Nico Cereghini: "Non sa cosa rischia"...

Nico Cereghini: "Non sa cosa rischia"...
Nico Cereghini
  • di Nico Cereghini
In moto, praticamente in mutande perché fa caldo. Non cadrà di sicuro, non lo auguriamo a nessuno, ma è meglio che sappia cosa dovrebbe sopportare, nel caso peggiore. Ore di ricerca con le pinzette dentro le abrasioni della cute a cercare i pezzetti di asfalto e di stoffa...
  • Nico Cereghini
  • di Nico Cereghini
19 giugno 2018

Punti chiave

Ciao a tutti! Eccolo qui il più furbo di tutti. Non lo conosco personalmente, ma conosco bene il tipo. Se osassimo obiettare sulle sue scelte, risponderebbe più o meno così.


"Non mi rompete le scatole, lo sapete benissimo anche voi che con il caldo estivo non c'è niente di meglio che prendere l'aria fresca con la moto... Va bene, il casco è obbligatorio e lo metto sempre, è una gran seccatura, ne farei molto volentieri a meno, ma se non ce l'hai rischi la multa (fino a 323 euro, che esagerazione!), addirittura cinque punti in meno sulla patente e pure il fermo amministrativo della moto per sessanta giorni. Ma tutto il resto, giacca tecnica, pantaloni con le protezioni, guanti e scarpe specifiche sono tutta roba per voi fanatici talebani del motociclismo; per quelli normali, che masochisti non sono, la moto è davvero libertà assoluta, senza nessuna costrizione. Fa caldo. Maglietta, pantaloncini e magari, se sono al mare o al lago, ai piedi metto gli infradito, che sono molto meglio delle scarpe da ginnastica. Se cado? Ammazzalo che menagramo, lascia che tocchi ferro, io non cado mica".


Se cadesse, anche a velocità modesta, poi sarebbero giorni duri e gli sarebbe molto utile saperlo. Ho un amico che ha fatto questa esperienza anni fa in autostrada, cadendo sugli ottanta all'ora. Ambulanza, pronto soccorso all'ospedale, e una volta estratti pazientemente dalle abrasioni-ustioni, con le pinzette, tutti i granelli dell'asfalto e ogni minuscolo frammento di stoffa (i pezzettini blu sfilacciati dei jeans, quelli bianchi delle mutande e quelli azzurri della camicia), ha passato dieci giorni non in un letto del reparto medicina generale, ma immerso in una piccola vasca speciale tra i grandi ustionati. Soltanto dopo, al riparo dalle infezioni, ha potuto iniziare la lunga degenza per la cicatrizzazione. Io mi aspetto che un motociclista queste cose più o meno le sappia, per gli scooteristi ho perso ogni speranza: battaglia persa.


È certificato che lo scooterista-tipo da città, almeno qui a Milano, si sia sganciato completamente dal mondo delle due ruote a motore identificandosi al cento per cento con l'automobilista, e come lui telefona, messaggia, chatta sia al semaforo rosso che in movimento. Faccio di tutto per scoraggiarli, manco fossero tutti figli o nipoti miei, ma risultati zero. La scorsa settimana ho trovato davanti alle mie ruote una coppia di ragazzini, lui e lei, sguardo basso, fisso sui rispettivi smartphone. Una rapida occhiata alla strada, tre secondi a digitare sullo schermo con il pollice della mano sinistra, un'occhiata alla strada, tre secondi sul cellulare, un'altra occhiata alla strada e avanti così, guidando lo scooter nel traffico con una mano sola. Riguardo al rischio delle abrasioni profonde, l'estate scorsa ho ripreso abbastanza severamente una mamma che portava in giro la sua bimbetta sul Beverly, pantaloncini e canotta tutte e due, e la signora mi ha mostrato il dito medio invitandomi a fare i fatti miei. E aveva ragione, naturalmente, non sono mica un agente di Polizia Municipale, ma gli agenti poi, dove sono? E anche la regola, dov'è? E poi, che regola inventare? Non c'è argine che tenga alla stupidità. Non possiamo che insistere e diffondere la cultura della sicurezza, anche se quasi sempre a vuoto.

Non sa cosa rischia