Nico Cereghini: "Ciclisti in fila per tre"

Nico Cereghini
  • di Nico Cereghini
Dietro la curva un bel drappello compatto di amatori. E’ successo anche a voi? Qualche volta sono un pericolo pubblico, ma non sono i soli… | N. Cereghini
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19 maggio 2010


Ciao a tutti!
Se c’è uno a cui piacciono le bici quello sono io. E certamente non sono solo: sono moltissimi i motociclisti che vanno anche in bicicletta, da corsa e mountain bike, come tutti vanno in auto e tutti vanno anche a piedi. Insomma non siamo una categoria così ben definita.
Andavo in bici quando non avevo ancora i soldi per comprarmi un motorino. E andavo davvero. A undici anni giravo Milano con la mia biciclettina fino a perdermi, per il gusto di ritrovare la strada di casa. E ho memorizzato le vie e le piazze della città come un taxista professionista.
A quattordici mi facevo prestare la bici da corsa di un amico e macinavo chilometri. Andare sul lago di Como per il fine settimana era la norma, e una volta ho fatto anche, solo soletto perché nessuno voleva venire, la Milano-Sanremo. Da Tortona, però, perché mio padre, la sera prima, mi ha suggerito di prendere un treno almeno fino a lì. Grazie papà, perché sarei morto già sui Giovi, e comunque ho lasciato Tortona alle 8.30 del mattino e ho visto Sanremo che faceva buio.
 

Tutta la mezza strada è occupata dal drappello. Non serve andare a centottanta, bastano e avanzano i settanta all’ora per rischiare di fare uno strike. Scarica di adrenalina, in qualche modo ci si ferma o si evita la strage, anche questa volta è andata

Lunga premessa per sottolineare che i ciclisti erano compagni di strada e restano miei amici. Però qualche volta li cancellerei.
Sarà capitato anche a voi.
Dietro la curva, un bel gruppo di amatori variopinti che pedalano compatti a 35 all’ora, nella tua stessa direzione, in fila per tre con il resto di due. Tutta la mezza strada è occupata dal drappello. Non serve andare a centottanta, bastano e avanzano i settanta all’ora per rischiare di fare uno strike. Scarica di adrenalina, in qualche modo ci si ferma o si evita la strage, anche questa volta è andata.

C’è un mio amico che li prende a male parole ogni volta che ci si ferma, magari in cima al colle, quando noi ci facciamo una coca cola e loro riprendono fiato. Prima li chiama “bombati” perché sostiene che si dopano peggio dei pro, quindi fa notare che noi paghiamo una tassa di circolazione esagerata per occupare una corsia mentre loro non pagano un belino (è genovese, e sensibile all’argomento) per occuparne tre

Tutti in fila indiana, per favore
Tutti in fila indiana, per favore


Io di solito faccio finta di non conoscerlo, questo amico – anche la nostra categoria di motociclisti, se proprio vogliamo generalizzare, è largamente imperfetta - però non ha tutti i torti.
Mia moglie usa la bici ogni giorno per andare in ufficio, rispetta l’ambiente, non inquina, ci mancherebbe che dovesse pagare anche il bollo; ma che pure i ciclisti rispettino il prossimo quello lo pretendo sì.

Voi che andate anche in bici da corsa (le mie ginocchia non lo accettano più) ditelo ai vostri amici: tutti in fila indiana, per favore, massimo due a due quando la strada è dritta e c’è tutta la visibilità.