Nico Cereghini: “Con il CIV al Mugello, finalmente di nuovo in pista. In sicurezza”

Nico Cereghini: “Con il CIV al Mugello, finalmente di nuovo in pista. In sicurezza”
Nico Cereghini
  • di Nico Cereghini
Primo passo il CIV al Mugello, naturalmente a porte chiuse. Abbiamo visto belle gare e il rispetto rigido di un preciso protocollo con le distanze all’aperto e le mascherine negli spazi chiusi. Però, forse…
  • Nico Cereghini
  • di Nico Cereghini
6 luglio 2020

Ciao a tutti! con il CIV al Mugello la stagione è finalmente cominciata davvero (dopo le false partenze dell’Australia il primo marzo per le derivate, e naturalmente dopo il Qatar per Moto2 e Moto3 la settimana dopo). E certamente è una gran cosa, una botta di vitalità per tutti noi, anche se si è trattato di campionati nazionali. Un aperitivo eccitante: a Jerez tra due settimane si farà sul serio con la MotoGP e tutto il circo. Vedere le tribune toscane vuote, e i prati intorno al circuito senza la solita animazione di tende e camper, ha fatto un po’ impressione; ma neanche tanto, almeno per me. Il regista è stato attento ad inquadrare gli spalti il meno possibile, e lo spettacolo in pista era di ottimo livello: per gli spettatori davanti alla tivù alla fine è cambiato poco.

C’è un protocollo, anche nel CIV. E si vede. Mascherine nelle aree interne, anche dentro i box, e libertà, ma a distanza quando ci si trova all’aperto. Tutto giusto, ci mancherebbe, qui le regole ci vogliono e devono essere assolutamente chiare. Siamo in televisione, occorre passare un messaggio limpido prima che si diffondano comportamenti demenziali come quello del dirigente veneto, che con la febbre a 38 (e poi anche il tampone positivo) se n'e andato in giro a far feste e funerali infettando i conoscenti.

Per inciso, voi magari pensate che a uscire di casa con la febbre alta siano pochissimi, che quello là sia un caso eccezionale, invece vi posso garantire che non è assolutamente vero, e ogni anno in EICMA mi tocca averne la conferma. Non mi pesa affatto prestarmi a centinaia di fotografie con gli appassionati che me lo chiedono, ma vi assicuro che decine di mani che mi afferrano per trattenermi e decine di braccia che mi trovo sulle spalle sono… roventi! Di visitatori che vengono in fiera con la febbre alta ce n’è tanti, ed è tutta gente che con la temperatura a 38 esce normalmente, va a scuola e va a lavorare. Purtroppo.

Ma tornando al Mugello, c’è una dettaglio del protocollo che molti di noi faranno fatica a digerire del tutto. Parlo delle interviste ai protagonisti nel dopogara, tutti con le mascherine sul volto mentre rispondono all’intervistatore. Il punto centrale è che le regole devono essere semplici, come ho anticipato. Sappiamo che a causa del Covid ci sono Paesi tuttora messi male ed altri malissimo, che i rischi restano elevati dappertutto, che gli stessi fratelli Márquez, per dire, sono residenti appena fuori dai confini di una nuova zona rossa, isolata pochi giorni fa. Anche in Italia ci sono diversi focolai, e c’è gente che fa confusione e siamo convintissimi che sia molto pericoloso lasciare margini di ambiguità.

Magari però si potrebbe, e lo chiederei a Dorna, fare una piccola eccezione per le interviste finali togliendo la mascherina ai protagonisti: una soluzione potrebbe essere quella di partire con le immagini in campo largo, mostrare quanto è isolato da tutti il pilota che parla, chiarire bene il contesto.

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