Nico Cereghini: “Premiata ditta f.lli Márquez”

Nico Cereghini: “Premiata ditta f.lli Márquez”
Nico Cereghini
  • di Nico Cereghini
E’ ufficiale: il giovane Alex raggiunge Marc in MotoGP sulla seconda Honda ufficiale del team HRC. L’otto volte campione del mondo fa valere la sua forza contrattuale in vista del “dopo 2020”. I pro e i contro di una operazione senza precedenti
  • Nico Cereghini
  • di Nico Cereghini
18 novembre 2019

Ciao a tutti! E così Alex Marquez da domani andrà ad affiancare Marc nel team HRC. Il campione del mondo 2019 della Moto2 entra quindi in MotoGP sul tappeto rosso. Fuori Jorge Lorenzo, dentro il fratello.

Honda non sarebbe stata così favorevole alla mossa, pare, e forse Marc ha fatto valere la sua forza contrattuale, ma in fondo cosa cambia? Hanno dieci titoli in due e l’operazione è del tutto legittima, come dice giustamente anche Valentino.

Comincio col dirvi che nello sport ci sono stati numerosi precedenti storici di due fratelli nella stessa squadra. Nel calcio, nel basket, nel baseball, nel tennis, nell’hockey, persino quattro fratelli australiani Burgess nel rugby.

Nella squadra di scherma tiravano alla metà del Novecento i nostri Mangiarotti, nel canottaggio hanno dominato a lungo i fratelli Abbagnale, Giuseppe e Carmine, che insieme hanno conquistato sette titoli mondiali e due ori olimpici tra l’81 e il ‘93. E c’è persino la coincidenza curiosissima di due fratelli Márquez campioni del mondo: già successo, con Rafael e Juan Manuel Márquez, messicani e insieme campioni di pugilato in categorie diverse.

Nel motociclismo le coppie di fratelli sono state numerose: in passato i Brambilla, i Villa e i Bonera, prima ancora i Leoni e i Milani; la lista si è poi allungata con i fratelli Sarron, i Checa, De Angelis, Haslam, Hayden, Bostrom, Aoki, Aoyama, Nieto, e chissà quanti ne dimentico. Fino ai gemelli Lowes ed i tre Laverty nelle derivate di serie. Ma nessuna coppia militava nella stessa squadra.

Unica eccezione i due Roberts, Kurtis e Kenny jr, impegnati fianco a fianco con le KR212V del padre nel 2007. Miglior risultato un dodicesimo posto di Kurtis. Ricordo anche che i due Sarron, Christian e Dominique, finirono sul podio nello stesso GP (Francia 1986), uno in 500 e l’altro in 250. Oggi le coppie dei fratelli sono tante: Aleix con Pol Espargaró nella stessa categoria, Vale Rossi con Luca Marini, presto arriveranno i due turchi Oncu.

Le due facce della medaglia

L’operazione Márquez per conto mio ha pregi e difetti. Per cominciare, all’immagine del mondiale giova poco: la MotoGP appare sempre più provinciale, con l’organizzatore spagnolo, i quattro GP spagnoli in calendario, tante squadre e sponsor iberici, molti piloti. Qui in realtà va detto che gli italiani sono di più, 35 contro 29 spagnoli nelle tre classifiche mondiali 2019, però spiccano i nove piloti iberici che hanno corso in MotoGP quest’anno. Certo, i due piloti HRC erano già spagnoli, il “famoso” dream team, ma adesso sono addirittura due fratelli. Tutto questo è un po’ troppo per un campionato che si dice mondiale.

Per Alex è indubbiamente un bel colpo: dopo i due titoli nelle classi inferiori sale direttamente nel miglior team a disposizione e soprattutto potrà maturare senza pressioni. Marc lo protegge, lo seguirà da vicino e lo agevolerà, anche se la moto non è la più facile. Inoltre il "piccolo" guadagnerà bene, e di fatto mette il suo futuro di pilota in cassaforte.

Anche per il fratello maggiore sembra vantaggioso portarlo con se: molto meglio il fratello di un estraneo, e se in pista non cambia niente perché Alex non arriverà probabilmente al suo livello, in realtà cambia tanto nel box. Per dirne una, sono finite le pressioni per cambiare faccia alla moto...

Il "caso" Agostini...

Ma al di là di queste (ed altre) valutazioni più o meno interessanti, io vedo un rischio soprattutto per Marc Márquez. Lui è abituato a correre completamente libero di testa e come se fosse solo in pista, è super aggressivo con tutti, sembra privo di freni inibitori. Con Alex sarà altrettanto libero? In prova dovrà fare più attenzione e poi, in gara, non sarà agitato dal pensiero che il fratello, di tre anni più giovane, possa cadere e farsi male? Quando sui monitor intravvederà una caduta non tenterà di sapere se si tratta di Alex oppure no? Mi viene in mente che Agostini

Già, il fratello minore di Giacomo, Felice, dopo aver vinto nel motocross decise di provare anche nella velocità; nel ’74 vinse tra gli juniores in 125, andava forte e aveva stile, e quando passò tra i senior avrebbe potuto fare molto bene (con Morbidelli e Yamaha 250 e 350) se Mino, già vicino alla fine della carriera, non gli avesse messo i bastoni tra le ruote.



Mino aveva paura che Felicino cadesse e si facesse male; non era tranquillo, sentiva che con un altro Agostini in pista non poteva correre con la testa sgombra.

I tempi erano duri, le piste pericolose, ma in questo caso l’intervento del fratello maggiore, invece di agevolare la carriera del più piccolo, la troncò di netto.

Nico - I fratelli Marquez