Il motociclista è fissato, si sa

Il motociclista è fissato, si sa
Nico Cereghini
  • di Nico Cereghini
Purtroppo è circondato da nemici, i ciclisti su tutti. Vorrebbe solo vivere la sua passione, ma è molestato persino da certi colleghi troppo incompetenti. Sorridiamo sui nostri difetti? Attenti però: la satira è pericolosa, e va trattata con attenzione!
  • Nico Cereghini
  • di Nico Cereghini
12 maggio 2020

Di seccatori ce ne sono tanti ma ci si abitua: quanto costa, così tanto, quanto fa, però qui c’è scritto 240, come mai la tua fa solo i 200. Ma il motociclista ha anche moltissimi nemici e i più insidiosi sono i ciclisti e i camperisti. I maledetti ciclisti vanno in gruppo, occupano tutta la strada e se ne fregano. Non potrebbero trovarsi al mattino in tre o in quattro? Sarebbe normale ma così non si divertono, i signorini, meglio perdere due ore per raccogliersi in tanti perché il bello è creare un gruppone e bloccare tutte le macchine in corteo, il godimento è sentire alle spalle tutti quei clacson. Ma toglietemi una curiosità, perché dovete essere minimo in trenta? Avete paura di perdervi? Avete paura di prenderle? Non vi sopporto.

E poi i camperisti. Di solito si fermano dopo la curva di montagna per fotografare il panorama: preferibilmente in mezzo alla strada, quello è il top, ma se parcheggiano stanno attenti che sporga sulla carreggiata tutto ciò che c’è oltre l’asse posteriore. Scendono in ciabatte e tuta da ginnastica, fanno le foto e i video, se gli dai un colpo di clacson per maledirli ti salutano con la mano. Ma non ce l’avete un paio di scarpe? Ma non vi portate mai dietro una camicia o una t-shirt? Macchè, loro vivono in tuta, loro sono come a casa. Ma datti una mossa e spostati più in là! Non vedi quanta bellezza c’è in giro? Non vedi che il tuo mezzo stona con tutte le moto e le spider d’epoca, qui tra le Dolomiti?

Però va onestamente detto che ci sono anche troppi motociclisti impreparati. Per cominciare, pochi rispettano la regola fondamentale: quando ci si arresta al semaforo, cambio in folle. Guardo quel poveretto con la sua bicilindrica da 22 cavalli - va bene, è un dilettante, non è tenuto a conoscere ogni legge della meccanica e delle termica ma a tutto c’è un limite - che se ne sta lì fermo da un minuto con la frizione in mano. Mai sentito dire che tra le opzioni del cambio c’è anche il folle? E mollala, quella leva, lasciala respirare quella frizione! Che male ti ha fatto per farla arrostire così?

Certa gente non capisce che la moto non è un pezzo di ferro e plastica, è una cosa viva che soffre come noi. Immediatamente prima di arrestarsi bisogna portare il cambio in folle e il piede destro a terra. Perché il destro? Somari, perché l’altro piede è quello del cambio e sarà pronto a inserire la prima un attimo prima del verde. Per tenere dritta la moto ne basta uno, di piede. E quando si riparte il piede di appoggio ritorna subito al suo posto sulla pedana.

Non sarete per caso uno di quelli che lasciano la gamba penzoloni con la scarpa che quasi striscia per terra fino al semaforo successivo, vero? Un giorno o l’altro ve la taglio, quella gamba! O siete magari quegli altri che tirano tutta la prima fino al limitatore e poi la lasciano inserita mentre rallentano per il semaforo dopo. Ma non le avete, le orecchie? Non sentite la meccanica che urla, soffre e protesta? Presto vi cascheranno tutte le valvole e vi starà bene.

Non sopporto nemmeno quelli che litigano con la moto e la tirano da tutte le parti quando vogliono parcheggiarla sul cavalletto centrale. Avete presente? Incapaci e sudati. Allora vi svelo un segreto: quel puntalino che sporge sul lato sinistro del cavalletto è fatto apposta perché voi possiate metterci tutto il vostro peso sopra. Dovete solo curare che entrambi i bracci del cavalletto appoggino a terra, tutti e due capito? Salite sul puntalino e la moto viene su da sola.

E poi il linguaggio: ogni passione ha il suo gergo tecnico ed è indispensabile conoscerlo e rispettarlo. Per fortuna ci sono motociclisti di una certa età – gente che potrebbe godersi la pensione, la moto ma anche la bicicletta sul naviglio la domenica mattina nei dintorni di Abbiategrasso - che si preoccupano della tradizione linguistica e sono pronti a bacchettarvi sulle dita.

“Ma come si fa – protesta uno di loro - a dire forcelle? Bestie che non siete altro, la forcella è una cosa che si sdoppia: sulla moto, un cannotto di sterzo e due steli. Questa è “la” forcella, perché se dite forcelle devo vederne quattro, di steli, capito? E anche “forcella anteriore” non si può ascoltare: avete mai sentito parlare di una forcella posteriore? E qui cosa leggo, accellerare? Bravi, perché non ne mettete addirittura tre di elle, già che ci siete?”. Effettivamente sono cose che fanno cascare le braccia.

Se qualcuno, in conclusione, pensa che il motociclista sia un po’ fissato si sbaglia di grosso. Dovete mettervi nei nostri panni: siamo tartassati, spremuti, speronati e profondamente amareggiati. Guidare bene la moto sarebbe un’arte, ma sta diventando una tortura.

Nota dell’autore: preciso a scanso di equivoci che sono anche ciclista, camperista, ex-vignettista, animalista che non guasta. E che ogni riferimento a fatti e persone reali è puramente casuale. A parte Maurizio Tanca.

Caricamento commenti...