MotoGP. Lorenzo: "Orgoglioso di quanto fatto nel 2015"

MotoGP. Lorenzo: "Orgoglioso di quanto fatto nel 2015"
Giovanni Zamagni
Il campione del mondo rivendica il prestigio del suo titolo: “Sono stato il più veloce, quello che ha vinto di più, quello che ha fatto più giri in testa”. E tende la mano a Valentino Rossi: “Io non c’entro nulla, i suoi problemi sono con Marquez. Ho grande rispetto per lui”
18 gennaio 2016

BARCELLONA – A tratti distaccato, quasi algido, in altre occasioni più spavaldo e determinato: insomma, per certi versi il solito Jorge Lorenzo. Il campione del mondo vorrebbe solo sottolineare i suoi indubbi meriti («ha vinto il pilota più veloce»), ma, suo malgrado, è costretto a parlare della fine del 2015, anche se prova in tutti i modi a tirarsene fuori («è una questione che devono risolvere Marquez e Rossi»). Ma il botta e risposta del dopo “conferenza stampa” con i giornalisti presenti alla presentazione Yamaha inizia proprio - ed inevitabilmente - da quanto accaduto a fine della scorsa stagione.

 

Jorge, credi che il motociclismo abbia perso credibilità?

«Non direi. Nel 2015 abbiamo fatto uno spettacolo incredibile, è stato uno dei campionati più intensi della storia. Ogni GP è stato corso a un livello altissimo e da parte mia non ho nulla da rimproverarmi, se non per il gesto sul podio in Malesia (pollice verso nei confronti di Rossi, NDA). Forse la popolarità del motociclismo è addirittura cresciuta, anche se forse non in un modo positivo: sono convinto che il 2016 sarà un grande anno per la MotoGP».

 

Ma non sei un po’ frustrato, non credi che quanto successo tolga un po’ di prestigio al tuo titolo, specie per i dubbi emersi nell’ultima gara?

«Mi sembra che a Valencia sia andato tutto come al solito, la gara è stata molto intensa, così come tutto il campionato. Chi sa di moto, chi segue tutte le prove e non solo una gara sa il valore di ogni singolo pilota e quanto successo a Sepang non mi riguarda. Le statistiche sono tutte dalla mia parte: sono stato il pilota che ha vinto di più, che ha fatto più pole, che ha fatto più giri in testa: non credo di dover dimostrare niente a nessuno. Ho vinto il campionato: conta solo questo, è quello che rimarrà scritto nei libri. Si è parlato di “biscotto”, ma i numeri dicono che io ero il più veloce, il resto sono solo teorie: avrei dovuto arrivare a Valencia con molto più margine»

 

Ma sarà difficile dimenticare certe cose?

«Credo che il tempo farà dimenticare tutto, adesso è ora di pensare al 2016. Come era successo con Prost e Senna, questa rivalità potrebbe far crescere la popolarità del motociclismo. Io non sono negativo».
 

E' una questione tra Valentino e Marquez, se la devono risolvere tra di loro


In Malesia avevi detto di aver perso il rispetto con Rossi, oggi vi siete stretti la mano.

«Mi sono già scusato per quanto accaduto in Malesia. Io ho rispetto di tutti i piloti e in particolare di Valentino, che è un grandissimo campione. Io tendo la mano a Rossi, nel resto io non c’entro, è una questione tra Valentino e Marquez, se la devono risolvere tra di loro. Ho grande rispetto per Rossi, ma io nel 2015 ho fatto il mio lavoro, ho dimostrato di essere il più veloce».

 

In ogni caso, credi che sarà il tuo ultimo anno come compagno di squadra di Rossi?

«Per quanto mi riguarda, il mio sogno è rimanere con la Yamaha a vita: se loro vogliono continuare con me, questa è la mia priorità».

 

E degli attacchi subito dai tifosi cosa pensi?

«Rossi è un pilota molto popolare, ha tifosi in tutto il mondo e in molti non hanno avuto rispetto per me e per Marquez. Ecco, questo è forse il più grande cambiamento del motociclismo: una volta gli appassionati andavano a vedere le gare e non fischiavano gli altri piloti, come invece avviene nel calcio: speriamo che torni come prima, che ci sia rispetto per tutti i piloti. Soprattutto in Spagna e in Italia».

 

Quando inizierai a parlare del 2017?

«Non lo so, non ho fretta, anche perché so qual è il mio potenziale. E’ vero, però, che l’esperienza insegna che se hai il futuro pianificato rendi meglio: questo non vale solo per me, ma per tutti i piloti».

 

Nel 2014 avevi avuto problemi di preparazioni fisica, nel 2015 eri in forma: com’è la situazione per il 2016?

«Nel 2014 non era stato solo un problema di preparazione fisica, ma anche di competitività della M1. Poi, da metà stagione in poi, siamo diventati più competitivi. Ho imparato la lezione e credo che nel 2016 non avrò grossi problemi: per gli impegni per la conquista del titolo ho iniziato la preparazione in ritardo rispetto agli altri piloti, ma in Qatar sarò al 100%».

 

Sulla carta, chi può essere avvantaggiato dalla Michelin e dalla nuova elettronica?

«Credo che pilotare sarà più difficile e questo potrebbe essere un vantaggio per i piloti più tecnici: con meno elettronica, il pilota potrà “giocare” di più con l’accelerazione, gestire meglio la situazione. Ci sono state tante cadute con l’anteriore, bisognerà adattarsi: il cambiamento è sicuramente grande, ma bisognerà aspettare almeno fino ai test in Australia per capire il valore delle forze in campo».

 

Dopo il quinto titolo iridato, c’è il pericolo di perdere motivazioni?

«Non credo. Dal 2010, sono stato l’unico pilota ad aver battuto le Honda: nel 2012 Stoner, nel 2015 Marquez che sembrava destinato a conquistare 6-7 titoli consecutivi. Questo mi rende orgoglioso e mi dà una certa tranquillità per il futuro».

 

Cosa pensi del “ritorno” di Stoner?

«Lui ha un grandissimo talento e non lo perdi in 2 o 3 anni. Sicuramente è un bene per la Ducati avere un pilota così veloce».

 

Perché non userai il numero uno?

«Ho fatto un po’ di prove grafiche, ma non mi piacevano: credo che il 99 mi rappresenti di più».

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