Eicma 2016. Conferenza Internazionale sul Design

Eicma 2016. Conferenza Internazionale sul Design
Francesco Paolillo
Il design si può considerare come uno dei fattori fondamentali nella scelta di una moto e dell’abbigliamento ad essa dedicato: gli aspetti che si celano dietro questa parola sono molteplici, per la gran parte di notevole interesse
18 novembre 2016

Punti chiave

Ad Eicma 2016 si sono seduti attorno ad un tavolo otto rappresentanti del mondo moto e non, che hanno analizzato gli aspetti legati al design in maniera più o meno razionale, con qualche sconfinamento nel futuribile davvero interessante.
Kevin Dohn (Alpinestars); Silvia Mazzanti, Senior Product Manager Tucano Urbano; Alex Terzariol, docente allo IED e premio Compasso d’Oro nel 2014; Massimo Varese, R&D Director di AGV; Giampiero Testoni e Paolo Jemmi, di Energica; Adrian Morton, Direttore del design MV Agusta; David Sheridan (Dainese) e Mike Robinson, Ceo di ED Design.

Quello che emerge dagli interventi dei partecipanti, è che nel mondo moto il legame forma/funzione è imprescindibile, è il come si possa raggiungere l’equilibrio tra i due aspetti che varia a seconda dei casi, con l’estrosità di Tucano Urbano e delle sue "tucanate", che uniscono idee geniali e praticità nell’abbigliamento moto/scooter, senza perdere di vista il rapporto qualità-prezzo, condito da un deciso effetto fashion.


 

Quello che emerge dagli interventi dei partecipanti è che nel mondo moto il legame forma/funzione è imprescindibile

Interessante l’intervento di Alex Terzariol che pur ammettendo di non aver mai disegnato una moto, ne mette in discussione gli aspetti di ergonomia e funzionalità, facendo notare come da questo punto di vista il mondo delle due ruote a motore sia rimasto piuttosto statico. Due esempi su tutti, ha analizzato il profilo e la forma delle selle, rimaste pressoché identiche negli ultimi anni, a differenza per esempio di quelle delle biciclette, che hanno anche visto cambiare notevolmente la loro forma negli anni, oppure quello delle manopole, sempre cilindriche sulle due ruote a motore, sempre più anatomiche sulle due ruote.

Anche i comandi sono praticamente uguali da anni, certo si sono moltiplicati, ma come dice Mike Robinson, sono tremendamente superati, considerando quello che la tecnologia attuale mette a disposizione. Perché non pensare a dei guanti che abbiano sia la funzione di proteggere le mani, ma che al tempo stesso possano fungere da comando per le frecce o per qualche altro accessorio, oppure ad un casco che si avvicini, in termini di funzionalità, a quello usato dai piloti da caccia degli F35, magari non nel prezzo visto che oltrepassa i 400.000 dollari, ma che ne copi i concetti e la praticità, visualizzazione dei parametri dell’aereo sulla visiera in primis!


 

Invece siamo ancora alla strumentazione tradizionale, certo più ricca e con display TFT, ma concetto e posizionamento, non cambiano. Le poche aziende che hanno provato a trasformare il casco da semplice accessorio per la sicurezza, a complemento della strumentazione, attraverso telecamere ed head up display, hanno fallito miseramente, oppure sono ancora alle prime fasi di sviluppo. Voli fantasiosi, quelli di Robinson, ma fino a un certo punto, anche quando ha portato ad esempio due supereroi che sfruttano non dei super poteri, ma delle super tute, come Batman e Ironman, ci si accorge che il futuro potrebbe davvero essere dietro l’angolo, e un abbigliamento ipertecnologico per motociclisti del prossimo decennio è tutto tranne che fantascienza.

Tute e guanti con comandi integrati e magari dotati di sensori per monitorare le funzioni vitali di chi li indossa, stivali wireless per il comando del cambio, argomenti da discutere e non certamente da mettere in un cassetto. A riportarci con i piedi per terra, e a quello che è l’attualità del motociclismo, ci hanno pensato tre altri invitati alla conferenza, per la precisione, David Sheridan designer di Dainese, Kevin Dohn di Alpinestars e Massimo Varese Direttore tecnico di AGV. Il loro problema principale è quello di miscelare il design con quelle che sono le caratteristiche necessarie di protettività, richieste sia dalle normative internazionali sia dalla politica delle tre aziende. Questo non significa che i tre produttori non facciano sperimentazione, al contrario, sono alla continua ricerca di nuove soluzioni, ma rappresentano al meglio quello che è disponibile attualmente dal punto di vista dell’abbigliamento tecnico.

Il posizionamento di una protezione, la cucitura rinforzata in un punto ben preciso di una tuta o di una giacca, particolari che potrebbero essere considerati secondari, ma che all’atto pratico significano farsi o non farsi male, il tutto condito da un look o da uno stile che possa appagare anche l’occhio. Un lavoro davvero improbo. Pensate solo al casco, ci fa notare Massimo Varese, deve garantire al tempo stesso massima protezione, ma anche confort e prestazioni (che consenta un buon bilanciamento dei pesi ed un’aerodinamica adeguata), poi se è brutto, o ha delle grafiche che non incontrano il gusto del pubblico, non vende e quindi ai fini aziendali risulterà essere un fallimento. Numerosi aspetti difficili da miscelare nella giusta proporzione, una sfida che si affronta durante lo sviluppo di ogni nuovo casco, che nella politica dell’Azienda deve essere migliore del precedente!


 

L’importanza del design e il suo significato vengono analizzati anche da due designer che hanno affrontato progetti simili per certi versi, ma agli antipodi per altri. Paolo Jemmi di Energica e Adrian Morton di MV Agusta, hanno affrontato problemi simili in quanto hanno disegnato e disegnano tuttora moto, il primo però ha dovuto rendere “tradizionali” le linee di un veicolo che sottopelle è alquanto futuribile, in quanto dotato di propulsore elettrico, con problematiche di distribuzione dei pesi, smaltimento del calore, alquanto differenti rispetto ai veicoli spinti da motori a combustione interna, il secondo è artefice di alcune delle moto giudicate come tra le più belle del mondo.

Il suo intervento ha riguardato però il passato, e cioè la gestazione del progetto F4, sotto l’egida di quel mostro sacro che è stato Massimo Tamburini, che in molti giudicano come la moto più bella di tutti i tempi. Questo progetto ha portato all’esasperazione il concetto di forma - funzione, il design che piega l’aspetto funzionale e viceversa. Vedere decine e decine di prototipi fresati in lega, di un particolare che a molti appare insignificante come le pedane del guidatore, ha dato l’idea dei livelli di attenzione a cui si arrivò con tale progetto. Il design portato davvero all’estremo, un concetto difficilmente replicabile ai giorni nostri, ma che ha ancora una grandissima importanza, altrimenti non si sarebbe qui a discuterne.

 

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