Günter Gahleitner: “RC Cup, costi bassi per far emergere i giovani”

Günter Gahleitner: “RC Cup, costi bassi per far emergere i giovani”
Edoardo Licciardello
  • di Edoardo Licciardello
Il Project Manager della KTM RC Cup, ed organizzatore del KTM Track’N’Test, ci racconta passato, presente e futuro delle due iniziative
  • Edoardo Licciardello
  • di Edoardo Licciardello
22 aprile 2016

La tappa italiana del KTM Track’N’Test di quest’anno, sul Marco Simoncelli World Circuit di Misano Adriatico, è stata l’occasione per realizzare la nostra prova della KTM RC 390 Cup in allestimento SP4T.

Ma non ci siamo lasciati sfuggire l’occasione di fare due chiacchiere con Günter Gahleitner, anima di quella GAPromotion che gestisce per conto della Casa di Mattighofen tanto il Track’N’Test – che è una realtà ben più ampia della sola tappa italiana, con tante date in tutta Europa – quanto i diversi monomarca nazionali riservati alla RC 390, allestendo direttamente in veste di “emanazione” del reparto corse austriaco le moto in versione Cup.

Iniziamo dal TnT, tanto per rompere il ghiaccio. Come è iniziato, e come si è evoluto?

«E’ nato nel 2008, quando lavoravo ancora per KTM e abbiamo deciso di creare una piattaforma di supporto sportivo per i clienti, soprattutto per promuovere la RC8 che avevamo appena lanciato. Essendo noi un brand prettamente fuoristradistico avevamo bisogno di farla conoscere ed apprezzare ad un pubblico diverso da quello tipicamente KTM».


 

Abbiamo pensato che il tipico cliente Honda, o Yamaha, o Ducati difficilmente sarebbe entrato in un concessionario KTM, vista la nostra offerta per lo più limitata al fuoristrada specialistico. Non potevamo aspettare che i clienti venissero da noi

«Abbiamo pensato che il tipico cliente Honda, o Yamaha, o Ducati difficilmente sarebbe entrato in un concessionario KTM, vista la nostra offerta per lo più limitata al fuoristrada specialistico. Non potevamo aspettare che i clienti venissero da noi, dovevamo portare la moto da loro. Il nostro cliente di riferimento è quello che curiamo tuttora, l’amatore che lavora tutto l’anno, si vuole divertire un po’, ed è disposto a spendere qualcosa per avere un’organizzazione perfetta. Certo, c’è anche qualche pilota, ma per lo più i nostri clienti sono semplici amatori».

In effetti c’è una sostanziale differenza fra il TnT e quasi tutti gli altri eventi in pista “ufficiali”: sono tutt’altro che riservati ai possessori di KTM. Di che percentuali stiamo parlando?

«Non avendo più la RC8 in gamma abbiamo possessori di KTM per il 20% e il restante 80% in sella ad altri marchi. Ma dipende anche dal paese, in Germania la distribuzione è circa 50/50, in Francia qualcosa meno che in Italia, diciamo fra il 15 e il 20% di KTMisti. Certo, quando abbiamo dato il via al progetto l’idea era attirare i clienti di altre marche perché potessero fare un confronto fra la loro moto e la RC8».

Quanti motociclisti che hanno partecipato ad un TNT hanno poi comprato una KTM?

«Il nostro “tasso di conversione” negli ultimi anni oscilla fra il 3 e il 5%, che non è affatto male pensando che ci manca una sportiva stradale in gamma».

Ma ti occupi anche della RC Cup e di tutto quello che gli gira attorno

«Si, è stato il mio ultimo progetto in KTM, nel mio ultimo anno in azienda. Abbiamo iniziato con l’ADAC Cup su base RC390 dopo 23 anni di due tempi 125. Ho gestito il progetto praticamente dalla sua nascita, e quando ho lasciato KTM ho mantenuto il controllo delle attività legate alla 390 in tutto il mondo».

