Honda e Yamaha, un'alleanza strategica

Honda e Yamaha, un'alleanza strategica
Maurizio Gissi
  • di Maurizio Gissi
La storica rivalità fra le due leader dell'industria motociclistica nipponica trova una tregua. Honda e Yamaha uniranno le forze nella produzione e nello sviluppo di nuovi scooter per il mercato giapponese. Attendendo altre alleanze
  • Maurizio Gissi
  • di Maurizio Gissi
12 ottobre 2016

La vera e propria guerra industriale che agli inizi degli Ottanta vide fronteggiarsi Honda e Yamaha, a botte di decine di novità all'anno, è tanto famosa da essere diventata un caso di studio nelle business school. Più che per la ricchezza di proposte che fecero sognare molti motociclisti, lo è diventata per i risvolti negativi che pesarono sui conti delle due società in quel periodo, vedi spese di sviluppo e stock di invenduto. Una strategia che costrinse Yamaha a cambiare per prima indirizzo già alla metà del decennio. Se non altro, all'epoca il mercato interno e quelli americano ed europeo tiravano.

Nel tempo i due gruppi hanno continuato a operare come grandi concorrenti, nella produzione come nello sport, senza alcuna intenzione di stemperare la storica rivalità. A meno che le situazione non lo richieda per il bene comune.

Ed è quello che è accaduto pochi giorni fa, con uno storico accordo siglato da Shinji Aoyama, operating officer di Honda Motor e un passato in Honda Italia, e Katsuaki Watanabe, managing executive officer di Yamaha Motor, a Tokyo. Il patto riguarda la produzione e lo sviluppo comune di scooter, anche elettrici, destinati al mercato interno. Questo perché non solo le vendite in Giappone sono crollate dell'80% dai famosi anni Ottanta a oggi, ma anche recentemente la contrazione non ha rallentato, vuoi per motivi demografici, burocratici ed economici. Soltanto nel 2015 le vendite sono calate del 10%, attestandosi a 400.591 unità: un ottavo, appunto, dei 3,3 milioni di unità vendute nei primi anni Ottanta. Nel 2015 Honda ha ottenuto il 43% della quota di mercato, seguita da Yamaha con il 27,2% e da Suzuki con il 12,1%.

Il grosso delle vendite, e della produzione, riguarda ormai i Paesi del sud est asiatico, l'Asia meridionale e l'Africa dove entrambi i gruppi industriali hanno stabilimenti propri o in compartecipazione. Per capirne la portata, il mercato indiano dei modelli sportivi che vanno da 350 a 500 cc è arrivato a quota mezzo milione, l'anno scorso. Le prospettive fra cinque/sette anni, con l'Africa in forte espansione, sono di un mercato globale di 100 milioni di scooter e moto l'anno.

Quasi la metà delle vendite giapponesi è concentrata negli scooter 50, che sono guidabili con la semplice patente automobilistica, un settore che vede pochi margini e scarse possibilità di esportazione, date le peculiarità di quei veicoli.

Per ora, quindi, la cooperazione prevede soltanto la produzione e lo sviluppo di questi mezzi «Non stiamo considerando i mercati stranieri – ha detto Aoyama – si tratta di un accordo limitato alla categoria Classe-1, e non ci sarà un ulteriore allargamento». Lo sviluppo comune riguarderà anche modelli elettrici, il tutto per contenere il costo degli investimenti e offrire prodotti competitivi.

Nell'immediato, Yamaha sposterà la produzione di 50.000 scooter (come i modelli Jog e Vino) da Taiwan allo stabilimento Honda di Kumamoto: quello colpito dal terremoto, e che produce anche tante maxi moto destinate ai mercati mondiali. Un impianto che nel 2015 era sotto utilizzato, avendo costruito 156.000 veicoli su una capacità produttiva di 200.000. Honda fornirà i motori a Yamaha a partire dal 2018.

Katsuaki Watanabe, Yamaha, ha lasciato qualche spiraglio in più «Proseguendo da soli sarebbe più difficile rispettare le norme ambientali previste per il futuro. La collaborazione, che inizia con una produzione OEM, non si limita a un semplice accordo di fornitura, e credo che sfocerà in nuova cultura motociclistica in Giappone». Come dire, potrebbe essere l'inizio di qualcosa di più importante.

Giusto un anno fa, un'altra intesa era stata siglata, assieme anche a BMW, per il varo di protocolli e dispositivi elettronici comuni atti a elevare la sicurezza di moto e scooter.

Alleanze strategiche sono sempre più d'attualità, è notizia di ieri l'accordo fra le case automobilistiche Suzuki e Toyota, che uniranno alcune attività di Ricerca e Sviluppo nel campo della sicurezza, delle tematiche ambientali e dell'information networking. In passato, Suzuki costruì una moto per Kawasaki, la KLV 1000 (gemrlla della sua V-Strom 1000), e Kymco realizza ora per la stessa Kawasaki gli scooter J300 e J125.

Yamaha prevede di liberare nuove risorse per i mercati stranieri, per arrivare nel 2018 a un fatturato di 1,3 miliardi di yen, costituito per l'80% dalle vendite nei famosi mercati emergenti.
 

 

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