I racconti di Moto.it: "Il mototurista"

I racconti di Moto.it: "Il mototurista"
…E’ un’ora che parlo con la tua segreteria telefonica dall’unico superstite telefono pubblico di questa città, Monica. Ritornare da un viaggio così lungo è come morire...
9 febbraio 2012

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“Salve: questa è la segreteria telefonica di Monica: lasciate un messaggio dopo il bip”.
Biiiip.
Click.
“Salve: questa è la segreteria telefonica di Monica: lasciate un messaggio dopo il bip”.
Biiiip.
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“Salve: questa è la segreteria telefonica di Monica: lasciate un messaggio dopo il bip”.
Biiiip.
…E’ un’ora che parlo con la tua segreteria telefonica dall’unico superstite telefono pubblico di questa città, Monica. Ritornare da un viaggio così lungo è come morire. Sono a bordo strada con la moto che ticchetta; per lei, come per me, sono gli ultimi chilometri e da solo non posso farcela: venitemi a prendere, mi trovo…


- Gabri, ho trovato un messaggio nella segreteria.
- Ah, e allora?
- Non ci crederai, era una voce…
- Eccerto che era una voce, Monica, cosa volevi la nona di Beethoven?
- …hai ragione. Ma sai chi ricorda? Tuo padre: pazzesco, vero?
- Scusa, mi stai dicendo che nella tua segreteria telefonica c’è una voce che assomiglia a quella di mio padre!? E che diceva? No, anzi, fammelo ascoltare. Dov’è la segreteria?
- E’ sopra il comodino, premi “play”.
- …ma non si sente niente!!
- Hai alzato il volume?
- Ah. Già. Senti, ma questo pacchetto di sigarette?? Hai iniziato a fumare? Ma sei scema?
- No, saranno della signora Giovanna, che marca sono, Murit?
- Si, Murit.
- Quella pulisce e ogni tanto si accende una sigaretta, poi dimentica il pacchetto vuoto da qualche parte… non farci caso.
- Caz… è lui! E’ la sua voce!
- Lo sapevo...
- Non è possibile… non ci credo, Monica.
- Ma che senso ha??
- Perché non chiamava direttamente il mio telefono, dico io?
- Tu non lo stavi mai a sentire quando ti parlava, ecco perché…
- Cenere sul letto?? Ohè, Monicuccia… la tua signora Giovanna fuma mentre ti rifà il letto!
- Cenere, sei sicuro?
- Mah… sembra cenere. Da quanto tempo sarà partito… sono tre anni, vero?
- Sono tre a luglio.
- Mai una lettera, una telefonata. Monica, secondo te in tre anni dove puoi arrivare con la moto?
- Dipende da quanti soldi hai, io partirei per l’oriente e poi troverei il modo di mantenermi là.
- Ma lui ha un’età, lo vedi a fare il cameriere in un bar di Bangkok? Magari la sua moto si è fermata al confine con la svizzera ed è in Engadina a godersi la pensione… sì, confermo: è cenere.
- Boh… è sempre stato un tipo strano; scusa Gabri, spostati che levo la cenere dal letto… ecco fatto.
- La cosa assurda è che ti ha incontrato una sola volta e conosce perfettamente il tuo numero di telefono…
- Gabri, la smetti di fare l’acido?
- No, macché acido. Faccio soltanto delle considerazioni… dimmi tu: mio padre parte per un viaggio in moto il giorno dopo che vi presento l’uno all’altra, bacia me e mia mamma e va via senza preavviso, senza dire quando torna e dove va; per due anni lo cerchiamo disperati ma niente, la sua motocicletta pare scomparsa nel nulla, io mi preparo a scrivere un libro dove asserisco che lo hanno rapito gli alieni perché questa mi sembra l’unica spiegazione plausibile e dopo tre anni di psicoterapia, permettimi, vorrei tanto farmene una ragione; poi un giorno ti lascia un messaggio in segreteria telefonica dove ti fa una filippica incomprensibile che chiude con un “venitemi a prendere” e mi dici che non devo fare l’acido? Monica, sai qualcosa che io dovrei sapere?
- …ehhh… caffè?
- Monica, allora??! Quella è la stessa voce che ogni giorno della mia vita mi raccontava di meravigliosi e immaginari viaggi in motocicletta, roba che Salgari, Verne e le sorelle Bronte sono delle amebe senza fantasia che mescolano sempre la solita salsa nel medesimo tegame sporco, ti posso assicurare che è lui! Mi ha ossessionato per ventinove anni, lui, le sue fottutissime moto e i suoi viaggi mai fatti in settant’anni di vita! E’ lui! Te lo ripeto, Monica: sai qualcosa che io non so? E, a latere, quel pacchetto di sigarette è tuo o dell’idraulico??
- Calmati. Un attimo.
- Calmati un benemerito!
- Gabriele, io credo che sia tornato.
Allora, signori, ricapitoliamo: mio padre parte in motocicletta un bel giorno di luglio per il suo viaggio della vita; lui che è sempre stato un sognatore, uno di quelli che ha sempre avuto la moto pronta a partire, lui che si era sempre programmato le ferie per tempo immaginando di fare chissà quali velleitarie traversate in sella alla sua bicilindrica del 1991, tenuta come la sindone che io e mia mamma non dovevamo nemmeno avvicinare per paura che la sporcassimo, figurati poi se mi ha mai permesso di guidarla (che poi a me non piacciono nemmeno le moto, io ho lo scooter); lui, integerrimo padre di famiglia che, ci avrei giurato, mai avrebbe dato la stura alla sua repressa voglia di avventura; questo qui, ecco, un giorno d’estate si è alzato, ha fatto colazione, ci ha salutato con affetto ed è andato via senza degnarci di una spiegazione su cosa/dove/quando. Tre anni dopo, la mia adorabile fidanzata (che ho appena scoperto o tabagista o fedifraga), un attimo prima del passo epocale di scegliere le bomboniere per il matrimonio, mi dice che lui è qui. Non mi rimane che raccogliere i cocci della mia mandibola precipitata sul pavimento e sedermi.
