500 milioni di moto Honda: noi c'eravamo

500 milioni di moto Honda: noi c'eravamo
Siamo stati invitati in India per la celebrazione della 500 milionesima moto prodotta da Honda. Un'occasione unica per far parte della storia delle due ruote e per conoscere meglio e da vicino un mercato che è l'hub globale della motocicletta
24 maggio 2025

Siamo stati – unici italiani invitati – in India alla cerimonia di celebrazione per i 500 milioni di moto Honda prodotte. È stato come stare in mezzo alla storia; se questo può sembrarvi enfatico vi chiediamo di arrivare fino alla fine dell'articolo e di giudicare non soltanto in base alle emozioni ma anche sulla base di numeri, proiezioni e tendenze.

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Come ha già scritto benissimo il nostro Nicola Andreetto, una traguardo così significativo ha molte cause che concorrono nel renderlo possibile. Certo, la passione. Altrettanto certamente la capacità di visione, il concentrarsi sulla capacità di fare le cose (monozukuri) ed essere privi di preconcetti. La longevità del marchio e la sua capacità di spaziare sia in termini di prodotto che geografici è certamente un altro fattore necessario, a differenza di altri Marchi magari ancora più radicati nel tempo ma che si sono concentrati su alcuni segmenti o aree: Honda infatti produce dagli scooter alle pocket bike, quad, moto di ogni tipo e cilindrata adatte a qualsiasi mercato, un Marchio realmente globale, multiforme e... stavo per scrivere resiliente ma preferisco molto di più dire che le sue capacità di adattamento e di capire cosa vogliono i motociclisti "ancora prima che lo sappiano i motociclisti" (cit.) non possono essere messe in dubbio.

Tuttavia queste circostanze da sole non bastano e i risultati straordinari della Casa giapponese sul piano dei volumi di vendita non sono spiegabili soltanto con i metodi ed è la presenza nella sua storia di personaggi unici, potremmo dire geniali, che forse ha reso possibile questo traguardo in ambito moto. Soichiro Honda, ma anche Tadeo Baba e tanti altri che hanno portato all'intuizione del DCT – tanto per fare un esempio di un prodotto di successo che poteva non essere capito ma che invece... - fino al motore V3 con turbo ad azionamento elettrico che – spoiler – porterà certamente ad almeno un modello di serie, ci ha comunicato Minoru Kato (Executive Officer, Chief Officer for Motorcycle and Power Products Operations di Honda: in soldoni, il numero uno della business unit moto).

 

Vithalapur, India

Ma partiamo dall'inizio e da un visto per l'India da ottenere a Roma, in Ambasciata dove ci rechiamo caparbi e determinati ad averlo in tempo per partire. Una volta con il foglietto rosa appiccicato sul passaporto come una medaglia, via verso Ahmedabad, l'area dove si trova la più grande fabbrica di Honda in terra indiana sta a un'ora e mezza di bus: Vithalapur. Vi diamo subito qualche numero per farvi capire le dimensioni gigantesche dello stabilimento e di come sia sproporzionato e incommensurabile mercato indiano rispetto al nostro.

Qualche numero

La fabbrica di Vithalapur è stata fondata nel 2016, ad oggi produce 1,96 milioni di veicoli all'anno e per il 2027 le sue linee produttive diventeranno 4, per una produzione di 2,61 milioni con una linea dedicata alle moto di 125 cc. Se teniamo in considerazione che nel 2024 Honda ha prodotto in totale 20,57 milioni di moto e detiene circa il 40% del mercato mondiale, è facile giustificare l'ambizione della Casa giapponese di arrivare al 50% del mercato nel 2030 in vista di una domanda globale in crescita sopratutto nei mercati asiatici (Global South, che però comprende anche il Brasile) che dovrebbe portare la dimensione del mercato globale a 60 milioni di veicoli grazie alle migliori condizioni di vita e l'aumento dei salari. Fermiamoci qui, con i numeri. Tanto ci torneremo tra poco.


 

Arrivati in fabbrica, il classico ordine e la consueta meravigliosa accoglienza giapponese: sediamo in prima fila nell'immenso capannone allestito per la cerimonia nella quale si avvicendano Minoru Kato, Tsutsumu Otani (Presidente e CEO di HMSI, la potentissima filiale giapponese di Honda che dalla sua fondazione nel 1999 ha prodotto 70 dei 500 milioni di moto Honda che ci apprestiamo a celebrare), Masanori Shimazoe, (Operating Executive, General Manager, Kumamoto Factory, Honda), Toshio Kuwahara, (Presidente e CEO, Asian Honda Motor) e lo Chief Minister del Gujarat. Insomma, le primissime linee, i manager più rappresentativi e i gli amministratori pubblici di spicco.

