Nico Cereghini: "Il traffico di Barcellona"

Nico Cereghini: "Il traffico di Barcellona"
Nico Cereghini
  • di Nico Cereghini
Una puntata in Catalogna mi suggerisce qualche riflessione sul modo di organizzare la mobilità urbana. Ci vuole un patto chiaro con il cittadino, non una gara a chi è più furbo
  • Nico Cereghini
  • di Nico Cereghini
18 dicembre 2018

Ciao a tutti! Sono tornato a Barcellona per qualche giorno, e forse conoscete la città: modernissima e contemporaneamente antica, con i quartieri avveniristici accanto a quelli storici, trasporti pubblici capillari e che funzionano benissimo, però frequenti e terribili zaffate di fogna anche in centro. Un bel clima anche in inverno (rispetto a Milano), tante moto e soprattutto scooter (come a Roma), un traffico intenso ma molto diverso dal nostro, più veloce e regolare. Curiosamente, lì sono i pedoni che volentieri ignorano i semafori e passano col rosso se le auto sono abbastanza lontane, e trovi moltissime cacche di cane sui marciapiedi, persino più che da noi. Invece motociclisti e automobilisti sono generalmente molto disciplinati, attendono sempre il verde agli incroci, parcheggiano correttamente, e soprattutto viaggiano ordinatamente nelle corsie previste.


Bisogna dire che a Barcellona, fuori dal Barrìo Gotico e dalle zone più storiche con le tipiche viuzze, lo spazio abbonda: grandi piazze, vialoni con tante corsie parallele, molti sensi unici anche sulle strade più ampie: una storia diversa dalla nostra. Naturalmente anche lì i problemi non mancano, l’inquinamento è alto, e negli orari di punta i tempi di trasferimento cambiano. Ma si capisce che dietro c’è una logica precisa: la viabilità è organizzata in modo che ci si possa muovere velocemente, purché le regole siano assolutamente rispettate. L’autobus e i taxi corrono forte, sulla corsia preferenziale di destra, ma nessuno si sogna di invaderla con l’auto o con la moto; se le due corsie di sinistra sono riservate a chi svolterà a sinistra duecento metri più avanti, e lì si rallenta, i veicoli sulle corsie attigue mantengono una velocità elevata senza il rischio che qualcuno sconfini per guadagnare tempo. Come prima impressione mi sono detto: però, quanta educazione, i motociclisti in particolare sono molto più coscienziosi di noi! Poi ho verificato che le telecamere sono tante e non si sfugge, e allora ho concluso: però, che bravi amministratori! Perché la severità alla fine paga, ma bisogna anche meritarsela.


Questa volta sono arrivato in aereo, ma se mi immagino in moto, in questi viali di Barcellona, d'istinto so che mi verrebbe voglia di zigzagare un po', perché è così che faccio a Milano, dove spesso viaggio anche sulle corsie preferenziali poiché ci è permesso. Subito dopo scarto il pensiero e mi dico che no, che mi comporterei bene, mi vergognerei di essere l’unico indisciplinato. E poi mi strombazzerebbero dietro come fanno con i pedoni che passano col rosso.


Si sa che il buon esempio è contagioso, che i comportamenti virtuosi si diffondono esattamente come quelli peggiori. Ma qui secondo me c'è ben altro. Forse sono un illuso, ma guardando tutte queste corsie a velocità differenziata intravvedo una specie di patto tra lo stato e il cittadino. Un discorso tipo "Tu ti comporterai bene sulla strada e io mi impegno a organizzarti la migliore mobilità possibile". Probabilmente in Catalogna c'è anche l'educazione stradale nelle scuole, e ci sono campagne specifiche sulla sicurezza e chissà quante altre iniziative. Chissà. Quel che è certo, però, è che invece qui in Italia abbiamo perso un mucchio di tempo e continuiamo a perderlo, convinti di essere molto furbi. Qui si fa finta di stabilire regole sempre più severe, si fa finta di rispettarle, si fa finta di controllare, si fa finta di progredire, e l'unica cosa vera è che magari ogni tanto finisci in qualche trappola organizzata dal comune di turno per fare cassa. E lì ti incacchi un bel po', ma prima o poi ti passa.

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