Deus ex Machina Sibling Rivalry

Deus ex Machina Sibling Rivalry
Edoardo Licciardello
  • di Edoardo Licciardello
Rivalità fraterna – nome simpatico per l’ultimo progetto della filiale di Venice del preparatore australiano che ha provato a dare due diverse interpretazioni su base Honda mono
  • Edoardo Licciardello
  • di Edoardo Licciardello
13 gennaio 2014

 Prendere due monocilindrici da enduro, elaborarli un po’ e trasformarli in supermono stradali in chiave café racer con differenze filologiche e tecniche. E poi stare lì, come diceva Jannacci, a vedere di nascosto l’effetto che fa. E’ stata questa l’idea di Michael Woolaway, direttore design di Deus Ex Machina Venice, quando qualche anno fa ha dato il via al progetto Sibling Rivalry. Due enduro targate – una XR650R e una CRF450X, entrambe con targa californiana – trasformate con un lavoro durato diverse stagioni in supermono “pronto gara” con linea Café Racer.

 

Entrambi i motori sono stati preparati da Jim Wood, di Southland Racing. Ribattezzate rispettivamente Boodaak e Dakdaak per il rumore fatto dai due motori quando si apre e poi si chiude il gas, la prima è basata su un propulsore preparato secondo le specifiche utilizzate da Johnny Cambpell (leggenda dell’enduro USA, con cinque vittorie alla Baja 500 al suo attivo) con valvole maggiorate e biella Carrillo, mentre la seconda è uno “stage two” (ovvero dove oltre a filtro e scarico si è provveduto a lavorare anche sulla distribuzione) con valvole maggiorate di due millimetri in acciaio.

 

Componentistica Rizoma per entrambe le special Deus che vi presentiamo
Componentistica Rizoma per entrambe le special Deus che vi presentiamo

Entrambi i propulsori sono ospitati in telai in acciaio al Cr-Mo con forcelloni nello stesso materiale, mentre i serbatoi sono in alluminio, realizzati a mano. Le selle, curiosità, sono rivestite con pelle idrorepellente proveniente da tute Kushitani. E’ lo stesso Woolaway a descriverne le personalità: “Boodak (la 650) è ricca di coppia, dolce e con un’erogazione molto ampia, stabile nelle curve, mentre Dakdaak è più svelta, molto più leggera e spinta da un motore che gira a 12.500 – è nato per stare a limitatore tutto il giorno. O per circa 50 ore, insomma.”

 

Entrambi gli esemplari, come da buona tradizione di Woolaway, sono realizzati con componentistica americana ovunque possibile. Una delle poche eccezioni viene dall’uso di componenti Rizoma, grazie all’appoggio della filiale statunitense per mano di James Eiland, l’altra sta nelle componenti impiegate per l’impianto frenante, Beringer e Brembo rispettivamente all’avantreno e al retrotreno. Le sospensioni sono state riviste e messe a punto da Ed Sorbo, di Lindemann Engineering.

 

Sarà piuttosto difficile, ma ci piacerebbe vederle in trasferta qui da noi, magari nella sede di Deus Italia - aperta da ormai più di un anno in via Thaon di Revel, la rappresentanza italiana del customizzatore australiano è diventata rapidamente un consolidato punto di riferimento per appassionati e per la vita notturna milanese.

 

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