L'auto a guida autonoma, le moto e le loro relazioni sempre più pericolose

L'auto a guida autonoma, le moto e le loro relazioni sempre più pericolose
Antonio Privitera
  • di Antonio Privitera
Abbiamo analizzato un nuovo documento dell'associazione europea dei produttori di motocicli che mostra come, in alcuni casi, le auto moderne non dispongano ancora di sensori e algoritmi adeguati per rilevare le motociclette. Con tutto quello che ne consegue in termini di sicurezza
  • Antonio Privitera
  • di Antonio Privitera
29 agosto 2019

Le tecnologie più avanzate in tema di gestione e guida dei veicoli sono oramai trasversali tra i mondi a due e a quattro ruote e anche quando non ci riguardano direttamente, come nel caso della guida autonoma delle vetture, hanno comunque un forte impatto anche sulla nostra sicurezza.

L'ACEM (l'associazione europea dei produttori di motocicli) ha infatti pubblicato un Policy Paper dove si pongono le basi per una sinergia e un dialogo tra i settori per individuare le aree critiche che impediscono o impedirebbero alle automobili dotate di guida autonoma di livello 3 e 4 (la 5, quella più pervasiva, è ancora di là da venire) di riconoscere le motociclette e le loro manovre e prevenire così impatti inaspettati o situazioni di pericolo.

Il punto focalizzato dal paper How will automated cars impact motorcycle safety? parte dall'analisi che, in alcuni casi, le auto moderne non dispongono di sensori e algoritmi adeguati per rilevare le motociclette.

Numerosi incidenti in Europa e negli Stati Uniti con auto automatizzate mostrano indicano che non si è stati in grado di rilevare le motociclette in tutte le situazioni.

Le auto equipaggiate con ADAS (i sistemi di ausilio alla guida come quello che tiene automaticamente una distanza di sicurezza con veicolo che precede), sono equipaggiate da una moltitudine di sensori, come radar, telecamere e lidar (e in futuro verranno implementate le comunicazioni V2X) che creano un quadro più o meno completo della direzione in cui l'auto si sta dirigendo, eventuali ostacoli e altri veicoli nelle vicinanze, al fine di calcolare gli interventi o le manovre di guida.

I sistemi funzionano abbastanza bene in molte situazioni, come il rilevamento di oggetti più grandi con una forma definita o standardizzata, come automobili, camion o segnali stradali. Tuttavia, il rilevamento di oggetti dinamici più piccoli come le motociclette - che magari non occupano nemmeno il centro della corsia, per esempio - presenta sfide a sensori e algoritmi, così come presenta sfide alla percezione umana.

Pertanto, i sistemi automatizzati dovrebbero migliorare in modo significativo il tasso di rilevamento dei motocicli che per ingombri, dinamica, variabilità di assetto e velocità nel cambio corsia possono già adesso non essere correttamente rilevati dai sensori, con tutte le conseguenze per la sicurezza che possiamo immaginare.

Inoltre, la guida autonoma di livello 3 sta per essere introdotta sulle automobili e il pilota umano sarà sempre meno necessario per condurre un veicolo che dovrà essere in grado di riconoscere le complesse manovre comunemente eseguite dalle motociclette nel traffico; questo dovrà - sottolinea il documento - essere un obiettivo da raggiungere sia nelle strade molto trafficate di Roma, che in quelle del Nord Europa certamente meno congestionate.

Una sfida che ACEM sottolinea chiedendo sia all'industria che al legislatore comunitario che i veicoli automatizzati debbano essere realizzati non più tenendo conto esclusivamente delle esigenze delle autovetture ma che tutti i sensori utilizzati vengano progettati e validati per le motociclette al fine di incrementare la sicurezza di tutti gli utenti della strada.

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