In moto in salute: Le fratture della clavicola

In moto in salute: Le fratture della clavicola
Il dott. Lorenzo Boldrini, motociclista e Medico dello Sport presso il Centro di Riabilitazione per lo Sport Isokinetic, ci parla delle fratture alla clavicola
5 ottobre 2011

Punti chiave

Cari Motociclisti, oggi parliamo di un argomento noto ahimè a molti in caso di caduta dalla moto. Ci riferiamo alle fratture della clavicola che avvengono tipicamente per una caduta con braccio in estensione o addotto che determina una lesione da trauma indiretto della clavicola. Più raramente la frattura si verifica per un trauma contusivo diretto a causa di un ostacolo o un oggetto che colpisce direttamente la clavicola.
La frattura si localizza più di frequente nella parte centrale e laterale della clavicola (80% casi) che è il punto più debole. A seguito del trauma il malcapitato è di solito incapace di muovere il braccio a causa del vivo dolore in sede di frattura. L’infortunato viene portato al pronto soccorso dove viene posta la diagnosi sulla base di una valutazione clinica e radiografica. E’ opportuno in tale sede escludere eventuali complicanze quali lesioni dei vasi (l’arteria succlavia) e dei nervi che supportano la sensibilità ed il movimento dell’arto superiore dal lato interessato.

Quando la frattura è composta e quando non lo è


Se non sussistono complicazioni e la frattura è composta (ovvero i frammenti della frattura mantengono un allineamento sostanzialmente corretto) il trattamento consiste nel posizionamento di un tutore cosiddetto ad “otto” per la sua conformazione, che avvolge le spalle e mantiene stabilizzato il punto di frattura sulla clavicola impedendo lo spostamento dei frammenti. In caso di frattura completa infatti le forze dei muscoli del collo (lo sternocleidomastoideo in particolare) tendono a determinarne uno spostamento verso l’alto del moncone osseo prossimale, mentre la parte laterale è tenuta verso il basso dal deltoide. Tale squilibrio di forze può determinare la scomposizione della frattura (i frammenti si spostano e non sono più allineati) e comprometterne la guarigione. Il tutore va frequentemente regolato mantenendo la tensione dei tiranti per garantirne un’azione efficace.


Il trattamento chirurgico


Il trattamento chirurgico è in generale una scelta secondaria per l’esiguità del tessuto cutaneo-sottocutaneo a livello della clavicola che espone l’osso ad elevato rischio di infezioni e per l’elevato numero di casi di pseudoartrosi (mancata consolidazione) post-chirurgica. Tuttavia in caso di marcata scomposizione della frattura o in presenza di lesioni associate può essere richiesto l’intervento con l’applicazione di placche e viti o l’inserzione di fili per restituire l’allineamento dei monconi ossei.
 
Isokinetic il centro dove esercita il dott Lorenzo Boldrini
Isokinetic il centro dove esercita il dott Lorenzo Boldrini

Mobilità post trauma


Il bendaggio ad otto viene di norma mantenuto per 3-4 settimane nei bambini e 4-6 settimane negli adulti. In realtà la mobilizzazione della spalla, in arco di movimento ridotto e libero da dolore, avviene già dalla fine della 3° settimana d’immobilizzazione per prevenire l’insorgenza di rigidità di spalla. 


Recupero

 
Dopo la rimozione definitiva del bendaggio oltre alle mobilizzazioni a secco per il recupero del movimento può essere impiegata l’idrokinesiterapia con esercitazioni passive e gradualmente attive su tutti i piani del movimento. Durante la rieducazione nelle fasi iniziali un lieve movimento dei monconi ossei è possibile e non deve preoccupare, ma va monitorato evitando movimenti estremi o sollecitazioni eccessive.
Per limitare il dolore nella sede di frattura possono essere utilizzati il ghiaccio, l’elettroterapia antalgica e gli ultrasuoni. E’ indicata l’elettromagnetoterapia domiciliare con apparecchi specifici per favorire il processo di guarigione dell’osso. In ogni caso una volta avvenuta la guarigione è normale che residui un profilo alterato della clavicola, che può apparire pronunciata e irregolare, ma si tratta più di un danno estetico che funzionale.

Per il recupero della forza è bene agire sui muscoli stabilizzatori della scapola, del cingolo scapolo-omerale e recuperare gradualmente il completo controllo neuromotorio dell’arto infortunato con esercitazioni funzionali dinamiche (es. lanci, pliometria).
In assenza di complicazioni (ad esempio ritardi di consolidazione) il ritorno allo sport è possibile già dopo 2-3 mesi dal trauma, eventualmente con il supporto di tutori protettivi della spalla per attività a rischio traumatico o di caduta.


Lorenzo Boldrini