Cairoli visto da Melandri

Cairoli visto da Melandri
Massimo Zanzani
Tonino debutta domenica negli Internazionali d’Italia di Castiglione del Lago. Marco Melandri, che con Cairoli ha uno stretto rapporto di amicizia, spiega ai microfoni di Moto.it di che pasta è fatto il tre volte iridato. | di M. Zanzani
26 febbraio 2010


L’attesa per vedere di nuovo in azione Antonio Cairoli dopo l’antipasto stagionale dello Starcross è finita. Domenica, sul rinnovato impianto del Motoblub Trasimeno, scatta infatti la seconda tappa degli Internazionali d’Italia dove il pupillo di Claudio De Carli scende in pista per mettere alla frusta la sua KTM 350 e per prendere le misure con il rivale David Philippaerts, anche se non è escludere che nell’atteso scontro MX1 si inseriscano gli altri protagonisti dell’apertura di Montevarchi Davide Guarneri, Joshua Coppins e Tanel Leok.

A pochi giorni da quello che si annuncia come uno degli eventi più interessanti di inizio stagione, abbiamo incontrato il ravennate neo acquisto del team Honda Gresini che ci ha parlato a ruota libera del suo rapporto e del personaggio Antonio Cairoli.

Marco, quando hai conosciuto Antonio?
«A 13 anni facevo qualche gara di motocross junior, Toni era un po’ più giovane di me e ricordo di averlo incontrato in qualche pista quando correva nel minicross. Lo tenevo d’occhio perchè andava forte, ma allora non abbiamo mai parlato un granché. Abbiamo iniziato a conoscerci meglio nel 2004, al suo primo anno di GP, sulla pista belga di Neeroeteren. Al ritorno da Assen mi fermai a vedere il gran premio e l’amico Stefano Taglioni, che lavorava con il Team De Carli, me lo presentò definitivamente. Da li abbiamo iniziato a conoscerci sempre di più, e adesso abbiamo un buon rapporto di amicizia. Quando sono ad una gara di cross tifo per gli italiani in generale, ma per lui ho un occhio di riguardo».

Visto che anche tu ti alleni con la moto da cross vi siete trovati a girare assieme?
«Sì, in dicembre sono anche stato corso che ha fatto assieme a Federici sulla pista di Malagrotta. La mia passione per il motocross è quella di sempre, quando ho la possibilità ci giro spesso e anche anni fa sono stato a girare con lui mentre si allenava. A volte gli chiedo anche dei consigli di guida, come in occasione della gara di beneficenza che abbiamo fatto a Franciacorta. Durante le prove guardava, mi indicava le traiettorie migliori e le correzioni per come stare meglio in sella. Ma quando lui si sta allenando non gli rompo mai le scatole».

Quali sono i suoi punti di forza come pilota?
«Il talento, di sicuro. Lui guida proprio di classe, al contrario di tanti altri piloti fortissimi che però sono più costruiti. La differenza, quando la pista si scava e diventa più faticosa, è che lui fatica meno degli altri perché ha una guida più tecnica, mentre gli altri sono più fisici e accusano di più le difficoltà».

A lui piace la MotoGP?
«Direi proprio di si, l’anno scorso è venuto la gara di Misano e so che vorrebbe venire a qualche gara all’estero per divertirsi di più, ma gli impegni di un pilota di cross sono tanti e negli autodromi ci vediamo poco».

Nei giorni di gara c’è anche poco tempo per vedersi.
«Infatti, ad esempio allo Starcross di Mantova ci siamo visti solo dopo la gara perché so quanto è impegnato e quindi correndo anch’io so come funziona e non voglio stare mai nel mezzo per non dare fastidio»

Ti hai mai chiesto di provare la tua moto?
«Abbiamo sempre corso per marche diverse, e quindi non lo ha mai fatto per questo problema di incompatibilità, ma lo farebbe volentieri e sono convinto che se facesse una giornata intera con una moto come la mia non dico che andrebbe subito forte ma potrebbe arrivare sicuramente entro una decina di secondi da noi. Nel 2007 ha provato la moto di Valentino, ma ha fatto pochi giri, non conosceva la pista e aveva il cambio rovesciato per cui è stato un test troppo difficile per poter valutare il suo potenziale».

