di Nico Cereghini
Tom Sykes è in una brutta posizione: il nuovo compagno di squadra Rea va come il vento. Dieci vittorie contro due in SBK, e il distacco in classifica sale a 124. Mi viene in mente il caso di Lucchinelli, campione spodestato da Spencer
  • Nico Cereghini
  • di Nico Cereghini
9 giugno 2015

Punti chiave

Ciao a tutti! Cosa succede nella testa di un forte pilota, un campione del mondo, quando capisce che il compagno di squadra, a parità di moto e di tutto, va più forte di lui? Tom Sykes, domenica pomeriggio, era decisamente arrabbiato per la fregatura che gli avevano dato il motore prima e la gomma poi, ma ormai il suo destino sembra segnato: la Kawasaki è un missile ma arginare lo scomodissimo Rea, dopo la decima vittoria su quattordici gare, diventa una cosa quasi impossibile.


Nel febbraio del 1982, troppi anni fa, salivo in seggiovia dalle parti di Folgaria con Marco Lucchinelli. Eravamo lì per gareggiare in uno slalom come si usava allora, un gigante (almeno di nome) tra piloti ed ex. Marco era appena arrivato direttamente dai test Honda in Florida, e tutti volevamo sapere come aveva trovato la sua nuova moto: la Honda NS 500 tre cilindri. Sulla Gazzetta avevo letto che dopo un paio di giorni a Daytona in esclusiva, Marco era stato raggiunto dal suo nuovo compagno di squadra, il ventenne Freddie Spencer; il terzo giorno, in pista tutti i piloti compreso Katayama, il più veloce era stato Spencer.


“Sì, ma soltanto perché gli avevo messo a posto la moto –mi tranquillizzò Marco facendo dondolare gli sci fuori dal seggiolino biposto- perché Spencer conosce bene la pista ma di due tempi non sa niente. Non credo proprio che mi darà problemi”.


Beato ottimismo: Lucchinelli, che con la Suzuki aveva trionfato nel mondiale 1981, stava andando a cacciarsi nel peggior casino della sua carriera. Fin dalla prima gara in Argentina Freddie salì sul terzo gradino del podio, alla quarta gara era in pole, alla settima di Spa vinceva. Bisogna dire che Marco purtroppo era volato via ad altissima velocità in Austria, seconda gara della stagione, dopo aver segnato il giro più veloce (a oltre 191 orari) quando lottava con Uncini per la vittoria. Nel curvone più veloce del Salzburgring era proprio di fianco ad Uncini quando venne agitata una bandiera gialla che segnalava una caduta alla curva successiva; Franco d’istinto rialzò un po’ la moto, Marco un po’ di più e finì fuori pista. Dovete immaginarvi la scena: pratone in leggera salita, poi il pubblico dietro una semplice rete metallica. Per non entrare nella folla a duecento all’ora Lucchinelli dovette bloccare la ruota posteriore e gettarsi a terra. Si ruppe una caviglia ma si spezzò anche qualcosa di più interno: da quel momento solo quinti e sesti posti, e l’anno dopo Spencer conquistava il suo primo titolo davanti a Roberts mentre Marco concludeva mestamente al settimo posto nonostante due bei podi in apertura di stagione.


Io sono abbastanza sicuro che la sfortunata caduta del 2 maggio 1982 sia stata la principale causa del declino del mio amico Lucchinelli, che era una grande talento e avrebbe potuto vincere il titolo delle 500 fin dal suo debutto nel ’76, ero lì vicino a lui e so quello che dico. Ma l’aver trovato Spencer nel suo box gli diede la botta definitiva. Purtroppo Freddie era semplicemente più forte, il più forte in assoluto degli anni Ottanta.


Guardo l’espressione sconsolata di Tom Sykes, con quella faccia da navigatore solitario di un’altra epoca, e mi dispiace per lui che mi è sempre stato simpatico. Ma prima o poi uno più forte arriva.

Prima o poi uno più forte arriva