MotoGP. Livio Suppo: “Nel 2013, Stoner doveva correre con Marquez"

Giovanni Zamagni
In questa lunga intervista, l’ex manager di Ducati e Honda svela un sacco di aneddoti interessanti, come: l’arrivo di Stoner in Ducati prima e in Honda poi; linguaggio di Marquez; la teorica squadra Stoner/Marquez. E, naturalmente, si parla anche del famigerato 2015
30 marzo 2020

Oggi, con Skype, vi porto a casa di Livio Suppo, ex direttore sportivo di Ducati Corse e Team Principal HRC. Per Livio 10 domande su alcuni eventi che hanno caratterizzato la sua carriera sportiva. Tanti gli aneddoti interessanti. Qui trovate un riassunto di una lunghissima chiacchierata, integrale nel video.

1) Come sei arrivato in Ducati
“Sono arrivato in Ducati dopo aver lavorato per la Benetton nel 1996 in 250 e poi dal 1998 anche in 125 con Marco Melandri e nel 1999: la Ducati mi chiese di andare a lavorare lì come direttore marketing per le corse”.

2) Come la Ducati scelse le Bridgestone
“Dopo un esordio incredibile in MotoGP nel 2003, podio all’esordio, vittoria alla quinta gara, nel 2004 facemmo decisamente più fatica; erano gli anni nei quali Rossi vinceva 11-12 GP all’anno e Gibernau, che ne conquistava un paio a stagione, era considerato il suo antagonista. Tamada, nel 2004, che non aveva mai conquistato una vittoria nel campionato giapponese, vinse due gare; da lì ho iniziato a spingere perché la Ducati prendesse le Bridgestone. Grazie all’approccio ingegneristico di Ducati si arrivò a capire che la Bridgestone era in crescita e il sabato sera di Valencia 2004 chiudemmo l’accordo. Era un azzardo. Dissi: “E’ una scelta che se va male, mi licenziano a ragione”.

3) Come Stoner è arrivato in Ducati
“Il primo contatto con Stoner avvenne nel 2005 a Brno, quando correva con Cecchinello in 250. In quel periodo, i piloti forti in MotoGP erano quelli più esperti, Rossi a parte: alla fine parlammo con Stoner, ma decidemmo di affidarci a Gibernau. Nel 2006, non trovammo l’accordo economico con Gibernau, mentre Stoner, che nel frattempo aveva esordito in MotoGP con Cecchinello, aveva fatto vedere grande talento. Così decidemmo di scommettere su di lui.

4) Come andò con Capirossi alla fine del 2007.
“Per il 2008, la Phillip Morris ci suggerì “caldamente” di prendere Marco Melandri. Quindi nel 2006 ci diedero l’ok per Stoner, a patto di prendere anche Melandri: nel 2006 all’Estoril firmammo con entrambi i piloti, Casey per il 2007 e Marco per il 2008. L’idea era di vedere come sarebbe andata nel 2007, per poi scegliere uno tra Stoner e Capirossi. Le prestazioni di Casey furono nettamente superiori e con Loris c’era anche un problema fiscale, tanto che Capirossi corse senza prendere lo stipendio: proponemmo a Loris di passare in una squadra satellite (Pramac), con un ingaggio più che dignitoso. Non trovammo l’accordo per il 2008 e a Laguna Seca annunciammo Melandri”.

5) Come andò con Melandri.
“Marco aveva fatto grandi prestazioni con la Honda nel 2005 e nel 2006; purtroppo, come avvenuto a Lorenzo con la Honda, non riuscì ad adattarsi alla Ducati. Melandri era convinto di poter battere Stoner, ma si rese conto che quella moto era difficilissima da guidare e che Casey era un fuoriclasse. Quell’anno, spesso, Stoner era in pole e lui ultimo a tre secondi. Lui e il suo manager gestirono la situazione da signori, chiudemmo il contratto senza problemi economici”.
 

6) Come sei arrivato alla Honda.
“Nel 2009, Nakamoto (vice presidente HRC, NDA) mi chiese di mandare loro il curriculum, perché stavano cercando un manager per la MotoGP. Il 2009 fu un anno molto difficile per me in Ducati, perché Stoner saltò tre gare per problemi fisici (intolleranza al lattosio, NDA): io difesi il pilota, anche dagli attacchi dello sponsor. Insomma, era un periodo complicato e l’idea di lavorare per la HRC mi affascinava. Lo dissi a Filippo Preziosi (direttore tecnico Ducati, NDA), andai a mie spese a Tokyo tra il GP Australia e Malesia per incontrare il presidente della Honda: mi proposero un contratto di 5 o 10 anni. Mi stavano dando una grande fiducia e mi convinsi”.

7) Come Stoner è arrivato alla Honda.
“Siamo stati i precursori, purtroppo, della moda di firmare i contratti per la stagione successiva con largo anticipo. Per la HRC era fondamentale avere Stoner e ci muovemmo molto presto (già a Jerez nel 2010). Casey non era contento per come erano andate le cose in Ducati nel 2009 e aveva voglia di cambiare. Inoltre, nel 2009 e nel 2010 non capiva più se non era più lui in grado di andare forte o se la mancanza di risultati fosse dovuta alla moto. Così decise di passare alla HRC, la Casa con la quale Doohan, il suo eroe, aveva conquistato 5 mondiali. Pose la condizione che tutta la sua squadra lo seguisse: se la sua squadra fosse rimasta in Ducati, lui sarebbe rimasto lì”.

8) Il ritiro di Stoner.
“Scombinò i piani della Honda: noi pensavamo che corresse per noi per un po’ di anni. Nel 2011 avevamo già firmato con Marquez, con l’idea di fare una squadra Marquez/Stoner. A Jerez nel 2012, Nakamoto gli fece un’offerta che pensavamo fosse irrinunciabile dal punto di vista economico: erano veramente tanti soldi, ma lui disse di no. Credo che lui fosse arrivato all’esasperazione di quella vita”.

9) Come Marquez è arrivato alla Honda
“A me e a Nakamoto era già sembrato in 125 e in Moto2 che lui fosse un fenomeno: firmammo con lui nel 2011, prima che si fece male in Malesia. Alzamora lo voleva portare subito in MotoGP, poi lui si fece male e non se ne parlò più, ma stavamo valutando a una soluzione per il 2012. Il suo infortunio cambiò i piani del suo manager”.

10) Cosa è successo nel 2015
“E’ successo che due piloti “alfa” si sono scontrati, il nuovo campione contro il vecchio leone. Phillip Island 2015: una gara incredibile. La Honda organizza, da sempre, una festa in un locale di Phillip Island dove vengono anche altri piloti: quella sera venne anche Rossi. Fu la prima volta che disse qualcosa a Marquez. Ma quella fu una classica gara di Phillip Island (per me no, basta controllare il cronologico dei tempi… NDA). Credo che, comunque la si veda, è stato un bruttissimo periodo per il motociclismo. A Valencia c’era una tensione bestiale: avevo suggerito a Nakamoto di far schierare Marquez e Pedrosa, ma di farli rientrare dopo un giro. Non riuscii a convivere Nakamoto, anche per una serie di motivi giustissimi: corsero e la gara andò come andò. E’ chiaro che a fine GP Marc sembrava assolutamente indifendibile: mi ero immaginato 1000 scenari, ma uno così cattivo no… Ma credo che sia assolutamente umano che, dopo quello che era successo nelle settimana precedenti, che uno faccia quello che ha fatto Marc”.