Non si tratta di una cosa da poco, non c'è un banale taglio del nastro a favore di foto, non è un'occasione cui essere presenti con la fretta di trovare il prossimo impegno: la celebrazione per i 500 veicoli a due ruote di Honda è una festa di 500 milioni di storie e non è possibile comprenderla fino in fondo se non si scende in strada, ad osservare quante moto e scooter Honda sono in giro qui in India da dove scrivo queste note, magari malmessi, sporchi oppure lustri e vivaci, in mano a una popolazione che li usa ogni giorno per lavoro, per andare a giocare a cricket sul prato, per andare all'università, per portare avanti la propria vita. Costruiti da un esercito in quella tuta bianca che viene indossata dal manager fino all'apprendista quando si è in fabbrica e che qui nel capannone refrigerato da potenti condizionatori è presente in buona rappresentanza ma non al 100% visto che non sarebbe stato possibile ospitare tutti gli addetti Honda che in totale in India superano le 24.000 unità.

Lo scooter Activa è la 500 milionesima due ruote di Honda

Non è un caso che sia quindi lo scooter più venduto in India a potersi fregiare della targa di 500 milionesimo esemplare prodotto da Honda: è l'Activa, prodotto nella stessa fabbrica di Vithalapur, venduto in oltre 2 milioni di esemplari ogni anno. In altri termini: il 10% totale della produzione globlale di Honda del 2024 è costituito da un solo modello, l'Activa, disponibile 110 o 125 cc. E infatti scendi in strada e ne incontri a sciami. 

Se anni fa la palma di “X” milionesimo spettò al SuperCub, quindi alla fenomenale Gold Wing, è sintomatico dello spostamento del baricentro motociclistico che il traguardo del mezzo miliardo sia stato festeggiato in India e sia stato raggiunto con lo scooter più popolare in assoluto. Qui in Asia, Honda fa l'85% delle su vendite. Europa, Giappone e Nord America contano per meno del 7%, il resto va in Africa, Cina, Brasile e America Latina. Tuttavia la sproporzione tra Europa (dove vanno i modelli “Fun” come Africa Twin, Fireblade ecc, che in nei mercati come India, Filippine, Vietnam sono venduti col contagocce) e l'Asia appare meno stridente che un tempo visto che in Europa Honda ha venduto nel 2024 475.000 moto che valgono il 2% dei volumi ma, anche, il 7% complessivo dei ricavi totali grazie al fatto che i modelli “Fun” garantiscono margini più alti.

Honda Activa
Honda Activa

Ecco, parliamone: quanto costa l'Activa? Venduto in diverse versioni, non supera i circa 1100 euro in India. È sui volumi che fa spavento. Un solo concessionario – uno solo, come quello che abbiamo visitato dopo la cerimonia – può arrivare a vendere 11.500 moto e scooter in un anno. Una roba che noi ce la sogniamo e per la quale è necessaria una struttura adeguata composta anche da 110 persone di persone e un metodo di lavoro rigoroso nella accoglienza, nella gestione del cliente, nella parte finanziaria e – ovviamente – in quella di assistenza perché ricordiamoci che uno dei mantra di Honda è “joy to the customers”. Il salario varia, da 150 a 400 dollari e curiosamente le vendite hanno un picco molto sensibile a ottobre durante la festa del Dhanteras.

un concessionario Honda. 11.500 moto vendute ogni anno da questo dealer
un concessionario Honda. 11.500 moto vendute ogni anno da questo dealer

Un solo concessionario in India, badate, fa quindi i numeri di un intero importatore o di una filiale di un altro Paese, sia come addetti che come volumi. Non c'è storia, il Bharat sui numeri è imbattibile e proseguendo di questo passo il traguardo del miliardo di moto prodotte da Honda non appare lontano: quando? È previsto per il 2048, in occasione del centenario della fondazione della Casa (nel 1949 arriva invece la prima moto, la Dream-D Type). Ci riuscirà la Casa di Tokio, la cui genesi è però ancorata ad Hamamatsu, luogo di nascita di Soichiro? È molto probabile. Il ritmo al quale ha doppiato le diverse centinaia di milioni è inarrestabile: ogni tot di anni viene aggiunto un centinaio di milioni di veicoli al totale complessivo: nel 1997 i primi 100 milioni, poi 200 nel 2008 e da lì la curva diventa esponenziale con un asintoto spostato chissà dove. 300 milioni nel 2014, 400 nel 2019 e – nonostante la pandemia a spezzare il ritmo – mezzo miliardo nel 2025. Da qui ai prossimi 23 anni non è un miraggio il risultato di mille milioni di moto Honda. Quale sarà il veicolo a testimoniarlo? E dove sarà prodotto? Sarà elettrico?