E tu  gli hai mai chiesto di provare la sua?
«Ho provata la Yamaha con cui ha vinto il mondiale MX2 nel 2007. Ho fatto pochi giri, ma mi è piaciuta molto anche se l’ho trovata tutta diversa rispetto a quella di serie. La moto da cross bisogna conoscerla a fondo per sfruttarla bene, e anche se ha vinto il mondiale comunque va guidata, non va da sola».

Antonio invece com’è come persona?
«Secondo me lui è così come lo vedi. All’inizio è piuttosto chiuso, ma è così perché si fa molto gli affari suoi, e comunque è una gran bella persona ancora prima di essere un grande talento. E’ uno sincero, quello che lui vuol dire o far vedere alla gente lo decide lui».

Come vedi il suo passaggio alla KTM?
«Viste le prime due gare che ha fatto, direi proprio bene, anzi molto bene. Credo che abbia lavorato veramente tanto quest’inverno, non si è adagiato sugli allori e non l’ha presa sottogamba. Sapeva che andava incontro ad una sfida dura e difficile, ma è un professionista vero e si è messo a lavorare a testa bassa. Hanno fatto anche tanti test, e l’inizio mi sembra che sia più che confortante».

Anche la sua 350 sembra essere molto competitiva.
«Esteticamente è veramente bella, ma se parla in termine di prestazioni c’è da dire che sopra c’era Cairoli e penso che qualsiasi moto in mano sua vada forte. Ciò non toglie che anche la sua Kappa sembri molto competitiva».
Antonio è stato anche ospite nella tua casa di Donington Park.
«Si, gliela avevo prestata quando ha fatto il GP nella MX1, ma quel week end io non ero a casa. Quando abbiamo del tempo libero ci capita di passarlo assieme, come a fine dello scorso anno quando siamo stati a sciare quattro o cinque giorni in pieno relax. Oltre a me e ad Antonio c’era un suo amico venuto dalla Sicilia e Matteo Bonini con le rispettive morose. Ci siamo divertiti un sacco, abbiamo girato anche con dei Quad perché alla fine qualsiasi nostro divertimento finisce sempre per avere come riferimento moto di qualsiasi tipo per ogni sfida possibile. Infatti siamo andati a fare anche una garetta con i kart sul ghiaccio, tanto per ridere. Qualsiasi cosa che abbia un motore, e ci sia della competizione nel mezzo, ci piace».

Di solito rimanete in contatto via telefono, SMS o email?
«A me non piace molto telefonare, per cui uso molto gli SMS. In ogni modo ci sentiamo più spesso d’inverno perché quando inizia la stagione abbiamo impegni e ritmi completamente diversi per cui è difficile vedersi».

Entrambe avete una ragazza molto affascinante.
«Effettivamente sono molto belle tutte e due, poi una è mora e l’altra bionda, per cui ce n’è per tutti i gusti. Jill, la compagna di Toni, l’ho conosciuta a metà dell’anno scorso, prima non la conoscevo tanto. E’ un bel tipo e anche simpatica, sembra un po’ mediterranea perchè di solito le ragazze del nord o dell’est sono più fredde, lei invece è molto alla mano».

Un ricordo divertente?
«Di situazioni buffe se ne creano tante, come quella dopo la gara di Franciacorta quando portavamo in giro Antonio sulla la cariola e lui col megafono gridava: "Cairoli su cariola". Era una scemata ma è stato divertente».