Chi è il vostro target per i monomarca KTM? Il giovane, il Gentleman Rider…?

«Dipende molto dal paese. Dove abbiamo un monomarca, come in Inghilterra, Olanda, USA, Germania la maggior parte dei piloti è fra i 14 e i 20 anni, arrivano dalle minimoto. Noi volevamo proprio chiudere un gap che riteniamo troppo ampio fra le mini e moto come le Stock 600, sia in termini di prestazioni che per accessibilità economica. Noi formiamo piloti che, se continuano, passano ai campionati nazionali con le Moto3 oppure le 600 Stock o Supersport – senza la nostra formula i giovanissimi avrebbero un buco di due/tre anni in cui sarebbero troppo giovani per le 600 e sarebbero costretti a restare nelle mini o rischiare fallimenti dolorosi nelle categorie più elevate».

La RC 390 alla presentazione ufficiale per la stagione 2014
La RC 390 alla presentazione ufficiale per la stagione 2014

La tipologia di partecipanti cambia da paese a paese?

«Decisamente. In alcuni paesi abbiamo un 50/50 fra giovani e gentlemen rider, in Olanda per esempio, e mi piace molto perché i giovani possono imparare dai più stagionati e i… meno giovani hanno lo stimolo dei ragazzini. Ma anche nella nostra TnT Cup, che si corre su sei prove e parte proprio adesso al Pannonia Ring abbiamo una categoria per Over 20, e diversi oltre i 30 anni. E’ divertente, costa poco e piace a molti piloti, che magari guidano anche una BMW S1000RR o Aprilia RSV, e fanno due gare in una giornata. E’ divertente, tanto che alcuni hanno smesso di correre con la Superbike…»

Voi allestite anche le moto. Di che numeri stiamo parlando?

«Nell’inverno fra 2014 e 2015 abbiamo preparato 280 moto, in quello appena passato altre 150, che corrono in Francia, Olanda, Inghilterra, Italia, e poi soprattutto negli Stati Uniti e in Messico – abbiamo nove monomarca in tutto il mondo con una base unica anche se i regolamenti nei diversi paesi cambiano leggermente».

Siete anche coinvolti nello sviluppo delle moto per i singoli campionati?

«Al momento stiamo lavorando per partecipare nella categoria Supersport 300 che dovrebbe correre con il Mondiale Superbike, quando finalmente si metteranno d’accordo su un regolamento unico. Al momento solo in Francia si corre con un formato simile a quello della SP4T in Italia, che si disputa in concomitanza con il campionato nazionale: corriamo noi e Yamaha».

 

Qual è il budget medio per correre in un monomarca KTM?

«Sulla base della mia esperienza, in un paese normale – ovvero senza le distanze statunitensi per le trasferte – una stagione normale, senza troppe cadute, con un budget medio per ricambi, gomme, contando tutte le spese d’iscrizione, licenza e quant’altro, si spendono circa 15.000 euro per tutta la stagione. C’è anche un po’ di mercato dell’usato, con le moto di chi passa ad altre gare, ma essendo del tutto privato non saprei darvi troppi dettagli».

Come pensi che evolveranno queste serie?

«Onestamente spero che ci si avvicini ai regolamenti come quello tedesco o statunitense, per un discorso di contenimento dei costi. Ci sono troppi talenti che si perdono per strada per questioni economiche; mettendo tanti piloti sulla stessa moto, con costi contenuti, chi va davvero forte può emergere. Pensate ad un genitore: come fa a spendere 30, 40 o 50.000 euro per far correre il figlio in Moto3?».

«Certo, è giusto che ai massimi livelli lo sviluppo sia libero, ma ci devono essere serie come la nostra, o comunque campionati con regolamenti molto limitati per consentire a chi non ha budget faraonici di correre, mettersi in mostra e magari conquistare qualche sponsor che li porti alle serie più impegnative».

 

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