India centro di produzione per altri mercati

Facciamo un breve allargamento di orizzonte: per far fronte alla domanda globale in aumento, Honda espanderà la produzione e potenzierà le sue strutture nelle Filippine e in Indonesia: per l'India si prefigura un futuro come centro di produzione anche per moto destinate ad altri mercati. Se oggi abbiamo la CB125R come unico modello importato in Europa dall'India (ma ricordiamo che la GB350 è stata inizialmente concepita nel subcontinente e adesso sta invadendo il mondo), dal 2026 Honda produrrà in India modelli di media cilindrata da esportare in Europa, anche per contenere i costi e fronteggiare così l'avanzata cinese. Dall'altra parte, i mercati dell'America Latina e del Brasile – che fa storia a sé – hanno richieste simili in termini di prodotto a Bharat e quindi i modelli saranno e sono condivisi. India, hub mondiale della moto, lo avevamo detto già in tempi non sospetti.  

Le ambizioni nel mercato EV

L'espansione di Honda passa obbligatoriamente dall'elettrico: purtroppo non abbiamo avuto grandi notizie da un Kato un po' abbottonato alla tavola rotonda riguardo i due concept EV Urban ed EV Fun visti a EICMA 2024 con uno dei modelli che dovrebbe arrivare entro il 2025, ma ne abbiamo invece di certe riguardo gli scooter.

Activa e: e QC1 sono già sul mercato in India e affiancano il CUV e: e l'Icon e: prodotti in Indonesia. Sicuramente qualcuno di questi arriverà in Europa e si nota come Honda pur facendo parte dei consorzi per la standardizzazione delle batterie swappabili non rinuncia al mercato dei veicoli elettrici a batteria fissa. La differenza? In soldoni, la comodità di una ricarica anche a casa, la possibilità di riuso delle batterie anche oltre i confini dell'automotive, la rapidità di “rifornimento” ma anche un normale degrado delle prestazioni di carica nel lungo periodo che può essere disorientante per il cliente. Tutto questo perché, sempre in India, il mercato elettrico vale il 7% dei volumi e in testa c'è chi ci ha creduto fin dall'inizio, Ola. È vero, le condizioni di contorno per questo 7% sono state favorite dal Governo e dalla sua azione rivolta a limitare le piccole cilindrate ICE in modo drastico entro il 2035 tuttavia l'orizzonte che la Casa di Tokio si è proposto è diventare anche nel mercato elettrico il numero uno al mondo, grazie anche alla modularità e alla standardizzazione dei componenti dei singoli scooter e alla prevista apertura nel 2028 di un impianto dedicato a Karnataka. Scusate, “fun fact”: Karnataka è anche il luogo d'origine di uno dei Marchi di moto più storici e amati nati in India, Yezdi, da noi sconosciuto ma nel subcontinente è parte della cultura popolare.

Ciò detto, abbiamo già un'idea di quale tipologia di due ruote sarà quella che festeggerà il miliardo di moto prodotte nel 2048? Posso alzare la mano? Un'idea l'avrei.

Tutto questo, se non bastasse, mentre si lavora per contenere al massimo l'impronta carbonica della produzione con fabbriche concentrate sul tema del riciclo e della sostenibilità e veicoli come la CB300F Flex Fuel che mirano alla riduzione drastica delle emissioni, oltre che a contenere ancora di più i costi per il carburante. Entro il 2050 Honda si propone le emissioni zero per la produzione e per le attività dell'Azienda, oltre che la riduzione a zero delle vittime della strada. Obiettivi ambiziosi, ma alla portata.


 

Nel frattempo, proprio accanto a noi che abbiamo appena visto Kato autografare l'Activa “500 milioni”, la produzione nella fabbrica continua e purtroppo non ci è stato concesso di filmare o fotografare durante la visita. Ma possiamo raccontarvi di una linea di produzione dalla quale esce fuori un veicolo ogni 20 secondi. No, non è un errore di battitura.

