Nico Cereghini: "Non aspettate le strade sicure"

Nico Cereghini: "Non aspettate le strade sicure"
Nico Cereghini
  • di Nico Cereghini
Dopo l'incuria di anni, semplicemente non ci sono le risorse per sistemarle davvero. Una ragione in più per raddoppiare l'attenzione e anche per cambiare qualcuna delle nostre abitudini...
  • Nico Cereghini
  • di Nico Cereghini
3 aprile 2018

Punti chiave

Ciao a tutti! Chi è uscito con la moto in questi giorni intorno a Pasqua, finalmente con un po' di sole dopo settimane umidissime, ha trovato le strade peggiori di sempre. Non è un discorso nuovo, le buche sono all'ordine del giorno anche per chi non si muove dal suo paese o dal suo quartiere, a Roma, Milano o Catania cambia poco. Ma la situazione è ormai così degradata che per venirne fuori servirebbe un "piano Marshall", un intervento straordinario all'altezza di quello che gli Stati Uniti vararono nel '47 per aiutare il vecchio continente dopo il disastro della seconda guerra mondiale.


Non lo dico io, lo afferma documentatissimo Giordano Biserni, presidente dell'Asaps, gli amici della polizia stradale. Negli ultimi anni, sostiene Biserni, nella manutenzione delle strade sono stati risparmiati circa dieci miliardi di euro; e adesso per sistemare i circa 850.000 km di strade italiane (settemila di autostrade, 25.000 di statali, il resto di strade secondarie) sembra che servano addirittura quaranta miliardi o giù di lì. "Nella legge di bilancio -scrive il presidente Asaps- sono stati stanziati per la manutenzione delle strade 1.620 milioni, ma attenzione, sono soltanto 120.000 euro per il 2018 e 300.000 euro all'anno per il quinquiennio 2019-2023. Cosa ci facciamo con queste somme?".
 

Quasi niente, ed ecco che una volta di più sento il bisogno di raccomandarvi la massima prudenza. Inutile illuderci, qualche strada sarà sistemata, qualcuna rattoppata più o meno bene, molte saranno abbandonate al loro destino. Dobbiamo cavarcela da soli, questa è la semplice verità. Dobbiamo cambiare abitudini, raddoppiare l'attenzione, proteggerci di più. Per esempio il paraschiena. Tutti sanno che è utile, e gli studi dell'Istituto Superiore di Sanità dicono che il paraschiena riduce il 60 per cento delle lesioni alla spina dorsale: più di 2.600 incidenti che hanno coinvolto motociclisti e passeggeri hanno dimostrato questo dato. Eppure siamo ancora pochi ad usare questa protezione tutti i giorni. Molti ne fanno a meno e c'è ancora chi mi dice "lo infilo sotto la giacca quando vado fuori la domenica, ma in città cosa serve? Non supero i cinquanta all'ora..." E questa era la stessa motivazione che sentivo usare negli anni Settanta e Ottanta per il casco, prima che diventasse obbligatorio: "in autostrada d'accordo, lo metto volentieri, ma tutti i giorni...".


E invece è proprio questo il concetto che dobbiamo metabolizzare: tutti i giorni. Ve lo raccomando caldamente: chi ancora non possiede un paraschiena vada a comprarselo oggi stesso. Non costa tanto, prendete la misura giusta, sceglietene uno buono e che naturalmente sia certificato CE, meglio se di livello due. Infilarlo prima di indossare la giacca deve diventare un'abitudine, un gesto che vi fa sentire meglio. Uscireste senza il casco? La stessa cosa. Senza casco mi sento nudo, senza paraschiena mi sento vulnerabilissimo.

Strade e paraschiena