Quando è nata la tua passione per il motocross?
«Ce l’ho dentro da sempre. La prima moto che ho avuto, quando avevo quattro anni, era una moto da cross, e il primo sport che ho fatto è stato il BMX, che ha una certa attinenza col fuoristrada, per poi iniziare parallelamente un po’ di minimoto e un po’ di minicross. Mi ricordo anche tutte le gare di cross che andavo a vedere, ho ancora l’adesivo che Puzar mi autografò nell’89 a Faenza, fu il primo autografo che chiesi e ce l’ho ancora a casa attaccato in un armadio».

Comunque hai fatto progressi perché te la cavi molto bene anche con le ruote tassellate.
«Ora che abito di nuovo in Italia durante l’inverno giro un po’ di più, e diciamo che mi diverte molto. L’impegno fisico è molto diverso da quello della velocità, ma è l’unico modo alternativo per andare in moto visto che noi della MotoGP non proviamo praticamente mai».

Che amici comuni avete?
«Nell’ambiente ne abbiamo diversi, ultimamente ad esempio vedo spesso Bonini che è a Forlì perché lo segue l’allenatore di Dovizioso. Poi qualche amico di Tony dalla Sicilia che ogni tanto viene qua, e altri amici in comune che sono nati un po’ alla volta frequentandoci».

Che consiglio daresti ad Antonio?
«Ce ne sono davvero pochi. Credo che sia una persona molto intelligente e riesce a capire le situazioni difficili. Gli errori che faceva in passato, quando era giovane, perché non stava mai calmo e voleva tutto subito. Poi, col tempo, è decisamente maturato e come atleta ora c’è poco da dire. E come ragazzo a me piace molto, io credo in valori che sono al di fuori delle corse, una persona può essere un campione finché vuoi ma se non è una bella dentro, non mi va giù».

Di cosa parlate più frequentemente?
«Nel bene o nel male sempre di moto e gare, di qualsiasi genere. Quando siamo stati in Sicilia abbiamo fatto un po’ di enduro, qualsiasi roba era motivo di provare a saltare, siamo andati persino con un macchinino nella pista da cross».

Verrai a vederlo a qualche GP quest’anno?
«Quando sono a casa vorrei andare a vedere qualche gara all’estero per riuscire a godermela un po’ di più. Magari anche al Nazioni, mi piacerebbe proprio fare una trasferta in America e godermi il fine settimana, però dipende un po’ dagli impegni. La mia priorità quest’anno è infatti tornare a fare di nuovo bene nella MotoGP».

Hai tutto quello che ti serve?
«Per il motocross mi manca il talento, nel mio campionato invece spero di aver trovato nel team di Gresini il pacchetto necessario per tornare a star davanti. In velocità per andare forte è un insieme di cose, il pilota non è così preponderante per fare la differenza come nel cross. Purtroppo le situazioni sono cambiate tanto, e adesso è fondamentale avere tutto il pacchetto che faccia funzionare le cose».

Dicevi che per il cross ti manca invece il talento?
«Me la cavo benino nelle piste dove c’è da far scorrere la moto, dove serve meno la tecnica. Invece in quelle molto bucate o con molta sabbia vado decisamente in affanno. Ad esempio se non è troppo conciata vado bene a Faenza, e mi è piaciuta un sacco Franciacorta, i salti erano enormi però allo stesso tempo non difficili perché le rampe erano curate bene e ti permettevano di provare a farli. La serie di gobbe invece mi metteva in crisi parecchio».

Ma vai più forte tu o Dovizioso?
«Più o meno uguale, in tutte le gare che abbiamo fatto abbiamo fatto una gran bagarre fino alla fine scambiandoci i ruoli».

La solita diatriba tra forlivesi e ravennati.
«In qualsiasi gara ci troviamo siamo sempre in tacchetta, ma è divertente. Tra i velocisti che va forte c’è lo spagnolo Simon, credo che vada più o meno come noi ma guida una 450 e in una gara ti aiuta a partire, a noi fanno fare gare corte e quindi poi non recuperi più».