- Gabri, la vita di papà è stata… complicata.
- Papà?? Ragazza non ti allargare, non ti ho ancora messo la fede al dito…
- …diciamo che da oggi avrai ragione di credere che mettermi la fede al dito potrebbe risultare un attimino impossibile…
- Potremmo smetterla di fare i diplomatici? Guarda Monica, di tutte le pantomime che potevi inscenare per lasciarmi, questa è la più patetica! Ho capito subito che la cenere sul letto non è della signora Giovanna!
- Gabriele, pap… eh… tuo padre, ti è mai sembrato innamorato di tua mamma?
- La prendiamo alla lontana? Vuoi dirmi che non credi al matrimonio, che ci hai ripensato?? Dio santo, ma voi donne un pensiero lineare, no? Dimmi che non vuoi più sposarmi e amen, la facciamo finita lì! Invece no, per fare una cosa che può sembrare appena più azzardata di mettervi il perizoma al contrario voi dovete sempre trovare delle motivazioni alte e irriprovevoli! Scopi con un altro, vero?
- Vuoi stare calmo?!!
- Premesso che l’amore di mio padre per mia mamma è sempre stato paragonabile ad un impiego a tempo indeterminato, ti do un minuto: spicciati.
- Oh, grazie. Guarda… ecco: il giorno che mi hai presentato a tuo padre lui mi ha riconosciuto.
- Non dirmi che hai avuto una storia con… ma hai il gusto dell’orrido???! La gerontofilia si può curare, non preoccuparti; troviamo uno bravo e…
- …ma stai zitto!! Tuo padre prima di sposarsi ha fatto un viaggio in moto, ha incontrato mia mamma e nove mesi dopo sono nata io!
- Monica, la psicoterapia costa e dobbiamo deciderci: o mi metto in cura per accettare la tua storia o paghiamo il ricevimento nuziale… sei seria? Mio padre ingravida un’altra prima di mia mamma e io mi sto per sposare con sua… no, con mia… insomma: con te! No, vabbè ora escono le telecamere e mi dicono che è una candid camera.
- Serissima. Non lo avevo mai incontrato prima che tu me lo presentassi, manco sapevo chi fosse. Lui invece appena mi ha vista ha trovato una fortissima somiglianza con la mamma e ha capito tutto. Il giorno che è partito è venuto da me, facendomi il terzo grado. È rimasto nascosto qui due mesi, sempre angosciato tra l’avervi taciuto tutto e il macerarsi dietro il rimorso di non avermi mai voluto conoscere. Del resto mia mamma non ha mai desiderato che lui mi riconoscesse, sapendo che sarebbe stato il marito di un’altra e in ogni caso, come sai, è scappata non so dove pochi mesi dopo avermi partorita, affidandomi a mia nonna.
- Ma allora perché ha sposato mia mamma??
- Ehh… Gabri, vuoi una risposta a tutto, tu! “Perché le moto italiane hanno fascino e ti tentano ma poi compri le giapponesi perché sono affidabili e rivendibili, consumano poco e ti danno tante soddisfazioni pratiche”, come mi ha detto papà. Ecco, mia mamma era come una moto italiana. La tua, una giapponese. Anche tu sei un po’ “giapponese”, tesoro.
- E poi, dove è andato?
- Che ne so… ha chiesto il mio discreto perdono e poi è sparito. E’ riapparso oggi con questo messaggio in segreteria; che facciamo?
- Cosa facciamo? lo chiedi a me?? Sto per sposare mia sorella che da tre anni sa tutto e tace, mi ritrovo un mutuo trentennale, un papà in piena crisi da terza età in mezzo alla strada e non so nemmeno se si aspetta che gli porti un catetere o una compressa di Cialis, e in tutto questo ho scoperto che fumi. Perché tu fumi, vero?
- Veramente, no.
- e la cenere?
- avevo voglia di provare una moto italiana…
- perfetto. Devo fare il test HIV o mi fido sulla parola? No, guarda, se c’è una cosa che non sopporto in voi donne è il vostro intendere il tradimento come un’ineluttabile conseguenza dell’ordine naturale delle cose: Monica, non è che perché siamo fratelli puoi provare tutte le moto a parco stampa, se capisci la metafora, e sentirti libera da ogni responsabilità!
- Gabri, mentre tu critichi i miei sentimenti di donna smarrita, quello aspetta in strada; vuole tornare, forse vuole anche essere perdonato… dove vai?
- esco! compro una moto e parto per la Birmania. Proseguite da soli e a piedi, tu, tuo padre, le donne, il vostro incomprensibile modo di pensare…
- Ah, dai non farmi ridere… e che moto compri, giapponese o italiana?
- prendo un boxer tedesco e mi metto al sicuro; meglio cambiare.
- …mmm… ti capisco. Anche Caterina aveva un bel boxer tedesco.
- Caterina? E chi è Caterina?
- …la mia moto italiana, tesoro.

Antonio Privitera