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La conquista del titolo mondiale 2025 da parte di Marc Marquez rappresenta probabilmente il ritorno al vertice più clamoroso di sempre, considerando gli infortuni che hanno condizionato lo spagnolo e i record che ha firmato mentre tornava in vetta al mondo. E anche qualcosa in più.
Marquez è l'ultimo pilota in ordine di tempo ad aver vinto il titolo mondiale con due costruttori diversi. L’impresa è riuscita in top class a pochi piloti: il primo fu il britannico Geoff Duke con Norton e Gilera nei primi anni Cinquanta; poi ci riuscì il nostro Giacomo Agostini passando da MV Agusta a Yamaha a metà Settanta. E lì si parlava di classe 500. Più avanti in MotoGP Valentino Rossi con Honda prima e Yamaha poi. E Casey Stoner con Ducati e Honda.
Nella maggioranza dei casi, la mossa vincente è stata passare da una moto arrivata alla fine del suo ciclo vitale a un’altra moto più promettente, un sicuro investimento per il futuro. Geoff Duke, campione della 500 con la Norton Manx monocilindrica nel 1951, passò sulla Gilera quattro cilindri che ne aveva ben più di tutte. Con quella vinse altri tre titoli consecutivi dal ’53 al ’55. Ad Arcore il britannico era stato molto desiderato, veniva considerato il più forte della sua epoca, divenne il pupillo degli ingegneri mettendo nell’ombra i piloti italiani. Ingiustamente.
Ago, da parte sua, aveva capito benissimo che il motore a quattro tempi era finito, che il due tempi cresceva rapidamente mentre MV Agusta aveva perso interesse per i GP. Mino passò clamorosamente a Iwata alla fine del ’73, dopo che Yamaha aveva perso Jarno Saarinen a maggio. Conquistò la 350 il primo anno e la 500 il secondo, era per lui il quindicesimo titolo mondiale. Purtroppo per lui i giapponesi, dopo i due anni di contratto, lo lasciarono a piedi, subito dopo aver conquistato lo storico titolo del 1975: il primo a due tempi e primo per un costruttore giapponese nel mondiale piloti.
I due titoli consecutivi di Eddie Lawson, nel 1988 e 1989, furono conquistati dal californiano prima con Yamaha poi con Honda, e va ricordato naturalmente che il grande Eddie ne ha conquistati quattro, di campionati, i primi due con la Yamaha. Tra Yamaha e Honda non c’era allora una grande differenza, lo schema era analogo, ma sulla carta la NSR era giudicata più evoluta e trattabile. Eddie fece un passo avanti sul piano tecnico, anche se in realtà dovette spremersi un bel po’ contro Schwantz e Rainey soprattutto, che iniziarono la stagione meglio di lui. Più avanti Lawson sarebbe passato alla Cagiva, con la quale avrebbe vinto nel ‘92 il primo GP per i fratelli Castiglioni.
Poi Valentino Rossi ed è storia recente. Il Dottore vinse tre titoli consecutivi con Honda, nel 2001 l’ultima 500 con la NSR e poi due volte tra i prototipi 1000 con la strepitosa RC211V a cinque cilindri. Per molti è entrato nella leggenda quando, per la stagione 2004, lasciò la Honda per la Yamaha: Rossi fece tecnicamente un passo indietro e un salto nel buio, anche se oggi c’è chi racconta che si portò dietro mezza HRC e tutti i segreti del motore Honda... La verità è che la M1 aveva fatto un solo podio in tutta la stagione 2003 e Honda liberò il pilota per i test soltanto a gennaio. E il 18 aprile già vinceva a Welcom.
Valentino ha riportato la Yamaha sulla vetta del mondo dodici anni dopo l’ultimo successo di Wayne Rainey nel ’92; poi ha bissato nel 2005 con il suo settimo titolo mondiale e sarebbe tornato al vertice - dopo due sconfitte ad opera di Hayden e di Stoner- nelle stagioni 2008 e 2009.
Ed ecco Casey Stoner, che fu il primo a conquistare il titolo mondiale con Ducati nel 2007, impresa che Loris Capirossi aveva avvicinato nella stagione precedente. L’australiano rappresentò un’assoluta sorpresa anche per la stessa Ducati, che cercava Melandri e si “accontentò” di Casey che era libero: il suo talento era enorme, fu una autentica rivelazione nel primo anno delle MotoGP limitate a 800 cc e il dominatore della top class davanti a Pedrosa e Rossi, a Honda e Yamaha.
Dopo tre stagioni meno fortunate, nel 2011 Stoner passò alla Honda dove ristabilì le distanze e si adattò splendidamente: conquistò al primo tentativo il suo secondo titolo, surclassando Yamaha e Lorenzo. Purtroppo la Honda e gli appassionati dovettero rinunciare a Casey l’anno dopo: con la decisione di ritirarsi prematuramente alla fine del 2012, egli aprì la porta all’emergente Marc Marquez.
E siamo all’ultimo capitolo, con Marc inarrestabile fin dalla stagione dell’esordio nel 2013, un pilota capace di vincere le prime dieci gare consecutivamente nel 2014 e - dopo la parentesi del 2015- macinare titoli della MotoGP (2016, 2017, 2018, 2019…) fino all’incidente. Prima tappa del 2020, Jerez, la frattura al braccio e poi quattro anni di calvario, quattro interventi all'omero destro, la fatica di recuperare, la tentazione del ritiro.
La Ducati ha rappresentato la svolta di Marquez: prima è tornato a vincere con Gresini Corse nel 2024, 1043 giorni dopo l'ultimo successo, poi è passato al team ufficiale per questo 2025 di fianco a Bagnaia. Con il dominio della stagione, Marquez ha chiuso i giochi fin dal Giappone con ben cinque GP di anticipo: il suo settimo titolo in MotoGP ha avuto il sapore del riscatto e sarà lui, campione ritrovato dal talento smisurato, a partire favorito anche nel 2026.