 

Si fa tutto in casa e il telaio viene saldato in totale automazione in 20 secondi, poi manualmente si aggiungono i pezzi in catena di montaggio e si passa al testing del modello attraverso 36 ispettori e 15 tester, per una difettosità di appena lo 0,53%. Impressionante. Ma l'esperienza in fabbrica è illuminante per capire come tutte le tecniche di lavorazione siano state ribaltate nel tempo per avere insieme più efficacia e meno utilizzo di risorse energetiche, o minori sprechi. I motori che nascono qui nel “HMSI Fourth plant” vengono esportati anche stand alone, mentre i 25 modelli prodotti sbarcano in 62 Paesi. Il 30% degli addetti è una donna e, cosa non marginale, vi è in atto un potente programma di educazione stradale patrocinato da Honda che parte fin dalle scuole per aumentare la sicurezza sulle strade, con l'obiettivo di formare gli utenti della strada di domani. Ancora più rilevante è la Honda Foundation, che meriterebbe un capitolo a parte ma, perdonateci, abbiamo avuto soltanto un giorno di tempo, dedicata allo sviluppo del territorio e alla sua valorizzazione oltre che al supporto sanitario e all'istruzione in specifiche aree dell'immenso territorio indiano.

500 milioni di storie, dicevamo. Per vederne qualcuna sono sceso in strada ad Ahmedabad e a Kadi, dove per prima cosa ho però dovuto notare come l'obbligatorietà del casco non venga rispettata da una parte consistente dell'utenza. Mi dicono che nelle aree rurali sia peggio, ma è anche vero che la legislazione in alcuni casi e in alcuni Stati indiani concede delle esenzioni, mentre la multa per chi viene trovato in contravvenzione (almeno qui nello stato del Gujarat) è di 5 euro. Ho parlato con la gente senza capire un accidente di indiano, ho visto studenti, operai, massaie, piccoli imprenditori, ragazzetti, tutti in sella a moto e scooter di ogni tipo e cilindrata fino a 350 cc, la stragrande maggioranza sono persone che la moto la usano per le loro faccende quotidiane e che tra un sorriso e un pollice su voleva sapere da dove venissi, che apriva la home page di Moto.it per comprendere, che desiderava essere ripresa dalla mia action cam ed essere parte di qualcosa che stava avvenendo. Mentre invece qualcosa è già accaduto: loro sono il più grande mercato mondiale della moto e noi siamo qui per capirlo meglio per ricavarci il nostro angolo al sole, capire in che direzione va la nostra passione e come sarà il mondo della moto di domani, quanto saremo incisivi e rilevanti noi Europei che abbiamo avuto la prima fabbrica estera di Honda in Belgio (nel 1963, mentre in Italia nascerà nel 1971 ad Atessa. Fun Fact: negli Stati Uniti non c'è alcuna fabbrica motociclistica di Honda).

Quesiti che abbiamo posto anche a Minoru Kato, in una tavola rotonda che per chi scrive è stata una dei momenti più intensi della cerimonia, per la consapevolezza di essere in platea a vedere in diretta e da vicino farsi la storia della motocicletta. Domande in inglese, risposte spesso in giapponese poi tradotte da interpreti che, pur estremamente capaci e professionali, talvolta perdono i collegamenti con nomi e modelli che non possono per forza di cose conoscere. E così Mr. Kato mi risponde in inglese, one-by-one, guardandomi negli occhi: sì, la EV si farà e sì, il V3 turbo è in arrivo ma non sappiamo ancora quando: “please wait” e in Honda ci sono ancora “crazy guy” che pensano in grande e fuori dagli schemi e che hanno le intuizioni e l'intensità di un Soichiro o di un Tadeo.

Pongo un'ultima domanda a Mr. Kato, su quale sarà il segmento del futuro. Mi risponde direttamente lui: “quale ti piace di più?” e io rispondo “le sports tourer”. Sorride, poi si lancia in una breve risposta “a noi piace esplorare nuovi segmenti quello della Adventure è al top delle vendite ma ci piacerebbe incrementare le vendite in quello delle sports tourer”. Ok, la prossima moto di grande successo di Honda sarà una ipotetica VTR V3 turbocompressa? Sognare non costa nulla, ma essere in prima fila a vedere plasmarsi la storia della moto può forse essere la ricompensa più grande per chi fa questo mestiere.

Avrei voluto fare ancora decine di domande a Minoru Kato, ma sono riuscito a chiedergli soltanto che cosa significhi per lui “essere Honda”, in una vaga citazione di Malkovich. Compassato, ma disponibile anche a un fuori programma non schedulato Mr. Kato mi risponde: “Lavoro per Honda da 37 anni. Amo la passione e i principi (policy n.d.r.) di Soichiro Honda, le moto sono uno dei rami chiave di Honda. Sono molto contento di essere qui a festeggiare oggi questa grande celebrazione”. Grazie Mr. Kato, ci rivediamo tutti nel 2048. Mi dirà lei dove, noi saremo sempre dove c'è la passione per la moto.